Il Senato approva l’esclusione degli oli di palma e di soia dai sussidi per uso energetico entro il 2023

 

In Senato è passato l’emendamento alla proposta di “Legge di delegazione europea” che accelera la fine degli usi energetici degli oli alimentari di palma e soia, tra le principali cause della deforestazione nel mondo.

Se la proposta passerà anche alla Camera, in Italia, a partire dal 1 gennaio 2023, l’olio di palma, di soia e i loro derivati, saranno esclusi dal conteggio delle energie rinnovabili e dai sussidi di mercato oggi previsti dalla legge.

Nella nuova direttiva sulle energie rinnovabili, l’Unione europea ne impone la fine prima del 2030, ma gli Stati membri possono anticiparla.

Legambiente esulta: «Lo stop ai sussidi per gli oli di palma e di soia per usi energetici si avvicina; l’Italia potrebbe essere il terzo Paese europeo a fermarli prima del 2030: Infatti, in Francia, l’esclusione è partita dal 1 gennaio 2020; in Norvegia dal 2021.»

Per il Cigno Verde si tratta di «un’occasione da non perdere», ma Legambiente è soddisfatta solo in parte: «La battaglia sui tempi della fine dei sussidi all’olio di palma è, infatti, aperta da tempo e Legambiente chiede da un anno di cessare i sussidi dal 1 gennaio 2021», anche attraverso la petizione #unpienodipalle che ha raccolto 65 mila firme (www.change.org/unpienodipalle).

Eni, dopo essere stata condannata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato a gennaio 2020, ha promesso di eliminare l’olio di palma dal proprio biodiesel Enidiesel+ entro il 2023.

Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente, conclude: «Il 2023 sembra essere la mediazione possibile tra gli interessi di petrolieri e lobbisti nella lotta alla deforestazione e alle emissioni climalteranti.

Una mediazione che ci soddisfa solo in parte, perché sovvenzioneremo ancora per due anni la combustione di olio di palma e di soia a spese dei cittadini.

Secondo le nostre stime sui report del Gestore dei Servizi Energetici, parliamo di quasi un miliardo di euro all’anno pagato dalle famiglie attraverso le bollette elettriche e l’acquisto di carburante.

Alla luce delle ricerche commissionate dalla Commissione Europea, la combustione di olio di palma e di soia comporta emissioni di CO2 doppie o triple rispetto a quella del gasolio fossile.

Ecco perché è sbagliato usare e sovvenzionare l’uso di alimenti per produrre energia, specie se prodotti in piantagioni che hanno sostituito foreste e torbiere nel mondo».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 28 ottobre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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