La svolta “energetica” delle case popolari grazie al Superbonus 110%

di Ilaria Sesana — 1 Aprile 2022

Le detrazioni previste per gli interventi di efficientamento sugli edifici riguardano anche l’edilizia residenziale pubblica. Sono fondamentali per ridurre i consumi e contrastare la povertà energetica. Il nostro viaggio da Milano a BolognaTratto da Altreconomia 247 — Aprile 2022

Con gli incentivi previsti dal governo attraverso il cosiddetto Superbonus 110% Aler Milano, l’azienda per l’edilizia residenziale pubblica di Milano, punta a migliorare l’efficienza energetica di circa un sesto degli alloggi che gestisce (10.250 su oltre 58mila). Si tratta di 450 edifici distribuiti tra la città di Milano e la provincia per i quali -ha fatto sapere Aler ad Altreconomia– è prevista una spesa pari a 450 milioni di euro per il biennio 2021-2022. I primi cantieri sono stati avviati a marzo 2021 nel complesso di case popolari di via Stamira d’Ancona (alla periferia Nord della città) e in via Zama Salomone (le cosiddette “case bianche” visitate da papa Francesco nel 2017, nella periferia Est) e prevedono il rifacimento di tetti e facciate con isolamento termico delle coperture e cappotto, la sostituzione dei serramenti esterni e l’installazione di sistemi di ventilazione meccanica. Il costo degli interventi è rispettivamente di 5,9 e 7,8 milioni di euro. Anche Metropolitana Milanese (MM Spa) punta a migliorare l’efficienza energetica di circa un terzo dei 28mila alloggi che gestisce per conto del Comune.

Quelli messi in cantiere da Aler sono interventi che possono usufruire della detrazione del 110% delle spese sostenute per migliorare di almeno due classi le prestazioni energetiche degli edifici. Una possibilità introdotta dal decreto legge 34 del maggio 2020 -il cosiddetto Decreto Rilancio- che interessa anche gli oltre 836mila alloggi di edilizia residenziale pubblica (a fronte di un patrimonio immobiliare complessivo che in Italia conta 24 milioni di alloggi, con un rapporto di 1 a 28) dove vivono circa 2,2 milioni di persone. Un patrimonio che, nell’80% dei casi, è gestito dagli ex Istituti autonomi case popolari (Iacp). Ed è proprio a questi istituti che Altreconomia si è rivolta per chiedere i dati in merito all’andamento dei lavori di efficientamento energetico finanziati con il Superbonus 110% nelle città capoluogo di Regione. Ha risposto meno della metà dei soggetti interpellati, tra cui Milano, Torino, Bologna, Firenze, Genova, Trento, Trieste e Aosta.

L’Agenzia territoriale per la casa (Atc) di Torino, ad esempio, ha aperto a ottobre 2020 il primo avviso alle imprese per svolgere i lavori su 470 condomini (per un totale di 13mila appartamenti sui circa 30mila gestiti). Entro il 2022, fanno sapere da Atc, sarà la volta di altri 80 edifici su cui l’agenzia conta di intervenire nell’ambito di progetti di partenariato pubblico-privato, ad esempio in collaborazione con altre partecipate o municipalizzate. A Bologna, l’Azienda casa Emilia-Romagna (Acer) ha indetto una gara d’appalto, aggiudicata a fine 2021, per affidare i lavori a un unico operatore economico nell’ambito di un accordo quadro. “Per l’anno 2021 non sono stati realizzati lavori -ha fatto sapere Acer ad Altreconomia-. L’importo complessivo del programma (in partenza, ndr) è di oltre 57 milioni di euro ed è prevista la riqualificazione di 110 edifici per un totale di circa 1.800 alloggi”. Si tratta dell’8% dei circa 22mila alloggi gestiti dall’azienda bolognese

L’Enea fotografa però solo il numero di cantieri e interventi già attivati. Federcasa, ente che rappresenta 80 soggetti pubblici che operano su tutto il patrimonio italiano, ha provato invece a stimare anche l’ammontare degli interventi che verranno messi in campo nei mesi a venire: “Dall’analisi che abbiamo svolto tra i nostri associati emerge che l’opportunità offerta dal Superbonus 110% ha consentito agli enti gestori di programmare e/o attivare iniziative per circa un miliardo di euro. Si tratta di interventi di efficientamento energetico e di miglioramento sismico di circa 20mila alloggi”, spiega il presidente Riccardo Novacco. 

Secondo le previsioni della federazione entro la fine del 2023 verranno attivati interventi per un investimento totale compreso fra 3 e 3,5 miliardi di euro su 60-70mila alloggi classificati ad alto consumo energetico. “Molte delle case che gestiamo sono vetuste -sottolinea Novacco- oltre la metà del patrimonio residenziale gestito, circa 400mila alloggi, è classificato a elevato consumo energetico (classi E, F e G) e le famiglie che vi abitano impegnano più del 10% del loro reddito per questi consumi”.

In base ai dati forniti da Federcasa, il reddito annuale medio per il 44% di questi nuclei familiari è inferiore ai 10mila euro. Si tratta dunque di una fascia di popolazione particolarmente esposta al rischio di trovarsi o di cadere in quella che viene definita “povertà energetica” non avendo risorse sufficienti per pagare le spese di riscaldamento o di raffreddamento delle abitazioni.

per la residenzialità pubblica. 

Chi ha una visione d’insieme sull’attivazione di tutti i cantieri legati al Superbonus per interventi privati o su case popolari è l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), che ha fornito ad Altreconomia i dati relativi anche all’edilizia residenziale pubblica: “In Italia risultano avviati al 28 febbraio 2022 più di 122mila cantieri su condomini ed edifici unifamiliari per interventi che usufruiscono della detrazione fiscale prevista dal Superbonus 110%. Con un investimento complessivo pari a 21,4 miliardi di euro -spiega Domenico Prisinzano, responsabile del laboratorio Duee (Dipartimento unità efficienza energetica) di Enea-. Gli interventi avviati dagli Iacp sono 1.452 con un investimento totale che ammonta a 40,6 milioni di euro. Bisogna però ricordare che questi ultimi sono partiti più tardi rispetto ai cittadini proprietari di case singole o ai condomini privati”. Il rapporto tra i cantieri avviati per intervenire sul patrimonio residenziale pubblico e quelli sugli edifici privati è dunque di 1 a 84.

Interventi di efficientamento energetico ben condotti, ad esempio la coibentazione, attraverso la realizzazione del cosiddetto ‘cappotto’ e la sostituzione degli infissi, portano a un miglioramento delle caratteristiche termiche dell’involucro edilizio -sottolinea Domenico Prisinzano-. Questo determina una riduzione del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento, con una conseguente riduzione dei costi di gestione e riduzione delle emissioni di CO2”.

Quest’ultimo rappresenta un tema da non sottovalutare. Lo studio “Ossigeno per la crescita. La decarbonizzazione al centro della strategia post-Covid” pubblicato nel settembre 2020 da Ref-e con l’obiettivo di identificare i principi e le misure per strutturare una ripresa economica sostenibile e resiliente, dedica un approfondimento proprio al tema dell’efficientamento energetico. Individuando tra i segmenti prioritari su cui intervenire proprio quello dell’edilizia residenziale pubblica: un piano straordinario per la ristrutturazione energetica profonda dell’intero patrimonio popolare pubblico (come detto pari a 836mila alloggi) con investimenti per 13,5 miliardi di euro “porterebbe a un risparmio energetico annuale di 5,5 TWh, e soprattutto darebbe la possibilità di innescare una corsa strutturata al rinnovamento dell’intero patrimonio edilizio -scrivono Gianluca Ruggieri, ricercatore presso il Dipartimento di scienze teoriche e applicate all’Università dell’Insubria, e Paolo Zangheri, ricercatore del Centro comune di ricerca della Commissione Ue-. È inoltre opportuno considerare che gli interventi sul parco edilizio generano effetti durevoli, nell’ordine dei decenni, ben al di là degli orizzonti temporali tipicamente considerati nell’analisi economica, e pertanto questo settore si qualifica come un segmento dell’economia che permette di impiegare in maniera estremamente efficiente le risorse ad esso destinate”. 

Per Legambiente il Superbonus 110% (definito “l’incentivo più generoso al mondo”) può svolgere un ruolo importante nel miglioramento dell’efficienza energetica delle case popolari e nel contrastare la povertà energetica. A patto però di risolvere alcune criticità del provvedimento. La prima riguarda la durata dello stesso: oggi gli Iacp possono usufruire dell’incentivo fino al dicembre 2023, Legambiente chiede di estenderlo almeno al 2025. Una proroga che -scrive ancora l’associazione nella prefazione del rapporto “Civico 5.0”, pubblicato a maggio 2021- deve essere accompagnata da politiche di spinta a riqualificazioni profonde: il salto di appena due classi energetiche e l’accesso agli incentivi per caldaie a gas “rappresentano un nonsense” nel quadro di un intervento che ha come obiettivo quello di favorire l’efficienza energetica e ridurre le emissioni climalteranti.  È necessario quindi “legare l’accesso all’incentivo non solo a una riduzione dei consumi energetici di almeno il 50% o al raggiungimento della classe A, coordinandolo con interventi di miglioramento antisismico e l’uso di sistemi per la produzione di energia a emissioni zero”. 

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