Le polemiche ed i chiarimenti del Ministero dell’Ambiente sul decreto “Destinazione Italia”

 

Immagine.Destinazione Italia Il 23 dicembre 2013 il Governo ha presentato il Disegno di Legge n. 1920 di “Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante “interventi urgenti di avvio del Piano ‘Destinazione Italia’, per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l’internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015”.

Il decreto ‘Destinazione Italia’ è al momento fermo al palo nell’aula di Montecitorio: alla Camera infatti la seduta è stata sospesa per consentire alla Commissione Bilancio di esprimere i pareri sugli emendamenti riformulati al decreto legge e che erano stati inizialmente bocciati dalla Ragioneria dello Stato.

Nel frattempo sono esplose le critiche anche agli emendamenti approvati in Commissione alla Camera, che cambiano il provvedimento in vigore il 24 dicembre, il cui iter di conversione è appena iniziato in Aula a Montecitorio, con approvazione finale entro il 22 febbraio.

Quello che emerge infatti dal decreto Destinazione Italia in discussione in questi giorni alla Camera, evidenziato peraltro anche dalla relazione che accompagna il decreto stesso redatta del Centro studi della Camera dei Deputati, risulta essere un grave ed inspiegabile passo indietro del Governo sul tema delle bonifiche dei siti contaminati.

Ad essere fortemente contestato è l’art. 4 del decreto che fa sorgere spontanea la domanda a cui dà la seguente risposta: Chi inquina deve dunque pagare o no? No, se mai potrà addirittura essere pagato.

Con il decreto Destinazione Italia il Governo compie un nuovo grave passo indietro rispetto al grave tema delle bonifiche delle aree inquinate: come se aggirare la legge e offrire terreno fertile alla criminalità per innescare nuovi traffici illegali di rifiuti per il trasporto dei terreno inquinati non fosse già abbastanza facile.

Un condono tombale sulle bonifiche per criminali e aziende senza scrupoli con tanto di regalo: miliardi di euro di fondi pubblici.

È così che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Stop Biocidio Lazio e la Rete Comuni SIN hanno denunciato l’attuale situazione italiana, temendo che nessuno si occuperà mai più di salvare e recuperare i siti inquinati, dopo che con il Decreto Del Fare il Governo aveva tentato di cancellare le bonifiche alla radice.

In pratica, i proprietari di aree, compresi i responsabili dell’inquinamento, se il disastro è stato compiuto prima del 30 aprile 2007, potranno usufruire di un accordo di programma co-finanziato dallo Stato, se proporranno un percorso di industrializzazione.

Sulla base del decreto, si potranno stipulare accordi di programma con uno o più proprietari di aree contaminate o altri soggetti interessati ad attuare progetti integrati di messa in sicurezza o bonifica, e di riconversione industriale e sviluppo economico in siti di interesse nazionale individuati che prevedano anche i contributi pubblici e le altre misure di sostegno economico finanziario disponibili.

Il proprietario dell’area inquinata potrà contare sullo Stato, che pagherà non soltanto gli oneri delle bonifiche, ma anche gli investimenti per realizzare dei nuovi impianti.

Immagine.locandina Forum

Coloro che si sono resi responsabili dei peggiori disastri ambientali in Italia non dovranno dunque più temere di essere condannati dai tribunali al pagamento di cifre esorbitanti. Per non parlare di chi dovrebbe occuparsi delle conseguenze dell’inquinamento sulla salute dei cittadini.

E per quanto riguarda il caso Caffaro, uno dei siti più inquinati d’Italia, dove continua a registrarsi il rilascio di diossina e sostanze tossiche come i PCB?

Sarà lo Stato a pagare per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini di Brescia?

Riportiamo qui di seguito le affermazioni della deputata bresciana del PD Miriam Cominelli, membro della Commissione Ambiente della Camera e prima firmataria dell’emendamento presentato a Montecitorio e approvato nelle Commissioni di merito.

 Immagine.Miriam Cominelli

Miriam Cominelli

“Grazie ad un intenso impegno parlamentare, con l’emendamento da me presentato come prima firmataria con il sostegno del collega Galperti, referente in Commissione sul decreto Destinazione Italia, oggi si è fatto un passo in più per il via libera alla figura commissariale per la bonifica della Caffaro, una soluzione che permetterà di pianificare meglio l’utilizzo delle risorse.

Grazie al ricorso che abbiamo presentato siamo riusciti a superare l’iniziale inammissibilità per estraneità di materia e a far approvare l’emendamento nelle Commissioni di merito, venendo così incontro ad una richiesta che viene dal nostro territorio, emersa anche nel corso della missione della Commissione Ambiente a Brescia lo scorso luglio e della visita del Ministro Orlando.

Ci auguriamo così che si riuscirà finalmente ad affrontare al meglio quella che per la nostra città è un’emergenza sanitaria e ambientale non più procrastinabile”.

Il decreto Destinazione Italia “condanna il nostro Paese all’inquinamento e al conflitto con l’Europa”: sono molto dure anche le parole del seguente Comunicato Stampa di Legambiente su questo “ennesimo grave e inspiegabile passo indietro del governo nel decreto Destinazione Italia”. 

Sul tema delle bonifiche dei siti contaminati, argomento caldo e importantissimo, si profila una sorta di condono per gli inquinatori secondo quanto previsto dalla nuova modalità prevista per firmare accordi di programma per la reindustrializzazione.

“Il governo deve avere il coraggio di dire che ‘Chi inquina paga’ ma senza esagerare, fino a un certo punto, mentre quello che resta lo pagano i cittadini.

Infatti l’articolo 4 del decreto – dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – prevede che gli inquinatori firmino una transazione con i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, esentandoli da ogni altro obbligo di bonifica sul sito dall’inquinamento non previsto dall’accordo siglato.

Immagine.Cogliati Dezza

Vittorio Cogliati Dezza

Ci chiediamo: cosa succederà allora se, una volta firmato l’accordo e avviati finalmente i lavori di risanamento del sito, dovesse emergere un inquinamento ulteriore rispetto a quello sancito nell’accordo?

È evidente che stando così le cose ogni ulteriore intervento per rimuovere una fonte inquinante mai scoperta fino alla firma dell’accordo sarebbe a carico della collettività, come del resto evidenziato anche dal Centro studi della Camera dei deputati nella relazione cha accompagna il decreto. Il Parlamento cancelli questa norma che avvantaggia gli inquinatori e danneggia i cittadini”.

Ma non solo.

Il decreto Destinazione Italia condanna ancora una volta il paese a tornare al passato anche in tema di fonti pulite ed efficienza energetica (art.1): si parte con i sussidi per le inquinanti centrali a carbone che verranno pagati da tutti gli italiani attraverso le bollette.

I commi 11 e 14 infatti, aprono le porte alla realizzazione di una nuova centrale termoelettrica a carbone da realizzare nel Sulcis Iglesiente che beneficerà di 60 milioni di Euro l’anno per 20 anni. Complessivamente 1,2 miliardi di Euro a beneficio della fonte più inquinante e maggiormente responsabile dei cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda la certificazione delle prestazioni degli edifici, ai commi 7 e 8 è soppresso l’obbligo di allegare l’attestato di prestazione energetica negli affitti e nei trasferimenti a titolo gratuito, che le Direttive Europee avevano introdotto proprio per aiutare le famiglie a conoscere lo stato di salute energetico e a far crescere la consapevolezza dell’importanza del tema risparmio.

Inoltre, al comma 9, si fa marcia indietro rispetto agli interventi di risparmio energetico da parte dei condomini. E’ infatti previsto che per realizzarli servirà una maggioranza qualificata e non più “semplice”, facendo addirittura un passo indietro rispetto alla riforma del condominio del 2012 che aveva introdotto questa semplificazione.

A concludere il quadro ammazza-futuro, ai commi 2-6 si interviene per tagliare retroattivamente gli incentivi alle fonti rinnovabili, modificando le regole e i prezzi del ritiro a totale discapito dei titolari dell’impianto che non potranno più contare sulle banche per eventuali interventi di rifacimento degli impianti, a meno di accettare una riduzione del corrispettivo annuo prolungando il periodo di incentivazione.

“Ancora una volta – conclude Cogliati Dezza -, inspiegabilmente, invece di puntare sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili, dopo la cancellazione degli incentivi per il solare, si prevede di prendere ulteriori risorse in bolletta per sovvenzionare le fonti più vecchie e inquinanti”.

Il 5 febbraio 2014 è stata emanata la seguente nota del Ministero dell’Ambiente sull’articolo relativo alle bonifiche del decreto legge Destinazione Italia.

Immagine.logo Minambiente

In merito alle polemiche suscitate dall’articolo 4 del d.l. Destinazione Italia in materia di semplificazione delle procedure sulle bonifiche, va chiarito senza equivoci di alcun tipo che non è sicuramente intento del ministero dell’Ambiente e dell’intero Governo avallare o introdurre norme che prevedano  condoni tombali per gli inquinatori, violazioni  della normativa europea chiarissime sul principio del chi inquina paga o, addirittura, l’introduzione di  disposizioni per finanziare gli autori di storici inquinamenti sul territorio nazionale in sostituzione degli interventi di riparazione del danno ambientale.

L’intento della articolata disciplina introdotta con il decreto Destinazione Italia  sulle bonifiche nasce dall’idea di ‘sbloccare’ situazioni decennali in cui le  bonifiche non si sono fatte in territori dove  il  binomio inquinamento/crisi aziendale ha prostrato intere comunità, con pregiudizio diffuso per l’ambiente, la salute dei cittadini ma anche l’economia, l’occupazione, il benessere delle persone.

Attraverso uno strumento già sperimentato come l’accordo di programma, si è inteso coniugare la necessità di bonificare queste aree contaminate  con l’esigenza di rilanciarne le vocazioni industriali da tempo pregiudicate dalla condizione di inquinamento.

Tuttavia, per fugare ogni incertezza in merito ed elaborare risposte che, ove ritenuto indispensabile, potranno eventualmente tradursi anche in maggiori chiarimenti del testo di legge, gli uffici tecnici del ministero stanno lavorando per dissipare qualunque ombra sulla norma in oggetto.

 

 

 

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