Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato la legge per il contenimento del consumo di suolo

Su questo stesso sito il 26 ottobre 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Il suolo consumato dal centrodestra padano”, che dava notizia delle proposta di legge della Giunta Regionale della Lombardia per il contenimento del consumo di suolo. (http://vasonlus.it/?p=8385#more-8385)

Ad esso ha fatto seguito un articolo pubblicato il 7 novembre 2014 dal titolo “Il gattopardo leghista contro il consumo di suolo”. (http://vasonlus.it/?p=8655#more-8655)

In data odierna è stato pubblicato un terzo articolo dal titolo “Dopo l’alluvione, la Regione Lombardia vuole approvare la legge #ammazzasuolo”, cui si rimanda. (http://vasonlus.it/?p=9282&preview=true)

Mercoledì sera 19 novembre 2014 il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato la legge per il contenimento del consumo di suolo.

Il voto finale dopo le undici e mezza, con 41 favorevoli e 27 contrari, dopo circa 20 ore di lavoro.

Riportiamo di seguito due articoli tratti da “La Repubblica” e “Corriere della Sera” del 21 novembre 2014.

 

la Repubblica Milano 

Lombardia, sì del Pirellone al cemento:

si potrà edificare un’area grande tre volte Milano

 di Andrea Montanari

 Immagine.Andrea Montanari

Una colata di cemento grande tre volte la superficie di Milano. 

Pari a ben oltre mezzo miliardo di metri quadrati di territorio lombardi attualmente non edificati e dove nei prossimi due anni e mezzo si potrà costruire. 

È l’effetto più immediato della nuova legge sul consumo del suolo approvata in consiglio regionale con i soli voti della maggioranza di centrodestra che governa la Regione. 

Per rendersene conto basta incrociare i dati dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, con quelli sul potenziale consumo di suolo per i prossimi anni, in base ai Pgt, ovvero i Piani del governo del territorio già approvati dai comuni lombardi.

Il totale delle aree di potenziale trasformazione previsto è già approvato ammonta a 414 milioni 93mila 400 metri quadrati. 

Un dato che sale a circa 550 milioni di metri quadrati con la proiezione sul totale dei comuni lombardi. 

E visto che la superficie totale di Milano è di 182 milioni di metri quadrati, i conti sono presto fatti. 

La nuova legge prevede che per 30 mesi (inizialmente dovevano essere 36) tutto resterà come prima. 

Nel senso che i progetti in essere che rientrano nei Pgt approvati potranno essere confermati da sindaci e costruttori entro due anni e mezzo. 

Il testo uscito dall’aula del Pirellone è stato effettivamente modificato, sia pure in parte, ma non è detto che l’effetto finale sarà quello di evitare nuovo consumo del suolo.

Non è affatto vero che da oggi non si potrà più costruire su aree agricole. 

Molti terreni coltivati, secondo gli attuali Pgt, sono aree trasformabili. 

Il che significa che entro 30 mesi una quota di queste aree potrebbe andare persa. 

È vero che la nuova legge prevede da subito uno stop alle varianti, ma c’è una scappatoia. 

Basterà che i comuni utilizzino lo strumento del Piano integrato di Intervento, cioè dimostrino un interesse pubblico: per esempio una strada o una pista ciclabile. 

L’aumento degli oneri di urbanizzazione fino al 30 per cento per le edificazione su suoli liberi – sostiene Legambiente – rischia per esempio di essere un blando disincentivo per i privati, troppo modesto per essere efficace. 

Per paradosso, invece, potrebbe addirittura diventare «uno stimolatore di appetiti per le finanze esigue di molti Comuni che confidano di tornare a far cassa sulla svendita del territorio». Il periodo transitorio ridotto a 30 mesi non sembra dare ulteriori garanzie.

Sia perché la legge non esclude la possibilità di proroghe, ma soprattutto perché le nuove norme non impediscono ai Comuni di confermare le precedenti previsioni di ampliamento contenute nei Pgt (anche oltre la decorrenza del termine). 

Per non parlare del fatto che la nuova legge non prevede controlli o sanzioni. 

I dati sul consumo del suolo in Lombardia elaborati da Legambiente e dal Centro di ricerca sui consumi di suolo mostrano una situazione allarmante. 

Dal 1999 al 2007 sono stati urbanizzati 34mila 163 ettari e si sono persi in maniera definitiva 43mila 275 ettari su superfici agricole. Mentre in meno di dieci anni le aree antropizzate sono passate dal 12,6 al 14 per cento.

 

Corriere della Sera Milano

NUOVA LEGGE: DIVISI SUL NO AL CEMENTO    

di Laura Guardini, Paolo Marelli

 Immagine.Laura Guardini

 Immagine.Paolo Marelli

MILANO – Come a Cassinetta di Lugagnano — «apripista» nel 2007 — Solza, Ronco Briantino, Ardesio, Ozzero, Pregnana Milanese e altri ancora tra i 1.531 comuni lombardi che hanno già scelto il «consumo di suolo zero»: questa è la prospettiva che il territorio regionale può vedersi aperta, fra 30 mesi, dalla nuova legge approvata l’altra notte dal consiglio regionale, con 41 voti della maggioranza e 27 «no» di Pd, M5S e Patto Civico.

Sei sono i punti cardine della nuova normativa: da subito sono impossibili varianti su suoli con destinazione agricola; sono previsti incentivi per il recupero di aree ed edifici dismessi; scende da 3 anni a due e mezzo il tempo utile per realizzare i progetti di nuove costruzioni su aree ex agricole divenute edificabili: in Lombardia si tratta di 600 milioni di metri quadrati. 

E ancora: le infrastrutture sovracomunali (autostrade e ferrovie) rientrano nel computo del suolo «mangiato»; la soglia del consumo dovrà basarsi sulle indicazioni Istat relative all’aumento della popolazione. 

Infine, la legge prevede disincentivi, con un balzello del 5% a carico dei costruttori che intendono edificare «dentro il tessuto urbano» e un aumento degli oneri di urbanizzazione da un minimo del 20 a un massimo del 30% al di fuori dei centri abitati.

Dopo nove mesi di veti incrociati, litigi e modifiche in corso d’opera, è così finalmente arrivata al traguardo la nuova normativa che manda in pensione quella del 2005.

Una vittoria del cemento secondo alcuni, del verde secondo altri: nello stesso mondo ambientalista le due maggiori organizzazioni, Wwf e Legambiente, esprimono parere opposti.

Paola Brambilla, presidente regionale del Wwf, esulta e parla di «un risultato importante che ora dovrebbe stimolare il governo all’emanazione di una legge che riconosca il valore ecologico del suolo»: si tratta di considerare la terra come bene comune, come «casa di tutti gli habitat naturali».

 Immagine.Paola Brambilla

Paola Brambilla

È invece una bocciatura quella espressa da Damiano Di Simine, numero uno di Legambiente Lombardia: «Il futuro non sono le lottizzazioni, ma le ristrutturazioni dei vecchi edifici. Dopotutto il mercato immobiliare è da tempo senza domanda: c’è chi costruisce, ma non c’è chi compra. Tanto che nella nostra regione ci sono 1,4 milioni di vani vuoti, a cui si sommano centinaia di capannoni e uffici non utilizzati».

 Immagine.Damiano Di Simine

Damiano Di Simine

Su questo stesso tema, che cavalca da anni, torna anche Coldiretti, ricordando che sono ben più di 4 mila i chilometri quadrati (una superficie equivalente alle province di Cremona e Mantova) sottratti dal cemento all’agricoltura tra il 1990 ed oggi: «Finalmente l’argomento è stato affrontato — dice il presidente regionale Ettore Prandini —. Meglio sarebbe se lo stop alle costruzioni fosse immediato. Ma durante la finestra dei 30 mesi di edificazione possibile, probabilmente sarà ancora la crisi a fare da calmiere e a frenare il cemento. Per questo noi auspichiamo che almeno una parte di quei 600 milioni di metri quadrati tornino all’originaria destinazione agricola».

 Immagine.Ettore Prandini

Ettore Prandini

Il presidente Roberto Maroni e la maggioranza sottolineano che «si tratta di una svolta epocale, resa possibile con un provvedimento coraggioso e fortemente voluto».

L’assessore al Territorio, Viviana Beccalossi, ricorda «le misure di incentivazione per gli interventi di recupero e ristrutturazione del costruito e la valorizzazione dei terreni dismessi».

 Immagine.Viviana Becalossi

Viviana Beccalossi

«Questa è una brutta legge, il suolo lombardo aveva bisogno di ben altro. Abbiamo cercato di ridurre il danno e in parte ci siamo riusciti», dicono invece i capigruppo di Pd e Patto Civico, Enrico Brambilla e Lucia Castellano.

 Immagine.Enrico Brambilla

Enrico Brambilla

 Immagine.Lucia Castellano

Lucia Castellino

Negativo anche il giudizio dei Cinque stelle: «È una legge sbagliata — sottolinea Gianmarco Corbettache favorirà comunque il consumo di suolo». Via libera invece all’unanimità del consiglio regionale all’istituzione della «Banca della terra lombarda», che punta a «mantenere e incrementare la produttività agricola e a favorire il ricambio generazionale, affidando ai giovani e alle donne le terre demaniali abbandonate. »

 Immagine.Gianmarco Corbetta

Gianmarco Corbetta

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LE DICHIARAZIONI RILASCIATE DALLE FORZE POLITICHE

Prima dell’approvazione, in un comunicato stampa del 18 novembre il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, aveva spiegato come la contestata questione dei tre anni di tempo per applicare la nuova norma fosse stata richiesta dall’Anci. “Il nostro testo prevedeva che si applicasse subito”, continuava, “ma abbiamo accolto la richiesta dei Comuni di dare tempo, al massimo tre anni, affinché possano adeguare i loro Pgt. Nulla però vieta ai sindaci di adottarla subito. Non c’è alcuna ‘sospensione’ della legge, i Comuni sono sovrani e possono decidere si applicarla subito o adeguarsi entro i prossimi tre anni“.

E ancora: “Questa è un’ottima legge, molto più restrittiva di quella oggi in vigore. Dire che aumenta la cementificazione, è un falso ideologico

Immagine.Roberto Maroni

Roberto Maroni

Siamo riusciti a ricucire il rapporto con tutte le forze politiche passando da posizioni di forte contrapposizione a posizioni di differenziazione costruttiva“, ha dichiarato Ugo Parolo, sottosegretario ai rapporti con il Consiglio Regionale.

Immagine.Ugo Parolo

Ugo Parolo

Il Consiglio regionale ha affrontato in questi due giorni un lungo lavoro di elaborazione per arrivare ad approvare una legge contro la riduzione del consumo di suolo in Lombardia – ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo -, dopo oltre 20 ore di lavoro si è ottenuto un risultato condiviso, frutto di impegno comune che ha visto coinvolte le forze di maggioranza e opposizione. Il dibattito ha avuto anche toni accesi, finanche aspri, ma alla fine è prevalsa la logica del confronto e del buon senso”.

Immagine.Raffaele Cattaneo

Raffaele Cattaneo

È un primo passo verso la previsione di azzeramento di consumo di suolo per il 2050“, ha spiegato Lino Fossati (Maroni Presidente): “Questa legge, con equilibrio, tutela l’ambiente e il paesaggio e al contempo cerca di salvaguardare il comparto dell’edilizia, già provato dalla crisi in atto“.

Immagine.Lino Fossati

Lino Fossati

Per la prima volta in Italia si introduce il concetto di Bilancio Ecologico del Suolo, che consente di occupare spazi liberi compensando con il ripristino ad usi agricoli o seminaturali per aree in precedenza urbanizzate“, ha sottolineato Fabio Altitonante (Fi).

Immagine.Fabio Altitonante

Fabio Altitonante

“Le critiche più forti sono arrivate dai costruttori, mentre il Wwf si è apertamente espresso a favore della nostra legge”, ha ricordato Massimiliano Romeo (Lega Nord).

Immagine.Massimiliano Romeo

Massimiliano Romeo

Siamo in parte riusciti a ridurre il danno, ma rimane un provvedimento troppo debole sulla riqualificazione urbana, che non ferma l’espansione dei centri urbani“, hanno affermato Lucia Castellano (Patto Civico) e Enrico Brambilla (Pd): “Grazie ai nostri emendamenti, comunque, costruire al di fuori dell’area già urbanizzata sarà più oneroso e le strade e autostrade sovra-comunali saranno inserite nel computo del consumo di suolo“.

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BECCALOSSI E MARONI: FALSO SOSTENERE CHE È

UNA LEGGE CHE AUMENTERÀ LA CEMENTIFICAZIONE

Dire che aumenterà la cementificazione è falso – affermano Beccalossi e il governatore Maroni – e chi muove queste critiche forse ha letto male la nostra Legge. I rilievi, da oggi, andranno rivolti a chi non ha ancora legiferato in materia, a partire dal Governo centrale e a tutte le altre Regioni, compresa la Toscana, che, di fatto, non si è dotata di una vera e propria normativa contro il consumo di suolo, ma si è limitata a un’enunciazione di principi, peraltro piena di deroghe, all’interno di una legge urbanistica di carattere generale“.

La “tesi” di una legge regionale che enuncia solo principi è stata sostenuta da Paolo Baldeschi in un articolo dal titolo “La nuova legge toscana: in cauda venenum” pubblicato il 19 novembre 2014 su “Eddyburg”, dove sostiene testualmente: «la nuova legge urbanistica toscana entrerà in vigore tra cinque anni, almeno nella sua parte più significativa per la difesa di ambiente e paesaggio. Il veleno è contenuto nelle Disposizioni transitorie, a partire dall’articolo 222 che recita: ” Nei cinque anni successivi all’entrata in vigore della presente legge, i comuni possono adottare ed approvare varianti al piano strutturale e al regolamento urbanistico che contengono anche previsioni di impegno di suolo non edificato all’esterno del perimetro del territorio urba­nizzato, …” Sono dunque confermate per un quinquennio (ma in realtà i tempi potrebbero raddoppiarsi) tutte le previsioni di nuova edilizia residenziale contenute nei piani strutturali e nei regolamenti urbanistici, non solo approvati, ma anche soltanto adottati (sarebbe stato ovvio e possibile “salvare” con il vecchio regime solo le convenzioni approvate e firmate). Ma c’è di peggio: non ci si limita a consolidare le destinazioni pregresse, ma, addirittura, si concede ai comuni la possibilità di (auto)approvarsi nuove varianti di urbanizzazione del suolo agricolo, in attesa che i comuni stessi avviino i procedimenti di formazione dei nuovi piani strutturali che dovrebbero conformarsi al Pit-Piano paesaggistico, si spera approvato a quella data.» (http://www.eddyburg.it/2014/11/la-nuova-legge-toscana-in-cauda-venenum.html)

La suddetta “tesi” è stata smontata dalla stessa AnnaMarson con un articolo parimenti pubblicato il 19 novembre 2014 su “Eddyburg” dal titolo “Non c’è veleno nella coda della legge toscana”, dove afferma testualmente: «L’articolo a firma di Paolo Baldeschi “La nuova legge toscana: in cauda venenum” va purtroppo ben oltre il legittimo diritto di critica, contenendo affermazioni infondate rispetto ai contenuti effettivi della nuova legge 65/2014.

La citazione dell’art.222 delle norme transitorie è infatti parziale, in quanto ne omette la parte più importante, che prevede che “Nei cinque anni successivi all’entrata in vigore della presente legge, i Comuni possono adottare e approvare varianti al piano strutturale e al regolamento urbanistico che contengono anche previsioni di impegno di suolo non edificato all’esterno del perimetro del territorio urbanizzato…previo parere favorevole della conferenza di copianificazione”.

La conferenza di copianificazione, composta da Regione, Provincia e Comune interessato, alla cui discussione sono invitati a partecipare anche gli altri Comuni eventualmente interessati dagli effetti della previsione, per il combinato disposto degli artt. 4 e 25 può approvare la previsione, escluse comunque le destinazioni d’uso residenziali, che non sono comunque ammesse fuori dal territorio urbanizzato, soltanto ad alcune condizioni. Le principali fra queste condizioni riguardano la conformità al Piano di Indirizzo Territoriale Regionale, la verifica che non sussistano alternative sostenibili di riutilizzazione e riorganizzazione degli insediamenti e infrastrutture esistenti, e l’assenza di parere negativo espresso dalla Regione.

Le uniche fattispecie per le quali questa disposizione si presenta alleggerita, in base al principio di non aggravio dei costi e dei procedimenti già in fase conclusiva, sono quelle degli artt.227 e 231.» (http://www.eddyburg.it/2014/11/non-ce-veleno-nella-coda-della-legge.html)

Nello stesso articolo Paolo Baldeschi si è dichiarato felice di essersi sbagliato.

Per un opportuno confronto si rimanda ad ogni modo all’articolo pubblicato in data odierna su questo stesso sito dal titolo “Basta cemento e consumo di suolo. Vincoli su mille chilometri quadrati” (http://vasonlus.it/?p=9287&preview=true&preview_id=9287&preview_nonce=783a2532d3)

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

 

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