Il dissesto idrogeologico in Liguria

Articolo dell’IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica) pubblicato sul sito “scienzainrete.it”.

Immagine.Scienza in rete

Nel territorio di Genova le zone di pertinenza dei numerosi corsi d’acqua (Polcevera a sx e Bisagno a dx) risultano densamenti abitati e impermeabilizzati.

 Immagine.Bisagno

Reticolo idrografico Genova – Bisagno, 1877

Due eventi metereologici hanno creato notevoli dissesti nel nord Italia, in particolare in Liguria. 

Perché questo territorio è così fragile e resiste meno alla furia delle acque alluvionali?  

La risposta va cercata soprattutto nella distribuzione incontrollata della cementificazione. 

Alcune fonti di dati oggi a disposizione aiutano a capire in modo più efficace cosa accade in Liguria. 

Da sempre la Liguria è una regione piovosa e per conformazione ad alto rischio idrogeologico. 

Dai dati non risulta che nel tempo la piovosità sia aumentata, però aumentano le emergenze.

Spiega Fabio Luino, dirigente dell’IRPi-CNR che “non piove più che in passato.

 Immagine.Pioggia caduta in Liguria

Millimetri di pioggia annuali dal 1883 ad oggi

Per Genova, ad esempio, la precipitazione annuale mostra un trend negativo, ma la quantità di pioggia cade in un numero di giorni minore: come dire che piove meno, ma peggio”.

 Immagine.Fabio Luino

Fabio Luino

Dai dati ISPRA sembra inoltre che la fragilità naturale sia stata aggravata dalla continua impermeabilizzazione: dopo Lombardia, Veneto e Campania, la Liguria è tra le regioni che registrano singolarmente il tasso più elevato.

 Immagine.Liguria

Impermeabilizzazione del suolo in Liguria (fonte ISPRA)

Questa la situazione descritta dai dati. 

Tanto che Luino, ha di recente presentato come unica soluzione l’abbattimento di tutte le costruzioni preesistenti a partire da quelle che hanno sconfinato quel limite di pertinenza fluviale che dovrebbe, invece, garantire un equilibrio tra la vita dei corsi d’acqua e la presenza di case e città. 

Immagine.fiumi interrati in Liguria

Di consumo di suolo se ne parla solo da un decennio“, spiega Luino “ma in realtà il problema è coevo con l’inizio di un’urbanizzazione senza regole, possiamo quindi parlare di un periodo di una sessantina d’anni. Parliamo di un livello di cementificazione, quello italiano, fra tra i più elevati in Europa“.

 Immagine.Consumo di suolo al nord

Consumo di suolo al nord, 1950-2012 in percentuale, Liguria in rosso (fonte ISPRA)

C’è poi anche il fattore agricoltura: chilometri quadrati di serre, per lo più strutture fisse, totalmente impermeabili e affiancate da estese coltivazioni di fiori (vasetti) su superfici plastificate (pacciamatura): il terreno diventa totalmente impermeabile e la pioggia che cade non penetra certo nel terreno. 

Immagine.Vivaio in Liguria

Gli Open Data del CNR  

Il database reso disponibile dall’IRPI si basa sui risultati di progetti che operano o hanno operato in parte su scala nazionale (progetto AVI), e in alcuni casi anche su scala regionale (progetto Polaris). 

Si tratta di archivi riguardanti eventi franosi e alluvionali tra i più estesi mai realizzati finora, oltre che di risorse cartografiche aggiornate quasi quotidianamente, con dettagli su eventi anche precedenti al 1900. 

L’IRPI possiede centinaia di migliaia di dati storici raccolti“, continua Luino “validati e catalogati: essi sono importantissimi. Chiunque potrebbe verificare quante volte dal 1918 ad oggi quel determinato corso d’acqua è esondato o quante e quali zone sono state coinvolte da frane in un Comune, solo consultando il catalogo GNDCI-AVI alla voce “archivio”. 

Conoscere bene il passato consente quindi di poter immaginare degli scenari di rischio più dettagliati. 

Come sempre, l’importante è che i cosiddetti decision makers prendano in considerazione questi dati” 

In un territorio soggetto ad alto rischio idrogeologico, le normative in materia di tutela delle aree di pertinenza dei corsi d’acqua (che assicurino, per esempio, la corretta distanza delle costruzioni dai torrenti) dovrebbero essere improntate alla massima prudenza. 

Sono state alcune associazioni ambientaliste, tra cui Italia Nostra (con le campagne “Rio Cortino” e “Rio Campodonico”), WWF e Legambiente, tra le prime a segnalare che deroghe ad hoc inserite nelle leggi dalle amministrazioni regionali della Liguria, spesso sono state redatte in evidente contrasto con le norme nazionali più restrittive.

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