«Ma quegli animali vanno disintossicati, non abbattuti»

Già nel 2004 l’Istituto zooprofilattico di Teramo aveva reso noti i dati fuori legge sulla diossina nei bovini, accertati in particolare nel territorio del Comune di Massafra a circa 20 Km da Taranto.

Nel 2010 l’attenzione si è spostata sulla presenza di diossina nelle balle di fieno sotto le ciminiere dell’ILVA che potrebbero aver mangiato i bovini di Massafra.

A gennaio del 2014 le analisi compiute dall’Asl hanno rivelato la presenza di inquinanti in quantità doppia rispetto al limite consentito, accertando che dopo il formaggio e il latte materno, la diossina è entrata anche nel latte dei bovini che pascolano nell’agro di Massafra.

Dopo gli esami svolti dall’istituto zooprofilattico di Teramo, infatti, i valori riscontrati nei campioni erano di 11,72 picogrammi per grammo di grasso rispetto al limite di legge consentito di 5,5.

Il nuovo allarme, secondo l’Arpa Puglia, potrebbe avere due cause: l’utilizzo di mangimi prodotti in terreni contaminati oppure la contaminazione dei suoli dell’allevamento.

Intanto l’agenzia regionale guidata da Giorgio Assennato ha chiarito che è “necessario dar seguito ad approfondimenti tecnico-ambientali” e nel frattempo ha stoppato le procedure autorizzative per il raddoppio di una centrale termoelettrica situata a circa un chilometro dall’allevamento.

La centrale, non è indicata come la causa certa dell’inquinamento, ma come una “potenziale sorgente” di diossina.

Per l’allevamento nel quale si trovano i bovini alla diossina e gli altri esistenti nell’agro di Massafra, secondo Arpa, “risultano, di fatto, in condizioni di criticità in quanto interessati dal trasferimento di microinquinanti organici (diossine e Pcb)” anche se “non sono stati riscontrati superamenti dei medesimi parametri nelle acque di abbeveraggio dell’allevamento, acque provenienti da falda profonda, e in un campione di suolo dell’area dell’azienda agricola”.

Insomma una situazione delicata e allarmante che ora dovrà essere approfondita per arrivare alle vere cause.

L’agenzia di protezione ambientale si è già detta disponibile in una lettera a firma di Assennato, del direttore scientifico Massimo Blonda e della dirigente Barbara Valenzano, “a collocare quanto prima un deposimetro per il controllo di microinquinanti ed uno per i metalli pesanti unitamente ad un campionatore di vento selettivo per i rilievi del caso” oltre ad approfondimenti tecnici, campionamenti mirati e sopralluoghi.

La situazione è rimasta invariata, per non dire peggiorata, al punto che per causa del bio-accumulo di diossina e Pcb (policlorobifenili) nel latte vaccino a livelli superiori al consentito è stato programmato l’abbattimento entro il 5 febbraio 20’15 di 64 bovini dell’allevamento di Giuseppe Chiarelli, in contrada Orofino a Massafra, a 10 chilometri circa dall’Ilva di Taranto.

L’allevamento è sotto vincolo sanitario dal settembre del 2013.

L’ordinanza di abbattimento è stata emessa dall’Asl di Taranto sulla base delle indicazioni del Tavolo tecnico regionale.

La presenza di livelli di diossina e Pcb superiori al consentito nel latte vaccino dei bovini era stata già rilevata con gli esami eseguiti nel marzo dello scorso anno dall’Istituto zooprofilattico di Teramo.

Al proprietario dell’allevamento la Regione Puglia avrebbe dovuto anticipare, in attesa che si individui la fonte di inquinamento, la somma di denaro (si parla di 90mila euro circa) corrispondente al valore degli animali abbattuti secondo una stima compiuta da un istituto specializzato.

L’ordinanza ha provocato reazioni nel mondo politico.

Il Pd di Massafra, attraverso il suo capogruppo Vito Miccolis, ha chiesto la convocazione urgente del consiglio comunale, allargato ai vertici di Arpa Puglia, perché i cittadini siano informati sulla situazione ambientale della cittadina.

Il 4 febbraio del 2015 si è tenuta una Seduta Consiliare Monotematica del 4 febbraio 2015 Problematiche inerenti “all’abbattimento dei bovini” sul territorio di Massafra.

In apertura di Consiglio è stato letto un documento del Tavolo Verde con il quale vengono poste in evidenza alcune “criticità” del caso, come ad esempio la necessità di “curare” gli animali e non di“ammazzarli”.

Sullo stesso tema è stato l’intervento della Responsabile del Circolo Territoriale di VAS di Galatone nonché della sezione di Galatone della Lega Nazionale per la difesa del Cane, Maria Teresa Corsi, che ha fatto il seguente intervento: «Chiediamo alle autorità competenti di bloccare questo massacro di animali.

Il problema della diossina non si risolve abbattendo tutti gli esseri viventi che, per loro sfortuna, vivono a pochi chilometri dall’Ilva.

Facciamo notare che anche gli “uomini abitanti di Taranto e paesi limitrofi” hanno diossina e le donne che allattano i loro figli potrebbero avere diossina nel loro latte.

Quindi dovremmo abbattere anche loro ?

Gli animali possono essere salvati e portati via per un programma di disintossicazione». 

Il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli ha chiesto al Governo di dichiarare lo stato di emergenza ambientale e sanitaria a Taranto.

 

 Immagine.articolo su Massafra

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