Archivi Giornalieri: 24 Marzo 2015
(ANSA del 23 marzo 2015, ore 22:34) – C’è la quasi unanimità nella richiesta di approvazione del Ddl sugli Ecoreati alla Camera. Dalla politica all’industria si sollecita subito un’approvazione anche se nel provvedimento c’è qualche criticità, ad esempio sull’Air gun. Ma si potrà pensare ad una modifica nell’arco di qualche mese. Il presidente del Senato Pietro Grasso si dice “orgoglioso” del “primo importantissimo passo contro gli ecoreati che è stato compiuto” con l’approvazione del provvedimento sui reati ambientali approvato in Senato e che attende adesso la lettura definitiva da parte della Camera dei deputati. “Sono molte le novità, direi rivoluzionarie, che mi auguro verranno confermate, come se lo augurano le decine di associazioni che hanno lanciato una campagna affinché non si cambi ‘neanche una virgola’ del testo per farle diventare definitivamente legge” ha sottolineato Grasso aprendo i lavori del convegno ‘Delitti contro l’ambiente, prospettive di una riforma attesa’ organizzato dalla Commissione parlamentare ecomafie. La norma sull’Air gun che vieta l’esplorazione nel sottosuolo in ambiente marino per ricerca e ispezione finalizzate alla coltivazione di idrocarburi “è sbagliata e andrà modificata nel più breve tempo possibile tenendo conto delle direttive Ue” ha detto il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, precisando che la modifica andrà fatta “una volta testata sul campo la norma“, nell’arco di sei mesi. Il ministro dimostra quindi un’attenzione verso un nuovo modello industriale nell’ottica dello sviluppo che deve essere “competitivo in Europa ed ecocompatibile”. Ad avviso di Galletti, il disegno di legge sugli Ecoreati risponde anche alla necessità di disegnare regole che sorreggano questo sistema di cui il ddl “è un tassello importantissimo“. Sugli ecoreati “il percorso non è stato né breve né facile, molte resistenze, tante paure, critiche ingenerose all’impianto sanzionatorio – giudicato troppo duro – e agli aspetti preventivi, – ritenuti, al contrario, troppo carenti. Le […]
Il 3° comma dell’art. 145 del DF.Lgs. n. 42 del 22 gennaio 2004, con cui è stato emanato il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, dispone che “le previsioni dei piani paesaggistici … non sono derogabili da parte di piani, programmi e progetti nazionali o regionali di sviluppo economico”. Il Consiglio Regionale dell’Umbria con la legge regionale n. 1 del 2015 ha approvato un “Programma Strategico Territoriale” che sembra ignorare del tutto la suddetta disposizione normativa: lancia l’allarme Tomaso Montanari con l’articolo che con questo titolo è stato pubblicato il 22 marzo 2015 su “La Repubblica” on line, blog “Articolo 9”. Mentre all’orizzonte si scorge, finalmente, un compromesso accettabile per il Piano del Paesaggio della Regione Toscana (che sarà votato mercoledì prossimo nella forma uscita dal lavoro congiunto Regione-Mibact), si profila un pericolo ancora più grave per la Regione Umbria. Sabato prossimo scadono, infatti, i termini entro i quali il Governo può impugnare davanti alla Corte Costituzionale il Programma Strategico Territoriale approvato dal Consiglio regionale dell’Umbria (legge regionale 1 del 2015). E ci sono ottimi motivi per il quale dovrebbe essere il Ministro per i Beni culturali Dario Franceschini a proporre al Consiglio dei ministri di rivolgersi alla Corte. Questo Programma è infatti finalizzato esclusivamente allo sviluppo economico, ma pretende di essere sovraordinato al futuro Piano Paesaggistico. In altre parole, quello stravolgimento del Piano in senso di consumo del territorio che i consiglieri toscani del Pd e di Forza Italia hanno fatto nella fase finale del lavoro delle commissioni del Consiglio Regionale, in Umbria si fa – più comodamente – prima ancora di scrivere il Piano. Fissando, cioè, a quest’ultimo un recinto ben preciso: stabilendo prima le esigenze (vere? clientelari? indotte da interessi privati, o addirittura corruttivi?) dello ‘sviluppo’ e solo dopo permettendo la tutela di quel che […]