La terra non si fabbrica

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente articolo di Marta Di Pierro della Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) Lazio.

Immagine.Marta Di Pierro

Marta Di Pierro

È stato firmato il decreto TERREVIVE con cui il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze – dà il via alla vendita e all’affitto di circa 5.500 ettari di terreni, destinandoli innanzitutto agli agricoltori under 40. 

Immagine.Terre vive

Nonostante l’iniziativa promossa per favorire il ricambio generazionale e rilanciare l’imprenditoria agricola sia un risultato positivo rispetto al degrado e all’abbandono in cui spesso la pubblica amministrazione ha lasciato i terreni di proprietà pubblica, ad un’analisi più attenta, il decreto è una “manovra fuorviante” : “non è con l’alienazione dei terreni pubblici che si può rilanciare l’agricoltura e risolvere il problema del ricambio generazionale.

La nostra esperienza ci dice che servono politiche ad hoc e una banca della terra“. 

In questa tranche, l’Agenzia del Demanio ha messo in vendita oltre 80 terreni agricoli dello Stato in Puglia, Basilicata, Toscana, Umbria, Lazio, Veneto per un valore complessivo di vendita di oltre 1,5 milioni di euro. 

Una manovra che, vista la tendenza alla concentrazione della terra in mano a pochi in atto nel nostro paese e la cronica mancanza di credito in agricoltura – soprattutto per quella di piccola scala – rischia di aggravare la situazione e dare i terreni in mano alle mafie. 

Se con quest’iniziativa si intende far “rivivere” i terreni statali adatti alla coltivazione, trasformandoli in un’occasione di lavoro per le nuove generazioni, allora sarebbe il caso di modificarne i criteri: no alla (s)vendita del demanio pubblico che toglie alla comunità per dare al singolo (con il portafoglio più gonfio); inoltre, “un’asta al miglior offerente non può esser un criterio d’assegnazione di un bene pubblico: l’assegnazione dei terreni deve essere legata alla progettualità, perché un’agricoltura non vale l’altra“. [per un opportuno confronto vedi http://www.vasroma.it/bando-terre-pubbliche-borghetto-san-carlo-alla-cooperativa-co-r-ag-gio/]

Per concludere, un termine di paragone: “quello che ci viene riportato come una grande conquista per l’accesso alla terra non sono che bruscolini … Solo nella regione Lazio i terreni pubblici agricoli sono oltre 220.000 ettari, e la sola Castel di Guido, Azienda Agricola biologica dell’amministrazione pubblica in dismissione occupa 2000 ettari.

Quindi, 5500 ettari in tutta Italia, di che stiamo parlando?” 

La Terra non si fabbrica, quindi sarebbe opportuno smettere di venderla.

 

 

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