Guidi: “non c’è nessuna trivellazione”

 

Trivellazione in mare

Le Regioni proponenti i referendum non devono fare passi indietro. Dovranno elevare subito conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato davanti alla Corte Costituzionale”.

Così Michele Emiliano, presidente della regione Puglia, in merito ai permessi di trivellazione in mare alla ricerca di idrocarburi, approvati con alcune norme.

Per quanto riguarda le autorizzazioni alle ricerche petrolifere al largo delle Isole Tremiti “si dovrà inoltre iniziare subito la campagna referendaria – afferma Emiliano – valutando tutte le altre iniziative necessarie alla tutela del nostro mare”.

Trivellare il nostro mare – continua il presidente della regione Puglia – è una vergogna e una follia. Trivellare al largo delle Tremiti o di Pantelleria, o nel Golfo di Taranto, poi, griderebbe vendetta se la notizia di oggi fosse confermata dal governo. Non può essere che la volontà di ben dieci Regioni di tutelare il loro mare sia sbeffeggiata”.

Emiliano sottolinea che “l’emendamento ‘natalizio’ del governo non può essere un trucco per ammansire le Regioni italiane, ed in particolare quelle del Sud, per poi trivellare ovunque come se niente fosse, una volta superata l’emergenza della reazione dell’opinione pubblica. Resta il fatto che almeno un quesito dei sei sarà sottoposto a referendum. Quest’ultimo è sopravvissuto a questo emendamento natalizio e alle norme dello Sblocca Italia”.

L’emendamento è stato formulato e approvato senza neppure uno straccio di dichiarazione politica di pentimento da parte del governo e della sua maggioranza – afferma sempre Emiliano – sulla intenzione di dare impulso alle ricerche petrolifere nei nostri mari. Così come è incredibile che il governo non abbia pubblicamente spiegato la decisione di rilasciare le autorizzazioni al largo delle Tremiti”.

L’emendamento natalizio – spiega Emiliano – ha “scippato al popolo italiano la possibilità di esprimersi in sede referendaria sul punto di restituire o meno alla Conferenza delle Regioni il potere di decidere se e dove sia possibile trivellare a fini di ricerca petrolifera”.

Il Mise ha rilasciato il 22 dicembre scorso altri permessi di trivellazioni a scopo di ricerca di idrocarburi al largo delle Isole Tremiti.

Emiliano ha quindi rilasciato anche un’intervista al quotidiano “la Repubblica” nella quale sollecita il Governo “affinché revochi tutte le autorizzazioni”.

Ed a seguito delle modifiche introdotte con la legge di Stabilità, l’ufficio centrale per i referendum presso la Cassazione – che in precedenza, il 26 novembre, aveva dichiarato conformi alla legge sei quesiti referendari contro le trivellazioni – ha ora disposto che solo uno dei quesiti mantiene i requisiti di conformità.

Sono quindi dichiarati inammissibili i referendum che investono norme dello Sblocca Italia, mentre è ammesso quello che riguarda misure del decreto Sviluppo sul divieto di trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia marine.

Per chiedere il divieto di queste attività e un referendum per l’abrogare le norme, 10 Regioni avevano depositato quesiti referendari: Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise. Sui quesiti referendari dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale.

Anche il Presidente della regione Veneto, Luca Zaia, è contrario alle trivellazioni in Adriatico, dopo che il Ministero dello Sviluppo Economico, il 22 dicembre scorso, ha concesso alcune autorizzazioni alla ricerca petrolifera (Tremiti, Golfo di Taranto, Pantelleria, Ombrina Mare).

Zaia ricorda che “il Veneto e altre nove Regioni, circa la metà d’Italia, non ci stanno e chiedono, a nome dei loro cittadini, di fermare questo pericoloso scempio i cui rischi superano di gran lunga i presunti benefici”.

Il Governo dovrebbe fare una profonda riflessione autocritica, ascoltare chi i territori li conosce meglio come i Presidenti delle dieci Regioni in questione, e non guardare solo all’Italia, ma adoperarsi in campo internazionale perché finiscano le trivellazioni in Croazia, dato che non esiste un confine politico per la difesa del futuro dell’Adriatico e delle terre che vi si affacciano”.

L’articolo 239 della Legge di Stabilità – conclude Zaia – ha falcidiato, ma non ucciso, i sei referendum proposti dalle Regioni. Uno è rimasto in piedi. Su quello, e sull’attenzione che non dubito porrà la Consulta ad un problema così grave e ad un rischio così imminente, contiamo molto. Pur sapendo, e lo abbiamo visto con questi decreti di fine dicembre, che la battaglia sarà difficile e lunga”.

Infine il ministro dello Sviluppo Federica Guidi getta acqua sul fuoco: “non c’è nessuna trivellazione”, non si prevede, alcun tipo di perforazione e quei permessi riguardano una zona di mare ben oltre le 12 miglia dalla costa e anche dalle isole Tremiti.

Il permesso di ricerca concesso alla società Petroceltic – spiega il ministro Guidi – riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione che, comunque, non potrebbe essere autorizzata se non sulla base di una specifica valutazione di impatto ambientale“. 

La legge di Stabilità, – spiega ancora Guidi – venendo incontro alle richieste referendarie, ha escluso qualsiasi nuova ricerca entro le 12 miglia dalle coste. Il permesso alla Petroceltic non ha quindi nulla a che vedere con la legge di Stabilità visto che si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia”. 

Guidi ribadisce: “nessun altro permesso di ricerca, in nessun’altra parte del Paese, è stato rilasciato alla vigilia dell’approvazione delle legge di Stabilità”.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo l’11 gennaio 2016 sul sito www.regioni.it)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas