«Basta offese». «Sarà oligarchia» Renzi-Zagrebelsky, duello sul voto

 

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N.B. – Per tutta la durata della trasmissione il Presidente del Consiglio dei Ministri ha fatto propaganda politica a base per lo più di “slide” paroliere, ponendo interrogativi “slogan” dalla fin troppo facile risposta (del tipo «volete che si riduca il numero dei parlamentari, sì o no?») senza mai far capire bene il “come” si riesce a far questo ed a quale prezzo, evitando così per lo più di entrare nel merito dei contenuti veri e propri della riforma e di avere un confronto più diretto con il Prof. Zagrebelsky sul piano esclusivamente giuridico.

Quando ci è entrato (come per l’elezione del Presidente della Repubblica) è arrivato ad affermare di avere aumentato le garanzie “democratiche”, dimenticando che la matematica non è un’opinione, dal momento che non si può sostenere che dal settimo scrutinio in poi la “maggioranza dei tre quinti dei votanti” non può nella maniera più assoluta essere uguale in tutto e per tutto alla “maggioranza dei tre quinti dell’assemblea”, che sarà composta di 630 deputati, 100 senatori e i senatori di diritto e a vita (in quanto ex Presidenti della Repubblica), cioè quanto meno da 730 aventi diritto al voto, mentre il numero della maggioranza dei tre quinti dei votanti dal settimo scrutinio in poi sarà matematicamente per lo più inferiore ai 730 grandi elettori.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri è incorso poi in una serie di stridenti contraddizioni, perché da un lato ha insistito sulla necessità improrogabile di cambiare la Costituzione per cambiare “sistema”, ma dall’altro lato si è vantato di presiedere un Governo che è durato più di tutti gli altri (da De Gasperi in poi), senza rendersi conto di stare così implicitamente ammettendo che è riuscito a “durare” di più proprio con l’attuale e vigente Costituzione.

Ha per di più esordito sostenendo che la riforma della Costituzione è stata decisa dal Parlamento, ma nel prosieguo della trasmissione ha più volte attribuito a sé stesso i meriti di quanto è stato approvato dalle due Camere.

Ha infine affermato che o si cambia adesso la Costituzione o non la si cambierà più, perché chissà quanti anni dovranno passare per cambiarla in modo diverso da adesso, affermando implicitamente che nessun altro futuro Presidente del Consiglio dei Ministri sarà capace di cambiare la Costituzione nello stesso lasso di tempo in cui è stata approvata la riforma che sarà oggetto di referendum il prossimo 4 dicembre.

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