Stop a nuove trivelle nei parchi

 

Niente nuove trivelle nei parchi e nelle aree vicine.

Questo quanto previsto da alcuni emendamenti al ddl di riforma dei parchi (anche del Pd), approvati in commissione Ambiente alla Camera.

Nel territorio dei parchi e nelle aree contigue sono vietate le attività di prospezione, ricerca, estrazione e sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi“, in questo modo il testo dell’emendamento nella parte del provvedimento dedicata alle attività vietate.

Il divieto non riguarda i permessi estrattivi che hanno già una concessione.

L’esame del provvedimento dovrebbe proseguire la settimana prossima.

Mentre una possibile data per l’approdo in Aula – da conciliare con l’affollamento di altri provvedimenti come per esempio il biotestamento – si immagina potrebbe essere il 27 marzo.

Oltre al chiarimento sul divieto, esteso anche alle aree contigue al parco, alle nuove trivelle, viene vietato anche lo sci fuori pista e l’allevamento di cinghiali ai fini della reimmissione.

Per quanto riguarda la parte dedicata alla governance invece si parla anche di rappresentanza femminile.

Quanto al Piano del parco – grazie a una proposta di modifica approvata – avrà la possibilità di promuovere anche ”strategie di sviluppo socio-economico” per la conservazione delle risorse naturali, la tutela del territorio, la riduzione del consumo di suolo, la valorizzazione del patrimonio naturale, culturale e paesaggistico.

Per il tema delle royalties viene introdotto un sistema che – in alcuni casi – prevede il pagamento ‘una tantum’, anche tenendo conto dei servizi ecosistemici.

”La commissione Ambiente alla Camera ha quasi terminato l’esame della legge di riforma dei Parchi. Nel passaggio in commissione sono stati rafforzati l’impianto originario della legge 394/91” (la legge quadro) e ”il ruolo delle aree protette anche rispetto al testo varato al Senato. L’obiettivo della riforma è rendere i parchi protagonisti dello sviluppo del Paese coniugando la tutela e la valorizzazione del territorio e delle biodiversità con l’economia sostenibile” ha affermato il presidente della commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci secondo cui tra i punti qualificanti ”c’è la reintroduzione del Piano triennale, uno strumento di programmazione nazionale per tutto il sistema, con priorità nei finanziamenti per le aree protette regionali e marine.  

Per garantire maggiore trasparenza sono previsti la selezione pubblica per la nomina dei direttori dei parchi nazionali e requisiti più rigorosi per la scelta dei presidenti”.

Inoltre sarà ”il ministero dell’Ambiente ad emanare le linee guida per la nomina dei direttori delle aree marine protette.  

Entrano nei consigli direttivi degli enti parco nazionali i rappresentati delle associazioni di agricoltori o pescatori.  

Nei consigli direttivi è inoltre prevista una rappresentanza di genere”.

Con la riforma si individuano anche modalità ”per la tutela della biodiversità e per la gestione della fauna maggiormente rispondenti alle direttive comunitarie.  

Viene introdotto il divieto di trivellazioni nei parchi e nelle aree contigue; vietato anche l’allevamento di cinghiali al fine del ripopolamento”.

Infine, conclude Realacci, ”una delle novità più rilevanti confermate dall’esame della commissione riguarda i Piani dei parchi nazionali che vengono sottoposti a Valutazione ambientale strategica”.

‘Il quadro che si sta delineando con l’approvazione dei primi emendamenti in commissione Ambiente della Camera, tra cui quello sulla governance dei parchi, è estremamente preoccupante” hanno osservato alcune associazioni (Cts, Italia Nostra, Lipu, Marevivo, Mountain wilderness, Pro Natura, Sigea e Wwf Italia) chiedendo di fermare le votazioni in commissione.

Secondo le associazioni ”si sta concretizzando la scelta di affidare gli organi di gestione dei parchi in modo prevalente agli enti territoriali, che notoriamente sono troppo esposti ad interessi locali”.

Viene anche ricordato come nelle scorse settimane ”ben 16 associazioni ambientaliste, con documenti unitari molto argomentati e con la proposta di emendamenti presentata a tutti i deputati della commissione Ambiente, hanno chiesto modifiche sostanziali al testo del Senato.  

Le associazioni avevano sottolineato in ogni modo l’assoluta importanza del tema del governo dei parchi”.

Le associazioni hanno anche chiesto di ”rafforzare la dimensione comunitaria” e hanno avanzato ”proposte specifiche sulle royalties e chiesto maggiore coraggio nell’affrontare il ridisegno delle aree marine protette”.

Invece ”le votazioni continuano e, addirittura, la commissione potrebbe concludere oggi stesso l’esame di tutti gli emendamenti.  

Si è venuta a creare una situazione estremamente preoccupante a cui è indispensabile porre rimedio”.

Per questo le associazioni chiedono ”alla commissione Ambiente una sospensione tecnica delle votazioni per rivalutare ragionevolmente lo scenario che si sta determinando”.

Dietro qualche timido emendamento conservativo, il ddl Parchi in discussione alla Camera nasconde un vero e proprio tentativo da parte della politica di occupare la governance degli ultimi tesori verdi tutelati d’Italia“, denunciano i deputati M5S in Commissione Ambiente.

Il Parlamento sta intervenendo su una legge importantissima in materia ambientale ed è importante che la riforma si faccia valutando con molta attenzione scelte che riguardano la tutela e la conservazione del nostro straordinario patrimonio di biodiversità.  

Già con i primi articoli approvati si sta delineando una “controriforma” di modesto valore, che rischia – ad esempio – di affidare gli organi di gestione dei parchi agli enti territoriali con il rischio di sovrapporre pericolosamente i portatori d’interesse con i soggetti preposti alla tutela, svalutando ulteriormente la missione primaria di queste aree e mettendole in condizioni di ulteriore criticità“, sottolinea Mirko Busto deputato M5S in Commissione Ambiente.

In commissione – dicono i deputati pentastellati – è arrivata una lettera delle principali associazioni ambientaliste che chiedeva la sospensione delle votazioni in corso agli emendamenti“.

Ma il presidente Realacci – ha raccontato Busto – non li ha presi in considerazione.  

Anzi, ha detto che sono portatori di interessi esattamente come altri stakeholders.  

Assurdo“.

Con questa riforma – sottolinea la deputata M5S Patrizia Terzoni – la metà dei membri del consiglio direttivo sarà nominato a livello locale e saranno loro a nominare il direttore del parco.  

Al netto della presentazione dei curricula si capisce bene come l’influenza politica sarà forte.  

Ed è quello che denunciano anche le associazioni.  

Si tratta di organi che devono tra le altre cose redigere il piano del parco che è lo strumento su cui si basa tutta la gestione e che può contenere deroghe su temi importanti come il controllo faunistico. Non possiamo politicizzare un ente pubblico così importante“.

Noi ci siamo fatti portavoce di una buona proposta alternativa – continua Busto – sulla base dello straordinario lavoro delle 16 Associazioni Ambientaliste che hanno presentato un documento a tutti i Deputati della Commissioni Ambiente, reclamando modifiche sostanziali al testo e chiedendo che venissero inseriti elementi qualitativi e di competenza specialistica nella scelta delle nomine dei dirigenti dei più importanti parchi Italiani.  

Al momento nessuna delle proposte è stata presa in considerazione dalla maggioranza e dal Governo, con il rischio di dare vita ad una norma che potrebbe privilegiare gli interessi alle esigenze di tutela e salvaguardia degli ecosistemi.  

Per tutti questi motivi ci uniamo alla richiesta delle Associazioni di sospendere le votazione e rivalutare ragionevolmente lo scenario che si sta determinando“.

 

(ANSA del 10 marzo 2017, ore 11:45)

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