Caccia, per Wwf, Enpa, Lac, lav e Lipu il parere Ispra è inequivocabile: bisogna chiuderla

 

Dopo il parere dell’Ispra sul rinvio e sospensione dell’apertura della caccia inviato alle regioni e per conoscenza al ministero dell’Ambiente e al ministero delle Politiche agricole, intervengono Enpa, Lac, lav e Lipu chiedendo «un provvedimento urgente che blocchi la stagione venatoria 2017/2018 e permetta alla fauna e al territorio di ristorarsi, dopo l’interminabile fase di siccità e incendi che ha colpito, e ancora colpisce, l’intero territorio italiano».

Di fronte ai rischi per la conservazione della fauna, con conseguenze, nel breve e nel medio periodo, sulla dinamica di popolazione di molte specie, sul successo riproduttivo e sull’aumento della mortalità, di impoverimento della disponibilità alimentare che del rischio di fenomeni di anossia per gli ecosistemi acquatici sollevati dall’Ispra le quattro associazioni animaliste e conservazionistiche sottolineano: «Se tuttavia a queste preoccupazioni, espresse da un istituto solitamente molto prudente come Ispra, aggiungiamo la condizione generale della fauna nel nostro Paese, sofferente per ragioni ambientali e costellata di specie minacciate anche globalmente, non può che concludersi ciò che le nostre associazioni chiedono da tempo: la necessità di un’ordinanza urgente del Consiglio dei Ministri che cancelli la stagione venatoria 2017/2018 e permetta agli animali selvatici italiani e al territorio di riprendersi.  

Ci rivolgiamo dunque ancora una volta al Presidente Gentiloni, ai ministri Galletti e Martina e all’intero Governo non attendete più, la situazione è grave e richiede azioni responsabili e immediate».

Anche secondo il Wwf, di fronte al parere dell’Ispra le Regioni devono comportarsi di conseguenza: «prevedendo il divieto o la forte limitazione dell’attività venatoria».

Il Wwf,  che agli inizi di agosto aveva  scritto a tutte le regioni per chiedere risposte serie e adeguate alla drammatica situazione della fauna e degli ecosistemi naturali, «ritiene che quanto prescrive l’autorevole parere dell’Ispra  sia davvero il minimo che le regioni debbano fare per garantire quel “nucleo di salvaguardia” della fauna selvatica tante volte richiamato anche dalla Corte Costituzionale per rispettare le norme europee ed internazionali.  

Se si va a caccia in queste condizioni, non solo si uccidono animali stremati da fame e sete o ormai senza forze già consumate per fuggire dal fuoco, ma si attenta anche alla sopravvivenza delle future popolazioni di molte specie selvatiche.  

Gli animali sopravvissuti, molti dei quali si stanno preparando a ripartire per i luoghi di nidificazione o sono già in piena stagione riproduttiva, hanno subito un grave peggioramento delle condizioni fisiche “poiché risulta necessario un maggior dispendio energetico per raggiungere le fonti idriche, che si presentano ridotte e fortemente disperse. Ciò può condizionare negativamente il successo riproduttivo e aumentare la mortalità degli individui giovani e adulti, a causa di una maggior vulnerabilità a malattie e predazione”, secondo il parere dell’Ispra che ritiene, quindi, necessario e opportuno che “vengano adottate a titolo precauzionale misure volte a limitare la pressione venatoria nel corso della stagione”».

II vicepresidente del Wwf Italia, Dante Caserta, aggiunge:  «Stiamo  ancora  aspettando una risposta alla nostra richiesta di inizio agosto.   

La maggior parte delle regioni (tranne l’Abruzzo che aprirà la stagione venatoria il primo ottobre), da quel che ci risulta, sta facendo orecchie da mercante, ignorando ogni richiamo alla ragionevolezza e alla responsabilità, senza neanche rinunciare alle giornate di preapertura ai primi di settembre anche quando hanno avuto decine di migliaia di ettari devastati dal fuoco come in Sicilia e in Campania.  

È davvero singolare che anche quest’anno, dopo le diverse emergenze che hanno messo in difficoltà il nostro Paese si debba fare ricorso alla magistratura (amministrativa e laddove necessario anche penale) per ottenere il rispetto del diritto degli  animali selvatici a continuare a vivere».

Il Wwf ribadisce quanto scritto ad ogni Regione ai primi di agosto e chiede,  in base ad un serio studio e monitoraggio delle condizioni locali:  «Il divieto o forti limitazioni dell’attività venatoria; il blocco dei ripopolamenti fino a data da destinarsi, per non sottrarre importanti risorse trofiche alla fauna già presente; il blocco di qualsiasi forma di addestramento di cani da caccia e di gare cinofile che costituiscono ulteriori fattori di stress per le popolazioni selvatiche».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 29 agosto 2017 sul sito online “greenreport.it”)

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