Il 29 agosto, Rolando Valcir Spanholo, un giudice supplente della 21esima Corte del Tribunal Regional Federal do Distrito Fedeal (TRF1), ha emesso un’ingiunzione che sospende gli effetti dell decreto del presidente del Brasile che abolisce la Reserva Nacional do Cobre e Associados (Renca), aprendo una serie di aree protette, Terre indigene e un enorme territorio dell’Amazzonia all’attività mineraria e petrolifera. Il giudice ha accolto così quanto chiesto da un’Ação Civil Pública secondo la quale il decreto firmato dal presidente Temer mette in pericolo le aree protette situate nell’area Renca: un territorio di 47.000 Km2 tra Pará e Amapá e che consente che circa il 30% dellla REnca venga aperta all’attività mineraria. Il 30 agosto, l’Advocacia-Geral da União (Agu), la procura generale del Brasile, ha annunciato che farà appello contro la decisione del giudice del TRF1. C’era da aspettarselo, visto che il decreto di Terner è il frutto delle pressioni e delle complicità del governo di destra brasiliano con la lobby mineraria che punta alle miniere d’oro, ferro, manganese e tantalio della Renca, anche se per questo occorre cancellare 9 zone federali e statali protette: Parque Nacional Montanhas do Tumucumaque, Florestas Estaduais do Paru e do Amapá, Reserva Biológica de Maicuru, Estação Ecológica do Jari, Reserva Extrativista Rio Cajari, Reserva de Desenvolvimento Sustentável do Rio Iratapuru e Terras Indígenas Waiãpi e Rio Paru d`Este. Per il Wwf Brasil è qui che emerge il potenziale conflitto: «Nella maggior parte di queste aree, l’attività mineraria è proibita, anche se ci sono lacune nella legislazione che possono creare un precedente per l’estrazione mineraria in áreas protegidas de uso sustentável. M anche se avvenisse al di fuori dei confini delle aree protette, l’attività mineraria per legge deve essere realizzata in modo da rispettare l’ambiente e i diritti dei popoli indigeni e delle comunità tradizionali […]