Il caso Aquarius, tra le altre polemiche, ha fatto riemergere quella sul ruolo delle navi delle ong che nel Mediterraneo si occupano di soccorrere i migranti in difficoltà. La sequela di accuse mosse da una certa frangia politica a queste organizzazioni è lunga e riassumibile in poche parole: fanno affari grazie ai migranti. Eppure, guardando ai bilanci delle ong contro cui tanto la Lega, quanto il M5s puntano il dito, quello che emerge è che di soldi pubblici delle povere casse italiane per i soccorsi non vi è neppure l’ombra. E che, facendo qualche calcolo basato sui bilanci del ministero del Tesoro, solo nel 2017 il lavoro di queste ong, finanziato da privati, ha consentito un risparmio ai contribuenti italiani di quasi 1 miliardo di euro. Ma vediamo come. I soccorsi Nel 2017, su 114.286 migranti soccorsi in mare, le ong ne hanno accolti sulle loro imbarcazioni 46.601, poco più di un terzo. Oltre il 60% è stato soccorso dalla Guardia costiera, dalla Marina militare, Guardia di Finanza e altre unità militari, oltre che navi mercantili. Guardando i dati degli ultimi 3 anni, quello che emerge è che i soccorsi delle ong non hanno aumentato il numero dei migranti sbarcati sulle nostre coste: tra il 2016 e il 2017, infatti, questo numero è crollato da 178mila a 114mila, più di 60mila in meno. E il numero di persone soccorse dalle ong è rimasto intatto: 46.796 nel 2016 e 46.601 nel 2017. A testimonianza che i fattori di spinta all’emigrazione via mare nel Mediterraneo sono altri. Ma non solo: il combinato disposto di aiuti delle ong e riduzione delle partenze, ha consentito alle unità del governo italiano e dell’Ue di ridurre le operazioni, con un evidente risparmio per le casse pubbliche. Per i soccorsi sono stati spesi 780 milioni nel 2017 contro gli […]