Stringono tra le mani i pomodori che hanno il colore del sangue versato sulle strade della Provincia di Foggia dove, in due giorni, sono morti 16 giovani braccianti agricoli africani in due incidenti stradali. Per i “fratelli sfruttati dalle aziende che si servono dei caporali” migliaia di persone, tra cui Verdi Ambiente e Società Onlus, hanno partecipato mercoledi 8 agosto a due manifestazioni a Foggia: lo sciopero dei braccianti agricoli organizzato dalla Usb (Unione Sindacale di Base) e la manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil, nel pomeriggio, alla quale hanno aderito anche numerose associazioni da ogni parte d’Italia, tra cui Arci e Libera. Dietro la parola “caporalato” si cela un’organizzazione gerarchica, mafiosa, che dall’autista arriva al boss e conta 15 mila persone in Italia, quindi un esercito di caporali. In ognuno dei 220 distretti agricoli censiti, il report dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil conta in media 34 caporali, pari a circa 102 per provincia. Ogni provincia, infatti, è caratterizzata dalla presenza di ¾ sub-aree agricole con caporali di diverso profilo sociale, con mezzi di trasporto propri o in grado di affittarli, esperto del processo organizzativo legato alle fasi della raccolta: intorno a lui si aggregano squadre di lavoro fidelizzate che percepiscono, in nero o in grigio, un salario inferiore di un quarto rispetto al contratto. C’è il caporale violento e dirigista che preleva quote rilevanti del salario del lavoratore imponendo il costo del trasporto (5 euro al giorno) e dei beni di prima necessità come l’acqua (1,5 euro), un panino (3 euro) ed anche in molti casi perfino l’alloggio e, quindi, o si fa quello che dice o si è mandati via. Secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto sono circa 30.000 le aziende agricole che ingaggiano lavoratori in modo irregolare su tutto il territorio nazionale. Fra queste, quelle che […]