Accordo anti-lupi tra Toscana e Province di Trento e di Bolzano, Legambiente: «Scelte scellerate»

 

Dopo la richiesta avanzata al Governo e all’Unione europea delle Province autonome di Trento e di Bolzano e della Regione Toscana di poter gestire in autonomia i lupi, con la possibilità di abbattimenti selettivi, interviene Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente, che la commenta duramente: «Il ministro dell’Ambiente e l’Unione Europea fermino la scellerata alleanza anti-lupi siglata tra gli assessori all’agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, e delle province autonome del Trentino, Michele Dallapiccola, e di Bolzano, Arnold Schuler.

Si tratta di una preoccupante trovata elettorale, che non affronta affatto il problema, ma sembra un favore unicamente all’ala più oltranzista dei cacciatori».

Secondo Nicoletti, «per poter abbattere i lupi i tre assessori mettono erroneamente sullo stesso piano situazioni ben diverse – aggiunge Nicoletti  -, ossia quella della Toscana con una presenza di lupi (e delle loro prede cinghiali e caprioli) consolidata e con avanzate esperienze di gestione anche molto positive come nel Parco delle Foreste Casentinesi; e quella del Trentino-Alto Adige dove la presenza del lupo è sporadica, legata a pochi individui non riproduttivi e con una scarsa incidenza sul bestiame che viene trasformata in un pericolo imminente solo da un’isterica operazione politica che coinvolge anche l’orso.

Ci sorprende anche la posizione delle associazioni agricole che in qualche caso sono arrivate a invocare il “confinamento” di lupi, cinghiali, caprioli e cervi nelle aree protette.

Purtroppo, la Regione Toscana non è nuova a posizioni di questo tipo che hanno già portato all’approvazione di una legge sul contenimento degli ungulati che si è rivelata un vero e proprio disastro e che ha consegnato nelle mani di chi ha creato il problema, cioè una scriteriata gestione venatoria, la risoluzione del problema stesso».

A questo proposito Legambiente ricorda il caso dell’Isola d’Elba – dove i cinghiali ibridati di origine ungherese sono stati introdotti negli anni ’70 –  «che la giunta regionale della Toscana ha, su proposta dello stesso assessore Remaschi, dichiarato “zona vocata”, cioè dove il cinghiale deve stare e va gestito dai cacciatori, ignorando le richieste di Legambiente, Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, agricoltori e alcuni sindaci che, sostenuti dal parere di ISPRA, chiedono l’eradicazione dei cinghiali e di un altro grande animale introdotto negli anni 80 sempre per motivi ludico-venatori, il muflone».

Nicoletti conclude: «Gli ungulati, che non dovrebbero stare su un’isola protetta, stanno letteralmente divorando il patrimonio faunistico e floristico unico dell’Elba, ma a quanto pare l’importante è che si possano caciare.

Ed è singolare che Remaschi voglia abbattere in Toscana centinaia di lupi che sono tornati a ripopolare la regione anche grazie alle disastrose politiche venatorie degli ultimi decenni e che invece voglia tutelare la presenza su un’isola di cinghiali introdotti solo perché i cacciatori potessero sparare loro».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 agosto 2018 sul sito online “greenreport.it”)

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