Nonostante i disastri climatici Salvini votò contro l’Accordo di Parigi

 

Sull’onda dei cambiamenti climatici l’Italia affoga, a causa degli eventi meteorologici estremi che l’hanno colpita da nord a sud portando devastazione dal Veneto alla Sicilia.

Si tratta di fenomeni che si fanno più frequenti man mano che le temperature globali aumentano, e che vedono il nostro Paese in prima linea; se l’anno scorso l’anomalia della temperatura media globale è stata di +1.20 °C, in Italia il riscaldamento è stato più intenso, pari – come certificano i dati Ispra – a +1.30°C.

Numeri che s’incrociano a quelli di un territorio bello quanto fragile, impreparato a reggere l’onda d’urto come testimoniano anche oggi le associazioni ambientaliste.

Il rapporto 2018 dell’Osservatorio di Legambiente Cittàclima testimonia – senza poter dar ancora dar conto degli ultimi disastri – che dal 2010 ad oggi sono 198 i comuni italiani colpiti da 340 fenomeni meteorologici estremi, con 109 casi di danni a infrastrutture da piogge intense e 157 persone vittime di maltempo.

Cinque anni fa il ministero dell’Ambiente stimò come necessari 40 miliardi di euro per rimettere il Paese in ragionevole sicurezza contro il dissesto idrogeologico, ma da allora pochissimo è stato fatto, e ancora niente dall’attuale compagine di governo (che in compenso sta portando avanti due condoni edilizi, per Ischia e il centro Italia).

Di fronte al dramma di questi giorni il vicepremier Matteo Salvini non trova anzi di meglio che addossare agli ambientalisti colpe non loro straparlando di un «malinteso ambientalismo da salotto, per cui non si tocca l’alberello e non si draga il torrentello, e poi l’alberello e il torrentello ti presentano il conto», aggiungendo dunque che «non è solo madre natura che si incattivisce, ma anche l’ignoranza dell’uomo a causare questi disastri».

Le reazioni degli ambientalisti veri non si sono fatte attendere, lasciando i salotti a Salvini.

Ma vale la pena ricordare da quale parte stia «l’ignoranza dell’uomo» che disconosce le proprie responsabilità in fatto di cambiamenti climatici.

Nell’ottobre 2016 l’Europarlamento votò per ratificare l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, l’impegno raggiunto sotto il cappello dell’Onu che vincola i firmatari – tra cui l’Italia – a mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali.

Il consenso alla ratifica arrivò con 610 voti a favore, 31 astensioni e 38 contrari: tutti gli eurodeputati italiani dettero il loro assenso, tranne cinque leghisti.

Due di questi fanno oggi parte del governo italiano: il ministro per la Famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana, e il vicepremier Matteo Salvini.

La Lega (allora Nord) si era già distinta più volte per le sue posizioni eco-scettiche e negazioniste climatiche anche nel Parlamento italiano, al contrario del Movimento 5 Stelle che non solo aveva approvato l’Accordo di Parigi, ma lo riteneva – come del resto anche gli impegni dei governi a guida Pd – troppo blandi rispetto al pericolo reale e alla necessità di ridurre immediatamente le emissioni di gas climalteranti.

Per questo il M5S si schierò con i promotori del referendum contro le trivelle.

La Lega no.

Dopo le incredibili dichiarazioni di Salvini e con la componente leghista del governo giallo-verde che evidentemente interpreta il  cambiamento come un ritorno indietro, viene da chiedersi cosa ne pensino i ministri pentastellati e il vicepremier Di Maio e il premier Conte (in quota M5S) delle posizioni espresse dal vicepremier Salvini, come anche della contrarietà leghista all’Accordo sul cima di Parigi e (dunque) agli impegni presi dall’Italia a livello nazionale e internazionale.

Un contrasto non da poco, visto anche che l’ambiente sarebbe uno dei temi fondativi del M5S. Passando dalla teoria alla pratica qualcosa dev’essersi perso per strada.

 

(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 5 novembre 2018 sul sito online “green report.it”)

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