Una tenda fissata nell’acqua salva il fiume dalla plastica

 

Il sogno di due giovani ingegneri italiani è catturare tutta la plastica del mondo alla fonte.

Grazie a barriere low- cost sperano di recuperarla mentre viaggia sui quei dieci grandi fiumi del Pianeta che da soli trasportano tra l’80 e il 90% dei rifiuti di plastica destinati al mare.

I detriti saranno incanalati verso le sponde e poi riciclati con le comunità locali.

Quando Fabio Dalmonte, 36 anni, faentino residente a Londra, stava lavorando a Giacarta in Indonesia è rimasto scioccato dall’enorme quantità di detriti che galleggiavano sul fiume Ciliwung.

«Se non la si vede non ci si crede» spiega «è spaventoso.

In certe zone dell’Asia le persone scaricano ogni tipo di rifiuto nei fiumi e le conseguenze le pagano tutti i mari del mondo».

Così con Mauro Nardocci, 38 anni, romano che vive e New York, ha iniziato a ragionare su un sistema in grado di bloccare i detriti lungo i fiumi alla fonte «anziché in mare aperto dove ormai il danno è fatto».

Volevano qualcosa che fosse «con costi contenuti e di facile manutenzione», una sorta di «modello da poter replicare dal Gange sino al Nilo».

Hanno fondato una startup e da qui è nata Seads (Sea Defence Solutions), una barriera con struttura portante di cavi d’acciaio e una sorta di “tenda” fatta in plastica riciclata che resta immersa nell’acqua per poco più di un metro bloccando i rifiuti.

Per far sì che funzioni servono due barriere che vengono posizionate in maniera obliqua e perpendicolare rispetto alla corrente: quando i detriti scendono lungo il corso vengono fermati da una prima barra e poi scivolano verso una seconda che, sempre per la sua posizione obliqua, grazie alla corrente li spinge fino alle sponde dove è previsto un punto di raccolta.

«È un sistema semplice ma al tempo stesso complesso» spiega Nardocci «che ha un’idea alla base: l’integrazione con le comunità locali.

Un modello relativamente economico (intorno ai 40mila euro, ndr) che può essere posizionato su ogni fiume.

Quando la plastica è giunta a riva i membri delle comunità locali raccoglieranno i rifiuti e li venderanno, come già accade, traendone profitto».

Realizzato con l’Università di Firenze, il Politecnico di Milano e la University of West of Scotland, il sistema verrà testato a breve in Italia, in un affluente del fiume Reno.

«È in grado di intercettare la maggior parte della plastica che passa» aggiunge Dalmonte «ma è anche pensato per non intralciare l’ambiente».

Pesci e animali del fiume possono infatti passare «sotto e sopra» le barriere e in caso di piena e presenza di grandi tronchi «grazie a un fusibile meccanico il sistema Seads si apre a bandiera, lasciando transitare grossi detriti».

Il fiume, per via della posizione sfalsata delle barriere, manterrebbe anche la sua navigabilità.

A Bogor, in Indonesia, hanno richiesto un primo prototipo da installare sul fiume Ciliwung.

È solo l’inizio e i due italiani sanno bene che la strada per realizzare questo loro sogno è ancora molto lunga.

«Noi di certo non ci fermiamo: dopo il Ciliwung vogliamo portare Seads su tutti i dieci fiumi più inquinati della Terra».

 

(Articolo di Giacomo Talignani, pubblicato con questo titolo il 18 gennaio 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas