STRASBURGO – La Corte di Strasburgo ha stabilito “che il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell’Ilva ha messo in pericolo la salute dell’intera popolazione, che vive nell’area a rischio“. Inoltre indica che “le autorità nazionali non hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere efficacemente il diritto al rispetto della vita privata dei ricorrenti“. La Corte specifica che le misure per assicurare la protezione della salute e dell’ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile. Accogliendo il ricorso presentato da 182 cittadini tarantini per i danni che essi dicono di aver subito a causa delle emissioni dell’Ilva di Taranto, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha dichiarando la violazione degli articoli 8 e 13. L’Italia è stata quindi condannata a pagare un risarcimento di 5mila euro nei confronti di ciascun ricorrente. Sentenza Cedu; ricorrenti, Taranto ha ottenuto giustizia (ANSA) – TARANTO, 24 GEN – “Taranto ha ottenuto giustizia“. Così Daniela Spera, portavoce di Legamjonici, promotrice del primo dei due ricorsi alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo con cui 182 cittadini accusano l’Italia di non aver adottato tutte le misure legislative per proteggere la loro salute e l’ambiente in merito alle emissioni dello stabilimento siderurgico ex Ilva, commenta la sentenza che ha riconosciuto la violazione degli articoli 8 e 13 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. L’iniziativa giudiziaria fu promossa, nel 2013, da Daniela Spera per conto di 52 tarantini, avvalendosi della difesa dell’avvocato Sandro Maggio e, in seguito anche dell’avvocato Leonardo La Porta, entrambi del Foro di Taranto. Successivamente, nel 2015, analogo ricorso è stato presentato da altri 130 tarantini, prima firmataria l’ex consigliere comunale Lina Ambrogi Melle, attraverso gli avvocati Andrea Saccucci, Matteo Magnano e Roberta Greco. La Corte ha poi accorpato la trattazione delle due istanze. Bonelli, condanna Italia dà ragione a […]