TRANSIZIONE ECOLOGICA. Il voto a Strasburgo sulle emissioni visto dall’Italia DI GIULIANO SANTORO, IL MANIFESTO, 9 GIUGNO 2022 Con la maggioranza Ursula, sulla riforma dell’Emissions Trading System avanzano in ordine sparso anche le forze che sostengono il governo Draghi. Forza Italia, insieme alle forze del Ppe, ha votato a favore. La Lega si è espressa contro, mentre il M5S alla fine ha scelto di astenersi. Si divide anche la delegazione del Pd nel gruppo dei Socialisti & democratici. Sul voto finale, con il testo già modificato dagli emendamenti del Ppe, la vicesegretaria Irene Tinagli ha votato a favore e Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino, Giuliano Pisapia e Massimiliano Smeriglio si sono espressi contro. Altri otto, tra i quali il capodelegazione Brando Benifei, hanno deciso di astenersi. Carlo Calenda, che era stato eletto nel Pd e oggi sta coi liberali di Renew la vede così: «La saldatura dei populismi è completa anche in Ue». Secondo Smeriglio, invece, in aula «si sono scontrate visioni diverse». L’europarlamentare di S&D sottolinea comunque che verdi e sinistre nonostante tutto «hanno tenuto». «Il pacchetto non sarebbe stato all’altezza – prosegue Smeriglio – In commissione la maggioranza dovrà chiarirsi su alcuni punti dirimenti. Puntiamo ad approvarlo entro due-tre mesi». «Adesso popolari e liberali decidano – aggiunge Benifei – Se stare con chi di fatto nega o ignora l’esistenza del cambiamento climatico, o con chi invece crede il tempo da perdere sia finito per cambiare rotta e salvare il pianeta». Visti dalla prospettiva del dibattito italiano, alcuni emendamenti assumono un rilievo particolare. Come il numero 231, presentato dal Ppe assieme ai Conservatori, il gruppo in cui siede la delegazione di Fratelli d’Italia, e Id, di cui fa parte la Lega: proponeva il rinvio al 2034 della fine delle quote di emissione gratuita per l’industria ad alto consumo energetico. Ha votato […]
Immissioni
DI FRANCESCO CASULA, IL FATTO QUOTIDIANO, 6 MAGGIO 2022 Lo Stato Italiano continua a non tutelare la salute e i diritti dei tarantini. La nuova condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è una sorta di conferma a quanto già contenuto nella prima sentenza che sulla gestione della vicenda dell’ex Ilva, inchiodò il governo di Roma. Era gennaio 2018 quando i giudici di Strasburgo dichiararono per la prima volta che gli abitanti del capoluogo ionico erano stati limitati nel diritto alla salute, ma da allora a oggi il quadro non è cambiato: la Corte europea, nella sentenza di ieri, ha infatti rilevato che dopo la prima condanna, la procedura per l’esecuzione della sentenza non è ancora stata pienamente attuata. I giudici hanno ricordato che la vicenda è ferma dinanzi al Comitato dei ministri, organo chiamato a vigilare per l’esecuzione del verdetto, a cui l’Italia alla riunione di marzo 2021 “non ha fornito informazioni specifiche sull’attuazione efficace del piano ambientale, elemento essenziale – scrive la Corte – per il funzionamento di un’acciaieria che non continui a comportare rischi per la salute”. I rischi, insomma, ci sono ancora. Nel verdetto di ieri, infine, la Cedu ha ricordato che già in passato era stato evidenziato dai magistrati “il prolungarsi di una situazione di inquinamento ambientale” che mette “in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella di l’intera popolazione residente nelle aree a rischio”. A quasi quattro dalla condanna della Cedu e a quasi dieci dal sequestro degli impianti, insomma, la salute dei tarantini è ancora a rischio.
E’ iniziato giovedì presso il Tribunale amministrativo di Parigi il processo intentato da quattro ong ambientaliste contro lo stato francese, accusato di non fare abbastanza per ridurre i gas serra, e quindi di non rispettare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi sul clima del 2015. La causa, come riferisce il sito ambientalista francese Actu Environnement, è stata avviata da Greenpeace, Oxfam, Fondazione Nicolas Hulot e Notre Affaire à tous. La sentenza è attesa fra due settimane. Le quattro associazioni nel 2018 avevano raccolto 2,3 milioni di firme a una petizione al governo francese dal titolo “L’affaire du siecle“, in cui chiedevano di fare di più contro il cambiamento climatico. Non soddisfatte della risposta dell’esecutivo, hanno intentato una causa legale presso il tribunale amministrativo. Secondo le ong, “il progetto di legge sul clima non permetterà di raggiungere l’obiettivo di una riduzione di almeno il 40% delle emissioni nel 2030 in rapporto al 1990 – e quindi ancora meno il nuovo obiettivo europeo di una riduzione di almeno il 55% nel 2030“. Il procuratore pubblico Amélie Fort-Besnard ha chiesto al Tribunale amministrativo di riconoscere l’inadempienza dello stato ai suoi stessi obiettivi in materia di clima, e di assegnare un indennizzo simbolico di 1 euro a ciascuna delle ong ricorrenti. Secondo queste ultime, se la corte darà loro ragione, si tratterà “di un progresso storico del diritto francese e una grande vittoria per il clima. Tutte le vittime dei cambiamenti climatici potranno appoggiarsi a questa giurisprudenza per far valere il loro diritto e ottenere riparazione“. (ANSA del 15 gennaio 2021, ore 18:15)
La pubblicazione della Carta delle aree potenzialmente idonee per la realizzazione del Deposito nazionale delle scorie radioattive, con annesso Parco tecnologico, attesa da anni, ha subito sollevato polemiche. Ne abbiamo parlato con il sottosegretario all’Ambiente con delega alle politiche nucleari Roberto Morassut. Perché tanto tempo per togliere il nulla osta alla Cnapi? La decisione era non rinviabile, pena un’infrazione europea. È frutto di un lungo lavoro di approfondimento svolto dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente. L’Italia potrà allinearsi ai Paesi che da tempo hanno sul proprio territorio depositi analoghi, o li stanno costruendo, rispettando gli impegni etico-politici nei confronti dell’Ue e delle generazioni future. I rinvii proseguivano dal 2014 forse per timore di polemiche. Ora inizia la consultazione pubblica, come funzionerà? Durerà quattro mesi e coinvolgerà tutti i soggetti interessati. Per la prima volta in Italia la localizzazione di una grande opera avviene mediante una procedura basata sulla partecipazione dei territori, per arrivare a una soluzione concordata. Per i 60 giorni successivi alla pubblicazione della Cnapi e del Progetto preliminare, i portatori di interesse potranno formulare osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima, trasmettendole a Sogin attraverso il sito depositonazionale.it. Entro i 120 giorni successivi alla pubblicazione, Sogin promuoverà il Seminario Nazionale, in cui i portatori d’interesse dei territori parteciperanno al confronto su Cnapi, Progetto Preliminare, sicurezza e benefici dell’infrastruttura. Per altri 30 giorni successivi al Seminario sarà possibile inviare ulteriori osservazioni a Sogin e al Mise. Terminato il periodo di consultazione, sulla base delle osservazioni raccolte, entro 60 giorni Sogin elaborerà la proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai), che dovrà essere approvata con decreto del Mise entro ulteriori 60 giorni. Si aprirà quindi la raccolta delle manifestazioni d’interesse non vincolanti da parte di Regioni ed enti locali il cui territorio ricade anche […]
A seguito della lettera di messa in mora che la Commissione Europea ha inviato all’Italia, con ben 6 anni di ritardo è arrivato, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo e del Ministero dell’Ambiente, il via libera alla Sogin per la pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), del progetto preliminare e dei documenti correlati per la costruzione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. La Sogin è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Sarebbero 67 i luoghi potenzialmente idonei (non tutti equivalenti, ma con differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche che posseggono) a ospitare il Deposito nazionale di rifiuti radioattivi individuati in sette regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia (in provincia di Caltanissetta, Trapani e Palermo con i comuni di Butera, Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana). Prima di esprimere qualunque giudizio, forse dovremmo tutti ricordare o sapere che la carta per le attuali stampanti e le fotocopiatrici non si inceppa perché c’è un controllo radiologico che consente spessori omogenei e perfetti. Le rotaie delle ferrovie e le ruote dei treni sono controllate all’interno tramite “gamma-grafie” che aumentano moltissimo la sicurezza da disastri ferroviari per rottura di parti interne non visibili all’ispezione visiva. Per una radiografia alla tiroide ci viene somministrato iodio radioattivo, ovviamente in dosi piccole, ma radioattivo. I malati di tumore sono sottoposti a radioterapia per l’eliminazione delle cellule impazzite. Si potrebbe continuare a lungo, ma dei 33.000 metri cubi di rifiuti radioattivi esistenti, prodotti per questo genere di impieghi, si stima che altri 44.000 verranno aggiunti nei prossimi 50 anni. Che fare? Trattandosi di bassa e media attività, il decadimento completo avverrà nel corso di qualche centinaio di anni. Ma per quelli ad alta […]
Il Consiglio dei ministri ha approvato stanotte la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con l’astensione delle ministre renziane Teresa Bellanova ed Elena Bonetti: il percorso del Governo – e con esso l’impiego delle ingenti risorse europee per la ripresa post-Covid – si fa dunque più incerto di ora in ora, mentre sul Pnrr è arrivato almeno un primo punto fermo dopo le varie bozze “riservate” lasciate circolare da inizio dicembre. Ancora non si tratta del testo definitivo: adesso il Piano è atteso all’esame del Parlamento oltre al parallelo confronto con le parti sociali, fino all’approdo a Bruxelles dove ci sarà (o meno) il via libera finale. Nella forma attuale il Piano si articola lungo 6 missioni – con l’indicazione delle relative riforme ritenute necessarie alla loro buona riuscita – suddivise a loro volta in 47 linee di intervento: le iniziative proposte rappresentano per oltre il 70% investimenti pubblici, mentre gli incentivi a investimenti privati sono circa il 21%. Il tutto con un impatto sul Pil nazionale stimato in +3% al 2026, partendo con un +0,6% quest’anno. «Le risorse complessivamente allocate – informano dal Governo – sono pari a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanziano “nuovi progetti” mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a “progetti in essere”», per provare a velocizzarne l’iter (tutte le risorse dovranno essere impiegate entro il 2026) e soprattutto per risparmiare spesa sugli interessi e dunque tenere sotto controllo l’aumento del debito pubblico. La parte più corposa del Pnrr è affidata alla missione “rivoluzione verde e transizione ecologica”, che assomma risorse per 68,9 miliardi di euro: 29,35 vanno alla voce “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, 18,2 a “Energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile”, 15 a “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, 6,3 ad “Agricoltura sostenibile ed economia circolare”. All’interno della bozza […]
Traffico, rifiuti, smog, efficientamento energetico: sul Piano Aria Clima di Milano la parola passa ai cittadini. La delibera di adozione approvata il 21 dicembre 2020 dal Consiglio comunale è stata pubblicata nei giorni scorsi in Albo pretorio: dal 12 gennaio e per 45 giorni sarà possibile presentare osservazioni attraverso il portale Milano Partecipa. Successivamente il documento dovrà essere nuovamente inviato al Consiglio comunale per l’approvazione definitiva. Il piano, articolato in 49 azioni, è lo strumento che dovrebbe consentire a Milano di raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea sulla neutralità carbonica. Il capoluogo lombardo è il primo Comune italiano a dotarsi di questo strumento programmatico, definito su fasi temporali a medio e lungo termine con scadenze al 2025, 2030 e 2050. Il Piano è diviso in cinque ambiti: salute, connessione e accessibilità, energia, temperatura e consapevolezza. Per ciascuno, vengono indicati una serie di obiettivi e misure. NUOVE E VECCHIE SFIDE – Davanti c’è la necessità di rientrare al più presto entro i limiti di legge stabiliti per il particolato (PM10) e il biossido di azoto (NO2), come prescritto nell’ambito delle infrazioni avviate nei confronti dell’Italia e quella dichiarazione di emergenza ambientale del 20 maggio 2019 (mozione del Consiglio Comunale) che ha elevato al 45% l’obiettivo di riduzione (rispetto al 2005) della CO2 per il 2030. Ma ci sono anche nuove esigenze, anche quelle legate al clima e ai suoi effetti. Nel rapporto Il clima è già cambiato, presentato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente a novembre 2020, infatti, è emerso che Milano è tra i territori con i maggiori danni dovuti a fenomeni metereologici estremi tra il 2010 e il 2020, insieme ad altri centri urbani che, in generale, sono i più colpiti. E lo dimostrano, per esempio, le numerose esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro. TRAFFICO E MOBILITÀ SOSTENIBILE – Tra i principali obiettivi il dimezzamento del traffico veicolare (riferito solo alle automobili) che potrà essere raggiunto lavorando su più fronti. In primis su quello del trasporto pubblico, realizzando il 55% di chilometri in più rispetto a oggi di metropolitana e metrotranvie entro il 2030 (ovvero passando […]