Ex Ilva, dalla Cedu nuova condanna: “No trasparenza”

DI FRANCESCO CASULA, IL FATTO QUOTIDIANO, 6 MAGGIO 2022

Lo Stato Italiano continua a non tutelare la salute e i diritti dei tarantini. La nuova condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è una sorta di conferma a quanto già contenuto nella prima sentenza che sulla gestione della vicenda dell’ex Ilva, inchiodò il governo di Roma. Era gennaio 2018 quando i giudici di Strasburgo dichiararono per la prima volta che gli abitanti del capoluogo ionico erano stati limitati nel diritto alla salute, ma da allora a oggi il quadro non è cambiato: la Corte europea, nella sentenza di ieri, ha infatti rilevato che dopo la prima condanna, la procedura per l’esecuzione della sentenza non è ancora stata pienamente attuata. I giudici hanno ricordato che la vicenda è ferma dinanzi al Comitato dei ministri, organo chiamato a vigilare per l’esecuzione del verdetto, a cui l’Italia alla riunione di marzo 2021 “non ha fornito informazioni specifiche sull’attuazione efficace del piano ambientale, elemento essenziale – scrive la Corte – per il funzionamento di un’acciaieria che non continui a comportare rischi per la salute”. I rischi, insomma, ci sono ancora. Nel verdetto di ieri, infine, la Cedu ha ricordato che già in passato era stato evidenziato dai magistrati “il prolungarsi di una situazione di inquinamento ambientale” che mette “in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella di l’intera popolazione residente nelle aree a rischio”. A quasi quattro dalla condanna della Cedu e a quasi dieci dal sequestro degli impianti, insomma, la salute dei tarantini è ancora a rischio.

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