Mancano due settimane alla chiamata alle urne per decidere quale sarà il futuro dell’Europa che vogliamo, e per scegliere bene sarebbe importante iniziare dando uno sguardo al presente: oggi per noi europei cade l’Overshoot day, il giorno in cui abbiamo già sfruttato tutta la capacità che gli ecosistemi d’Europa hanno di rinnovarsi e dunque di soddisfare i nostri bisogni in modo sostenibile nel tempo. Questo significa che per i restanti 235 giorni che ci separano dal 31 dicembre vivremo a debito, erodendo il nostro capitale naturale – e dunque la sua capacità di soddisfare i nostri bisogni futuri – o quello di altri territori. E i debiti prima o poi si pagano. Già oggi, come evidenzia il rapporto realizzato dal Wwf insieme al Global footprint network, sarebbero necessarie 2,8 Terre per sostenere in modo sostenibile nel tempo la domanda di risorse naturali richieste dal livello del consumo medio del cittadino europeo (contro il comunque insostenibile dato di 1,7 Terre a livello globale). È questa la nostra impronta ecologica, un indicatore che nasce – come ha spiegato a greenreport il suo co-ideatore e fondatore del Global footprint network, Mathis Wackernagel – rispondendo a due semplici domande: qual è l’estensione dell’area biologicamente produttiva a nostra disposizione (biocapacità)? Quante sono le risorse necessarie per compensare la quota richiesta (impronta)? Quest’approccio permette di calcolare la nostra impronta ecologica, ovvero una misura dell’ammontare di terra e mare biologicamente produttivi richiesti sia per produrre le risorse che consumiamo (cibo, fibre, legname, etc), sia per assorbire gli scarti dell’attività umana (in questo caso le emissioni di CO2). L’Overshoot day non è una semplice ricorrenza: ci indica il limite oltre il quale tagliamo gli alberi prima che diventino adulti, peschiamo più pesce di quanto gli ecosistemi oceanici siano in grado di rigenerare, ed emettiamo più gas serra carbonio […]