Lo smantellamento del PTPR è stato “studiato” e preparato fin dal mese di gennaio del 2017

 

Come dovrebbe essere ormai noto a tutti, quanto meno da più di vent’anni risultano approvati definitivamente con la legge regionale n. 24/1998 quasi tutti i Piani Territoriali Paesistici (PTP), che il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) ha il compito di recepire, pur con una diversa zonizzazione: valgono le rispettive norme (dei PTP approvati da un lato e del PTPR adottato dall’altro lato) per tutte le zone soggette a vincolo paesaggistico, con la clausola che in caso di contrasto vale sempre e comunque la prescrizione più restrittiva.

Questo doppio regime delle “misure di salvaguardia” è rimasto in vigore fino alla fine del 2016, senza che il PTPR fosse sostanzialmente attaccato.

L’attacco è iniziato dopo che nel 2015 sono state effettuate d’intesa tra MIBACT e Regione Lazio le controdeduzioni a tutte le circa 20.000 osservazioni presentate nel 2008 al PTPR una volta pubblicato e dopo che con decisione n. 6 del 10 marzo 2016 la Giunta Regionale del Lazio ha adottato la proposta di deliberazione consiliare n. 60 relativa alla approvazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), che il successivo 30 marzo è stata trasmessa per il parere di rispettiva competenza alla allora sesta Commissione primaria Ambiente ed alle allora Commissioni secondarie prima, quinta, ottava, nonché al Consiglio delle Autonomie Locali  (CAL) ed al Consiglio Regionale Economia e Lavoro (CREL).

Di fronte al timore che il PTPR potesse essere approvato di lì a breve così come adottato, si sono coalizzate quelle che poi si sono definite “forze produttive”, formate all’epoca dai seguenti 12 soggetti: ANCE – URCEL; ANIEM; FEDERLAZIO; COLDIRETTI; CONFAGRICOLTURA; UNINDUSTRIA; FEDERALBERGHI LAZIO; ASSOCIAZIONE ARCHITETTI E PROFESSIONISTI; FEDERBALNEARI LAZIO; COORDINAMENTO CONSORZI E ASSOCIAZIONI PER IL RECUPERO DELLE PERIFERIE; COORDINAMENTO PARCHI; ASSOCIAZIONE TERRITORIO ROMA.

Le 12 suddette “forze produttive” hanno sottoscritto un  documento dal titolo “Per un PTPR che garantisca tutela del paesaggio, rigenerazione urbana e  crescita economica del territorio” con cui sono state avanzate le seguenti 12 proposte di modifica al PTPR.

1) Chiediamo di  aggiornare, prima della decisione finale del Consiglio Regionale,  le cartografie del PTPR sulla    base  dell’ultimo volo disponibile prevedendo l’inserimento delle aree già edificate all’interno del paesaggio insediativo.

2) Chiediamo di aggiornare, prima della decisione finale del Consiglio Regionale, le cartografie del PTPR prevedendo l’inserimento delle aree summenzionate all’interno del paesaggio insediativo.

3) Chiediamo di modificare l’articolo 10 (delle Norme del PTPR, dedicato ai “Beni paesaggistici, articolo 134, comma 1, lett. c del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”, ndr.) per individuare i nuovi vincoli in maniera puntuale e circoscritta e le modalità  per l’individuazione dei beni paesaggistici previste nel Capo IV della normativa tecnica.

4) Chiediamo di modificare gli articoli 3, 6 e 61, prevedendo l’eliminazione della funzione di indirizzo della normativa dei paesaggi.

5) Chiediamo di modificare l’articolo 37 mettendo in coerenza la normativa del PTPR con quella dei piani di assetto vigenti o in corso di approvazione.

6) Chiediamo di modificare l’articolo 41 riportando i beni archeologici nell’alveo di quanto consentito dalla legislazione vigente e di  circoscrivere la tutela ai beni tutelabili per legge attraverso il piano paesistico.

7) Chiediamo di modificare l’articolo 49 per rendere vigente la salvaguardia delle visuali solo in presenza di un vincolo paesaggistico e per definirne in maniera puntuale le “dimensioni” e le modalità di tutela.

8) Chiediamo di modificare l’articolo 56 per rendere chiara  e semplificata la procedura di attuazione degli ambiti soggetti a riqualificazione e di garantire la coerenza con le scelte urbanistiche già operate.

9) Chiediamo di modificare l’articolo 62:

a) per sancire l’intangibilità dei piani attuativi già approvati che non dovranno essere oggetto di ulteriori esami e valutazioni;

b) per escludere i piani attuativi adottati alla data di pubblicazione dell’approvazione del PTPR, dalla verifica di conformità da parte del Ministero se conformi agli strumenti urbanistici generali approvati successivamente all’adozione del PTPR e se tra la adozione del PTPR e la sua approvazione non siano   sopraggiunti nuovi vincoli.

10) Chiediamo di modificare l’articolo 33 per mettere in coerenza il PTPR con la legislazione vigente.

11) Chiediamo di modificare l’articolo 50 per mettere in coerenza il PTPR con la programmazione di settore regionale vigente.

12) Chiediamo di modificare l’articolo 51 per mettere in coerenza il PTPR con  la legislazione vigente.

I suddetti primi 10 soggetti, malgrado la rispettiva quanto maggiore importanza, hanno accettato che le loro istanze fossero portate avanti dai responsabili del “Coordinamento Parchi” e della “Associazione Territorio Roma”, che sono Luigi Tamborrino e Pippo la Cognata e che hanno fatto da “portavoce” benché continuino a svolgere la loro azione prevalentemente sul territorio del Comune di Roma.

Luigi Tamborrino

Questa “delega” è dovuta al fatto che i suddetti responsabili ed in particolare Pippo la Cognata sono dei fedelissimi del PD vicini al Presidente Nicola Zingaretti.

Pippo La Cognata

Grazie a queste “vicinanze” Luigi Tamborrino e Pippo La Cognata il 18 gennaio 2017 hanno chiesto ed ottenuto un incontro con l’allora Presidente della VI Commissione Ambiente Enrico Panunzi (PD) e con i consiglieri Riccardo Agostini (PD), Michele Baldi (Lista Civica “Nicola Zingaretti”), Fabio Bellini (PD), Daniele Fichera (Lista “PSI per Zingaretti”), Enrico Maria Forte (PD), Gianluca Quadrana (Lista Civica “Nicola Zingaretti”), e Gianfranco Zambelli (PD).

L’incontro è avvenuto al di fuori della sede istituzionale delle audizioni formali che le Commissioni competenti avrebbero dovuto concedere anche a tutti i soggetti interessati dal PTPR.

Come sono venuto a conoscenza della inusuale iniziativa, in allegato alla Nota VAS prot. n. 21 del 31 gennaio 2017 (indirizzata a tutti i suddetti consiglieri oltre che al Presidente Nicola Zingaretti ed all’allora Assessore all’Ambiente Mauro Buschini) ho trasmesso le mie Controdeduzioni ad ognuna delle 12 proposte di modifica del PTPR, dimostrandone non solo la mancanza di fondamento giuridico, ma la violazione della normativa vigente in materia dettata dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Il PTPR non è stato poi istruito dalle Commissioni consiliari competenti per causa della decadenza del mandato di Nicola Zingaretti, che è stato poi rieletto il 14 marzo 2018.

Il 10 aprile 2018 la “associazione Territorio Roma” ha lanciato un appello alle forze produttive, con cui ha sollecitato fra l’altro l’approvazione del PTPR.

Si arriva così al 20 dicembre 2018 quando con  decisione n. 59 la Giunta Regionale ha adottato la proposta di deliberazione consiliare di approvazione del PTPR, divenuta poi la n. 26 del 4 gennaio 2019, che il 18 gennaio 2019 è stata trasmessa alle seguenti Commissioni Consiliari oltre che al CREL (Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro) e poi al CAL (Consiglio delle Autonomie Locali).

A tal ultimo riguardo va messo in risalto, per un opportuno confronto con la procedura seguita nella precedente legislatura regionale, che la proposta di deliberazione consiliare è stata trasmessa alla X Commissione Urbanistica, ritenuta primaria, mentre nel 2016 era stata trasmessa per il parere di rispettiva competenza alla allora sesta Commissione Ambiente, ritenuta primaria, a cui come si dirà più avanti non è stato permesso di esprimere il proprio parere sul PTPR.

Come più o meno un anno prima, in allegato ad  un messaggio di posta elettronica Luigi Tamborrino e Pippo La Cognata della associazione “Territorio Roma” (ma a capo anche del “Coordinamento Parchi”), hanno allora diffuso un documento dal titolo “NEL LAZIO SI RISCHIA UN’INVOLUZIONE ECONOMICA E SOCIALE” in cui si afferma fra l’altro che «non aiuta la scelta del Governo di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il riordino e la messa in coerenza di alcune normative su agricoltura e parchi previsti nella Legge Regionale 7/2018 riguardante la semplificazione e lo sviluppo regionale» e che «su tale questione è importante che la Regione difenda con forza e vigore la propria potestà legislativa»: fra le parti impugnate della legge regionale n. 7/2018 c’è il Piano di Utilizzazione Aziendale (PUA)  che può derogare addirittura dai Piani di Assetto dei Parchi.

Il documento prosegue sostenendo che «è necessario approvare correttamente il Piano Paesaggistico Regionale, nella consapevolezza che il PTPR potrà portare chiarezze e certezze nel governo del territorio o altresì degenerare in un piano teso a bloccare ogni intervento condannando il territorio all’immutabilità e alla decrescita economica per i prossimi decenni.

Per questo l’approvazione del PTPR costituisce l’atto deliberativo fondamentale di questa legislatura e rappresenta il vero banco di prova della classe dirigente regionale.

Per questo le forze produttive hanno convocato per MARTEDÌ 22 GENNAIO – ORE 15.30 un incontro con i Consiglieri Regionali presso la Sala Mechelli del Consiglio Regionale in Via della Pisana.»

Le “forze produttive” che hanno aiutato Luigi Tamborrrino e Pippo La Cognata ad organizzare l’incontro suddetto sono state stavolta le seguenti: ANCE–URCEL, ANIEM, FEDERLAZIO, CONFAGRICOLTURA, AIC, OICE LAZIO, TERRITORIO ROMA, FEDERALBERGHI, FAITA FEDERCAMPING, AREL, ASSOCIAZIONE ARCHITETTI E PROFESSIONISTI, COORDINAMENTO PARCHI , COORDINAMENTO CONSORZI DI AUTO RECUPERO DELLE PERIFERIE, ASSOCIAZIONE IMPIANTI SPORT E FITNESS, ASSOCIAZIONE AGRICOLTORI DEI PARCHI.

All’incontro hanno partecipato delegazioni di tutte le suddette “forze produttive”, tecnici e rappresentanti istituzionali, che hanno gremito la sala Mechelli, costringendo a tardare di un’ora l’inizio dell’incontro per causa dei tempi lenti di registrazione all’ingresso dei partecipanti.

Ad ogni partecipante è stato fatto pervenire un documento stampato relativo alla seguente «Proposta di alcuni indirizzi fondamentali su cui impostare la modifica del PTPR», che è stato appoggiato su un bracciolo di ogni poltrona della sala Mechelli.

Come si può vedere da un confronto con le 12 richieste di modifica del PTPR ufficializzate a gennaio del 2017, benché sotto forma ora di 6 indirizzi, sono rimaste invariate quasi tutte le istanze di 2 anni prima. 

All’incontro hanno partecipato i consiglieri regionali Eugenio Patanè (PD), Marco Cacciatore (M5S), Orlando Tripodi (Lega), Enrico Panunzi (PD) ed Emiliano Minnucci (PD), che nei rispettivi  interventi hanno anticipato quanto poi effettivamente avvenuto in Consiglio Regionale al momento del voto.

Eugenio Patanè ha dato ragione a Tamborrino, chiamandolo amichevolmente “Luigi” (a conferma del “feeling” con  il PD), «sulla validità solo dei beni paesaggisticidobbiamo inoltre stabilire un metodo di coordinamento» con i PTP, i piani di assetto di parchi e riserve ed i PRG successivi alla adozione del PTPR.

Rivolto ai presenti Orlando Tripodi ha dichiarato: «Con il vostro aiuto noi faremo proprie le vostre proposte di emendamenti: questo PTPR sarà una rivoluzione».

Dopo aver precisato di condividere tutti i e 6 gli indirizzi proposti, Enrico Panunzi ha parlato di un “patto di Consiglio” che c’è poi effettivamente stato nella notte tra il 1 ed il 2 agosto 2019.

Enrico Panunzi

Si è quindi chiesto provocatoriamente: «Che succede se il Consiglio Regionale non approva le controdeduzioni del MIBACT?».

Si anticipa la cronaca successiva per far sapere che Enrico Panunzi è stato poi il 1° firmatario di 9 emendamenti proprio in tal senso.

Ha anche aggiunto: «Ci vuole quindi un metodo che sia suffragato da elementi certi. Le norme del PTPR prevalgono sulla cartografia: se bocciassero piani attuativi o varianti di PRG saremmo nell’abnorme».

Ha concluso il suo intervento con il seguente tono di sfida: «Stabilire come il Consiglio Regionale vorrà l’approvazione: il MIBACT facesse poi quello che vuole».

Quel giorno il Presidente della X Commissione Urbanistica Marco Cacciatore si è dichiarato d’accordo ad accelerare i tempi di approvazione del PTPR con un lavoro bipartisan con la maggioranza: a tal riguardo ha fatto sapere che gradirebbe una proroga di soli 6 mesi, per fungere da maggiore stimolo alla approvazione definitiva, anche se andrebbe bene comunque la proroga di un anno.

Marco Cacciatore

Come poi è di fatto avvenuto, senza nessuno stimolo alla approvazione definitiva, il Presidente della X Commissione Urbanistica sembra essersi accordato con il PD per mandare in aula la proposta di deliberazione consiliare più o meno proprio dopo 6 mesi, con una fretta ingiustificata, a ridosso per giunta della vacanze estive, nonostante che la legge regionale n. 21 del 13 febbraio 2019 abbia prorogato al 14 febbraio del 2020 la scadenza ultima entro cui approvare il PTPR.

Questa “intesa” con il PD sembra essere peraltro avvenuta in modo personale ed isolato rispetto agli altri 10 consiglieri del Movimento 5 Stelle.   

Con Nota VAS prot. n. 3 del 25 gennaio 2019, trasmessa all’Assessore all’Urbanistica Massimiliano Valeriani ed al presidente ed ai membri della X Commissione Urbanistica, ho portato le mie seguenti osservazioni ad ognuno dei 6 indirizzi.

1 – Efficacia del PTPR – Stupisce fortemente ad ogni modo che si pretenda di metter bocca anche sulle aree non soggette ad alcun vincolo paesistico e quindi senza nessun obbligo tassativo di rispetto della valenza propositiva e di indirizzo delle disposizioni stabilite al riguardo: un “indirizzo” del genere tradisce malamente la volontà di avere le mani totalmente libere sul consumo del territorio, senza dover giustificare il mancato rispetto di tutti i divieti “proposti” e non prescritti nelle Tabelle A, B e C di ogni ambito di paesaggio (relativi ad esempio a discariche o a pale eoliche o a tralicci o ad edificazioni stravolgenti per quel particolare posto).

2 – Aggiornamento cartografico  Il disallineamento del PTPR con l’assetto attuale del territorio ci sarà sempre, anche dopo l’aggiornamento delle cartografie sulla base dell’ultimo volo disponibile, perché anche successivamente continueranno pur sempre ad essere realizzate le trasformazioni del territorio, che potranno però e dovranno avvenire sempre e comunque nel rispetto di quanto consentono le norme del PTPR in generale su tutti gli ambiti di paesaggio ed in particolare tanto nel “paesaggio naturale” quanto nel “paesaggio agrario”.

Va ad ogni modo messo in evidenza che la modifica d’ufficio delle Tavole B, che raffigurano tutte le aree soggette a vario titolo a vincolo paesaggistico, può e deve riguardare solo i casi di abolizione o di modificazione dei perimetri dei vincoli.

Per quanto riguarda invece le modifiche d’ufficio delle Tavole A, che raffigurano tutti gli ambiti di paesaggio in cui è stato suddiviso l’intero territorio regionale, va messo in grande evidenza che la “rappresentazione dello stato del territorio regionale” fornita dalla Carta dell’Uso del suolo aggiornata al 2014 registra “a valle” tutte le trasformazioni del territorio che sono avvenute dopo il 2004 (anno della Carta Tecnica Regionale del PTPR) in modo “fotografico”, senza poter conoscere la genesi “a monte” di queste trasformazioni per verificarne la legittimità: in questo modo si rischia che, senza un controllo approfondito di ognuna delle trasformazioni del territorio subentrate dopo il 2004, vengano destinate a “paesaggio degli insediamenti in evoluzione”, quindi edificabili, aree urbanizzate in modo abusivo o comunque in violazione delle norme di disciplina degli ambiti di paesaggio.

3 – Gestione delle aree vincolate – Si mette in evidenza che in base alla gerarchia delle fonti del diritto amministrativo e nel rispetto dell’art. 9 della Costituzione l’intera legislazione regionale deve sottostare sempre e comunque alla normativa statale, con priorità e “cogenza” per le leggi che riguardano il paesaggio e l’ambiente, come il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio o la legge quadro sulle aree naturali protette.

Nel rispetto della stessa gerarchia va messo in risalto (come “obbligo” e non certo come “indirizzo”) che sono le leggi regionali sopra citate che debbono essere in coerenza con il PTPR e le sue Norme di tutela, da cui non possono derogare: difatti quasi tutte disciplinano al loro interno anche il caso delle aree vincolate.

4 – Coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale di settore – Le stesse “forze produttive” che hanno proposto questo “indirizzo” hanno riconosciuto in passato che la normativa del PTPR «è sovraordinata e prevalente rispetto a quella di tutti gli altri strumenti di pianificazione».

Ciò nonostante viene ora del tutto ignorato (non si sa se deliberatamente) quanto dispone il successivo 3° comma dello stesso art. 145 del D.Lgs. n. 42 del 22 febbraio 2004, con cui è stato emanato il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”: si tratta di una disposizione che non può di certo essere scavalcata.

Pensare di “coordinare il PTPR con il contesto territoriale ed economico attuale”, facendo prevalere l’economia sulla tutela del territorio, significa violare l’art. 9 della Costituzione che obbliga lo Stato Italiano alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione.

5 – Conformità al DPR 380/2001 – La proposta di “indirizzo” ignora (non si sa quanto deliberatamente) che per ogni ambito di paesaggio le rispettive norme sono corredate delle tabelle B relative alla disciplina di tutte le possibili azioni/trasformazioni, che fanno un continuo riferimento ad articoli e commi specifici del D.P.R. n. 380/2001, dimostrando implicitamente la piena conformità del PTPR con il Testo Unico in materia di edilizia in ambito di definizione di tutti i tipi dei possibili interventi edilizi più o meno consentiti.

6 – Piani attuativi e piani regolatori – La proposta di questo “indirizzo” scaturisce dalla convinzione che il PTPR prevede una norma transitoria ritenuta del tutto illogica e gravemente dannosa, perché secondo la sua formulazione le previsioni dei piani attuativi approvati dopo l’entrata in vigore della legge regionale 24/1998 possono essere fatte salve solo a seguito di una delibera ricognitiva del Consiglio comunale che attesti la compatibilità del piano o ai PTP o al PTPR adottato: per i piani adottati, invece, alla data di pubblicazione dell’approvazione del PTPR, la norma prevede la necessità per la loro approvazione di una verifica di conformità da parte del Ministero.

Si propone pertanto come “indirizzo” di far salvi, senza ulteriori procedure di verifica, tutti i piani attuativi, i piani di valore urbanistico e i piani regolatori, in essere, approvati.

Si mette in grande evidenza che la «norma transitoria del tutto illogica e gravemente dannosa» è quella dettata dall’art. 62 delle Norme del PTPR che riguarda le “Norme transitorie di raccordo tra piano paesistico e strumenti urbanistici comunali generali e attuativi” e che non fa che recepire doverosamente il comma 3 dell’art. 145 del D.Lgs. n. 42/2004 che evidentemente si ignora o che non si vuole deliberatamente rispettare, benché sia espressamente richiamato nel titolo dell’articolo.

In un caso come nell’altro non è una questione di snellimento delle procedure, come si vorrebbe far capire per evitarne l’appesantimento, perché – se lo strumento urbanistico attuativo o il “piano” in sua attuazione sono stati approvati in zona vincolata dopo l’entrata in vigore della legge regionale n. 24/1998 senza né Studio di Inserimento Paesistico (SIP, prescritto dall’art. 28 della legge regionale n. 24/1998) né autorizzazione paesaggistica (o “parere paesaggistico” di cui al comma 4 dell’art. 54 delle Norme del PTPR) – allora occorre obbligatoriamente una “messa in regola” attraverso la ricognizione dello stato giuridico approvata con deliberazione del Consiglio del Comune competente.

La proposta di ”indirizzo” sembra finalizzata a legittimare comunque la intangibilità anche di eventuali piani attuativi già approvati, ma viziati di legittimità proprio sotto l’aspetto paesistico.

Anche riguardo ai piani attuativi adottati dopo la entrata in vigore del PTPR non si prende in considerazione l’eventualità che anche gli strumenti urbanistici generali approvati successivamente all’adozione del PTPR possano essere privi – nelle aree soggette a vincolo paesistico – o dello Studio di Inserimento Paesistico (SIP) o della autorizzazione paesaggistica (o “parere paesaggistico” di cui al comma 4 dell’art. 54 delle Norme del PTPR).

Delle suddette osservazioni non risulta che sia stato tenuto alcun conto: una conferma indiretta di come i “giochi” si stavano per lo più già decidendo fin da allora c’è stata 3 giorni dopo, in occasione della 1° sessione sul PTPR che si è svolta con la audizione del 25 gennaio 2019. 

Quel giorno è voluto intervenire il consigliere Antonio Aurigemma (Forza Italia) per fare come da lui stesso dichiarato un «intervento politico», facendo presente all’Assessore che «lavoriamo insieme dal tempo del Campidoglio»: ha chiesto quindi all’Assessore, senza peli sulla lingua, se il PTR «è uno strumento da approvare perché bisogna metterci una medaglietta oppure perché deve essere un giusto strumento che garantisca al tempo stesso sia la tutela che lo sviluppo».

Antonio Aurigemma

Dopo la relazione  della direttrice regionale per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica Manuela Manetti, è intervenuto per primo Emiliano Minnucci (PD), che ha esordito affermando che «proprio l’anomalia di questo Consiglio scaturito dalle ultime elezioni senza una maggioranza certa dà la possibilità di raggiungere intese larghe.

Grande aspettativa ma al tempo stesso preoccupazione perché o si avrà tutele e contestualmente sviluppo oppure “sbagliando taglio” si avrà un “ingessamento».

Emiliano Minnucci

A quest’ultimo riguardo ha detto che la ricognizione della cogenza del PTPR vale per il 70% del territorio regionale, mentre lasciare l’insieme degli “indirizzi“ per il restante territorio può dar luogo ad un’area di incertezza («l’indirizzo che cos’è? O è bianco o è nero»): ha chiesto quindi un approfondimento sugli “indirizzi”, che c’è poi stato in sede di votazione.

Per quanto riguarda la questione della cartografia, dopo aver citato a tale riguardo l’incontro che c’era stato lo scorso 22 gennaio, ha fatto sapere che «trovo assurdo che una cartografia aggiornata produrrebbe un “condono edilizio” [come riportato da alcuni giornali, ndr.], perché produrrebbe invece un obbligo istituzionale su cui andrà fatto un ragionamento».

Ha voluto citare anche la necessità della conformità del PTPR con le leggi regionali subentrate dopo la sua adozione.

Si è quindi soffermato su un’altra questione, sollevata da molti Comuni, che riguarda i loro strumenti urbanistici ed i loro piani attuativi: «Vorrei comprendere una cosa che per me è paradossale che produrrebbe una pletora di ricorsi aprendo un contenzioso infinito».

Come si può ben vedere, Emiliano Minnucci ha sposato tutti gli “indirizzi” proposti dalle “forze produttive”, anticipando quanto è stato poi votato dal Consiglio della notte del 2 agosto 2019.

È quindi intervenuto il consigliere Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia), che ha fatto anche lui riferimento all’incontro con i consiglieri che c’era stato martedì 22 gennaio 2019.

Fabrizio Ghera

Ha messo in evidenza che la tutela del territorio va benissimo, ma c’è un gruppo di “forze produttive” che è fermo, per cui va tenuta in considerazione anche l’occupazione.

Quel giorno Eugenio Patané (PD) si è chiesto fra l’altro che siccome è certo che il PTPR è un atto di copianificazione ed il MIBAC interviene sui suoi contenuti, per cui si ha «una spada di Damocle sulla approvazione definitiva: ad esempio riguardo ad un eventuale cambio della cartografia, un minuto dopo questa volontà del Consiglio deve essere “interpretata” dal MIBAC». 

Eugenio Patanè

Ha quindi affermato che un conto è la modalità di copianificazione e un conto è l’intesa sui contenuti copianificati: ha espresso la sua preoccupazione citando la sentenza che c’è stata da parte del Consiglio di Stato sul caso del PTPR della Regione Toscana.

Il 5 marzo 2019 è iniziata la prima di 10 audizioni sul PTPR svolte dalla X Commissione Urbanistica, che ha riguardato l’illustrazione del piano: le successive si sono tenute il 9 e 16 aprile 2019, il 2, 6, 7, 14, 16, 23 e 30 maggio 2019.

L’audizione del 9 aprile 2019 si è tenuta con il presidente del Consiglio delle autonomie locali e quello della Lega delle Autonomie: dalla successiva del 16 aprile 2019 si è svolta la prima delle successive audizioni con soggetti non istituzionali.

Nel corso di queste audizioni le cosiddette “forze produttive” hanno esposto le loro osservazioni, ribadendo le richieste di modifiche e di indirizzi fatti conoscere lo scorso 22 gennaio.

Nella riunione del 2 luglio 2019 la X Commissione ha approvato il calendario dei lavori sulla proposta di deliberazione consiliare n. 26 del 4 gennaio 2019, fissando Il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 11 di mercoledì 10 luglio e quello per la presentazione dei subemendamenti alla stessa ora del successivo venerdì 12: risulta che poi sono stati presentati un centinaio di emendamenti da parte dei membri della X Commissione Urbanistica.

L’inizio dei lavori sul testo è stato previsto per lunedì 15 luglio 2019: quel giorno in presenza dell’assessore all’Urbanistica Massimiliano Valeriani e della direttrice regionale per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica Manuela Manetti, la X commissione Urbanistica ha approvato a maggioranza, con il solo voto contrario della consigliera Gaia Pernarella (M5S) e l’astensione del Presidente Marco Cacciatore, nove emendamenti alla proposta di deliberazione consiliare n. 26 del 4 gennaio 2019, a firma dei consiglieri del Pd Enrico Panunzi, Emiliano Minnucci e Enrico Forte.

«Tutti gli emendamenti sono tesi a portare avanti il piano adottato nel 2007, il (cosiddetto) copianificato del 2016 manca di uno dei cardini delle norme generali e di pianificazione, ovvero la pubblicità – ha spiegato Panunzi. – Pertanto sarebbe un testo soggetto a continui e reiterati ricorsi che non ci porterebbe a dare certezza, in una situazione che si sta trascinando da ormai 12 anni».

Compatti sul voto favorevole i capigruppo di centrodestra Fabrizio Ghera (FdI) e Antonello Aurigemma (FI) che hanno ringraziato Panunzi.

«No a testi di sola natura tecnica», ha detto Aurigemma rivendicando la scelta politica di scegliere il piano adottato nel 2007 e tuttora vigente invece di quello frutto di un’intesa con il Mibac nel 2016.
«Quello che per noi è molto importante è che non ci siano vincoli non giustificati allo sviluppo delle attività economiche e soprattutto certezza del diritto.

Mettere in discussione strumenti urbanistici già approvati allontana gli investimenti, sarebbe un disastro per la nostra economia», ha detto Stefano Parisi (Lazio 2018) chiarendo la visione del centrodestra.

Stefano Parisi

Sono stati così fatti decadere i circa 100 emendamenti degli allegati A e B (Immobili e aree di notevole interesse pubblico) presentati entro il precedente 10 luglio, così come i subemendamenti presentati entro il successivo 12 luglio.

Quella del 15 luglio 2019 è stata una seduta affollata sia fra il pubblico che dai banchi dei consiglieri.

Erano presenti infatti anche i consiglieri del PD Enrico Forte, Emiliano Minnucci e Marco Vincenzi, Paolo Ciani (Centro Solidale – Demo S.), Valerio Novelli (M5S), Giancarlo Righini (Fratelli d’Italia), Orlando Tripodi (Lega), Gino De Paolis (Lista civica Zingaretti), Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia) e numerosi rappresentanti delle varie sigle incontrate dalla commissione nel corso del lungo ciclo di audizioni effettuato prima di arrivare all’esame odierno.

Il “modo” con cui si è arrivati all’improvviso ai 9 emendamenti bipartisan, approvati a larga maggioranza senza ombra di un preventivo quanto obbligatorio approfondimento anche se non soprattutto da un punto di vista tecnico e giuridico, per di più alla presenza di un folto pubblico costituito da soggetti interessati e sicuramente da esponenti delle “forze produttive”, attesta come il voto del 15 luglio scorso sia stato anch’esso “studiato” e preparato prima congiuntamente da una coalizione PD-centro destra che è stato il preludio parziale di quel “patto di consiglio” propugnato da Enrico Panunzi, poi saldatosi nella notte del 2 agosto, come si dirà più avanti.

Come poi precisato dal Presidente della X Commissione Urbanistica Marco Cacciatore in sede di discussione generale su PTPR, «confesso che nel momento in cui ho visto la deliberazione che avevamo sotto esame completamente variata ho preferito continuare a non votare, ma pretendere che da quel momento in poi la nuova delibera andasse in Aula con tutti i suoi emendamenti, perché con quei nove emendamenti erano decaduti centinaia di altri emendamenti e rimanevano in piedi soltanto quelli che sarebbero stati chiaramente privilegiati perché discussi in una sede ristretta come la Commissione.»

Con i 9 emendamenti è stato modificato il testo delle proposta di deliberazione consiliare della Giunta Regionale n. 26 del 4 gennaio 2019.

La più importante è la seguente:

«modifiche sostanziali al PTPR adottato inserendo nuove aree archeologiche nella tavola B;

RITENUTO di non poter procedere ad approvare tali contenuti innovativi rispetto al PTPR adottato, in quanto per essi non sono state osservate le forme di pubblicità previste per legge;

RITENUTO altresì di non condividere le valutazioni negative espresse dalle competenti Soprintendenze in merito alle 445 osservazioni istruite con esito positivo dagli uffici regionali, e pertanto di accogliere tutte le osservazioni secondo gli esiti formulati dagli uffici regionali;».

Secondo il suddetto emendamento dovrebbero essere pubblicate tutte le controdeduzioni che hanno modificato il PTPR, tra cui le ulteriori zone di interesse archeologico, per sottoporle alle osservazioni dei cittadini, per cui in approvazione deve essere mandato solo il PTPR adottato nel 2007.    

I 9 emendamenti ignorano del tutto la tutela del centro storico di Roma.

Il 17 luglio 2019 l’Associazione “Carteinregola” ha inviato una  lettera alla Regione Lazio con cui è stato chiesto ai consiglieri e all’assessore Valeriani di inserire nel PTPR in approvazione il seguente emendamento:

All’articolo 43 il comma 17 (15 nel PTPR adottato) è sostituito dal seguente:
«L’insediamento urbano storico del Comune di Roma è sottoposto alle prescrizioni di tutela paesaggistica del presente articolo sia nelle aree interne alle mura del centro storico monumentale, come individuato negli elaborati prescrittivi Tav. A 24 e Tav. B 24 del presente Piano, sia nelle aree di cui agli ambiti T5 e T7, rispettivamente art. 30 e 32  delle Norme tecniche del PRG, inerenti la Città storica che individuano l’edilizia puntiforme otto-novecentesca dei villini e della città giardino.»

Dopo essere venuta a conoscenza dei 9 emendamenti approvati dalla Commissione Urbanistica, il successivo 22 luglio 2019 “Carteinregola” ha inviato una  lettera con una serie di domande sui  punti più controversi che esordisce così: «Il 15 luglio 2019, a 20 anni dall’inizio dell’iter del PTPR, a 12 anni dalla sua adozione, a 2 anni dalla conclusione  della copianificazione con il Mibact, a 7 mesi dall’inizio dell’iter consiliare,  15 giorni prima del voto del Consiglio –   29 luglio  – sono stati  approvati  9 emendamenti che ribaltano completamente il PTPR , riportandolo  al 2007 e azzerando la maggior  parte  del  lavoro svolto in  copianificazione con il MiBAC».

Per le ore 16 del 24 luglio 2019 è stato intanto fissato il termine ultimo per consentire ad ogni membro del Consiglio Regionale di presentare dei propri emendamenti.

Il 23 luglio 2019 a nome del Circolo Territoriale di VAS ho trasmesso alla consigliera Gaia Pernarella (M5S) la seguente proposta di emendamento a tutela non solo del centro storico di Roma, ma anche della sua città storica:

“Si propone di sostituire il comma 17 dell’art. 43 delle Norme con il seguente testo:

«Le disposizioni del presente articolo si applicano all’insediamento urbano storico sito Unesco centro storico di Roma, nonché ai tessuti della città storica da T1 a T8 così come individuati dal vigente Piano Regolatore del Comune di Roma, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 18 del 11/12.02.2008.»

Il successivo 24 luglio “Carteinregola” ha trasmesso ai consiglieri regionali le sue richieste, che sono state sottoscritte da: Italia Nostra Roma, Associazione Bianchi Bandinelli, FAI Lazio, Salviamo il paesaggio Roma e Lazio, VAS (Verde Ambiente e Società) Roma, Coordinamento Residenti Città Storica, Comitato Mura Latine,   Associazione 150 anni Roma, Comitato Salviamo Villa Paolina di  Mallinckrodt, Comitato per la Bellezza, Comitato Piazza Caprera, a cui si aggiunge Legambiente, mentre Cittadinanzattiva Lazio ha diramato un proprio comunicato.

Fra le richieste c’è quella sul centro storico di Roma, che  è stata recepita ma modificata dai consiglieri di maggioranza Paolo Ciani (Centro Solidale – Demo. S),  Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti), Alessandro Capriccioli (+ Europa Radicali) e Marta Leonori  (Pd) nel seguente modo:

Dopo il comma 17 dell’articolo 43  “allegato 02 01 Norme PTPR  proposte per l’approvazione” è  aggiunto il seguente:

«18. sino all’approvazione delle specifiche prescrizioni di tutela di cui al comma 17,  l’insediamento urbano storico del Comune di Roma è sottoposto alle prescrizioni di tutela paesaggistica del presente articolo, sia nelle aree interne alle mura del centro storico monumentale,  come individuato negli elaborati prescrittivi TAV  A  24 e TAV B 24 del presente Piano, sia nelle aree di cui  agli ambiti T5 e T7, rispettivamente  Art. 30 e 32 delle Norme Tecniche del PRG, inerenti la Città storica che individuano l’edilizia puntiforme otto-novecentesca dei villini e della città giardino».

L’emendamento presentato dai suddetti 4 consiglieri mantiene il seguente testo del comma 17 dell’art. 43 così come controdedotto assieme al MIBACT.

Ma in tal modo l’emendamento si pone in netta contraddizione con il comma 17, che vieta l’applicazione dell’art. 43 che invece si viene a considerare valida con il proposto comma 18, facendola per giunta valere sino all’approvazione di future “specifiche prescrizioni di tutela” che non potranno che essere peggiorative rispetto alle disposizioni dettate dall’art. 43 delle Norme del PTPR.

Alla fine sono stati presentati 2.618 emendamenti.

Si è arrivati così al 20 luglio 2019, 1° giorno dell’inizio della discussione in aula sulla proposta di deliberazione conciliare sul PTPR.

“Carteinregola” e altre associazioni e comitati sono andate alla Pisana per sostenere due precise richieste:

1) che anche il centro storico di Roma, e i tessuti novecenteschi messi  a rischio dal Piano casa e dalla Legge della rigenerazione urbana della Regione, siano sottoposti a tutela paesaggistica come gli altri comuni del Lazio;

2) che vengano annullati i 9  emendamenti che, a 15 giorni dal voto in Consiglio,  hanno cancellato anni di copianificazione con il Ministero dei Beni culturali,  riportando il PTPR al 2007.

La seduta ha registrato la presentazione del PTPR dell’Assessore all’Urbanistica Valeriani  e i primi interventi della discussione generale.

Prima di aprire la discussione generale e prima di passare all’illustrazione della proposta di deliberazione consiliare n. 26 del 4 gennaio 2019, sono pervenuti alla Presidenza due proposte, una pregiudiziale e una sospensiva, a firma dei consiglieri del M5S Valentina Corrado, Roberta Lombardi, Silvia Blasi, Davide Barillari, Francesca De Vito e Gaia Pernarella.

È significativo che le 2 suddette proposte non siano state sottoscritte anche dagli altri consiglieri del Movimento 5 Stelle, ad eccezione di Loreto Marcelli che in sede di dibattito ha dichiarato di volerle sottoscrivere anche lui: sono così rimasti fuori il Vice Presidente del Consiglio Regionale Devid Porrello, il Presidente della VIII Commissione Ambiente Valerio Novelli ed il Presidente della X Commissione Urbanistica Marco Cacciatore, a conferma quanto meno di una divergenza di strategia.    

Gaia Pernarella ha motivato sostanzialmente le 2 proposte facendo la seguente considerazione: «Ecco perché riteniamo che il Consiglio regionale vada messo allerta e vada in un certo senso avvisato che, procedendo all’attuazione e magari anche all’approvazione di questo Piano così come stabilito in fase di Commissione, si sta esponendo la Regione Lazio a ricorsi di varia natura, che sono costituzionali, che sono ricorsi puntuali, ma che sono anche ricorsi che riguardano l’attività erariale dell’Ente.

Ecco perché noi riteniamo che in questa direzione si stia andando contro alla legge e a quanto prescritto da diverse cause e, quindi, chiediamo in sintesi di sospendere la discussione, di procedere alla pubblicità, che è stata una delle attività che è stata utilizzata come ostativa alla prosecuzione della pianificazione concordata con il Ministero, e che si torni a portare avanti quell’attività di copianificazione, visto e considerato che i tempi ci sono, che la scadenza della proroga è al 14 febbraio 2020 e che sicuramente si potrà procedere a un’attività più degna per quanto riguarda la tutela del nostro territorio.»

Il Consiglio Regionale ha bocciato sia la proposta di pregiudiziale che la proposta di sospensiva.

Il 2° giorno la seduta del 30 luglio 2019 si è conclusa la discussione generale ed il Consiglio Regionale ha esaminato 132 emendamenti dei 2618 presentati.

Il 31 luglio 2019 c’è stato un Consiglio regionale straordinario dedicato interamente ad un Ordine del Giorno sulla Sanità.

In questo frattempo l’associazione “Territorio Roma” è entrata di nuovo in azione, trasmettendo la seguente lettera:

All’Assessore Regionale Massimiliano Valeriani

Ai Consiglieri Regionali

E.p.c.

Agli operatori delle categorie produttive e professionali

Il consiglio regionale ha avviato l’esame del PTPR.

Di fronte alla presentazione di oltre 2600 emendamenti e all’intenzione di approvare il provvedimento entro i primi 10 giorni di agosto appare quasi inevitabile il ricorso ad un maxi-emendamento da parte della Giunta.

Per arrivare ad approvare un maxi-emendamento che modifichi il PTPR in un’ottica di salvaguardia e sviluppo a nostro avviso, è fondamentale tener conto di alcune questioni importanti.

1) Eliminare le funzioni di indirizzo del PTPR nelle aree non vincolate per non pregiudicare la legittima attività di pianificazione degli enti locali del proprio territorio.

2) Fare salve le previsioni dei piani regolatori approvati dalla regione dopo l’entrata in vigore della legge 24/98 in modo da garantirne l’attuazione.

Inoltre, fare salvi gli strumenti urbanistici attuativi approvati dopo l’entrata in vigore della legge 24/98 senza prevedere ulteriori adempimenti in quanto già verificati da un punto di vista paesaggistico secondo le procedure previste dalla legge in sede di approvazione (articolo 62).

3) Consentire l’attuazione della legge 7/2017 (Rigenerazione urbana e recupero edilizio) nel paesaggio degli insediamenti urbani e nelle fasce del demanio marittimo e lacuale modificando oltre all’articolo 14 anche gli articoli 27, 33 e 34.

4) Conformare l’articolo 51 riguardante le attività delle aziende agricole in area vincolata alle novità introdotte nella normativa regionale (leggi 14/2006, 38/1999 e 24/1998) e nella normativa nazionale (DPR 160/2010 e DPR 31/2007) in modo da consentire lo sviluppo delle attività rurali con procedure semplificate.

5) Coordinare, ai sensi del Codice, il PTPR con le pianificazioni settoriali e territoriali già approvate dalla Regione con particolare riferimento ai Piani di assetto dei parchi ed al Piano delle attività estrattive (articoli 37 e 50).

Senza un’adeguata risposta alle questioni sopra citate c’è il rischio di paralizzare le attività di pianificazione e di attuazione degli Enti Locali e di compromettere la gestione e lo sviluppo delle attività economiche di settori produttivi importanti.

Associazione Territorio Roma

Il richiesto ricorso di un maxi-emendamento da parte della Giunta c’è effettivamente stato e si è concretizzato nel pomeriggio del 1 agosto 2019.

Come risulta dal resoconto stenografico, la mattinata del 1 agosto 2019 si è inizialmente svolta con il prosieguo del voto sugli emendamenti presentati, partendo dal n. 133: ma alle ore 11,47, una volta arrivati all’emendamento n. 159, la seduta è stata sospesa e ripresa alle ore 12,10, riprendendo la votazione fino all’emendamento n. 200.

Si è quindi passati all’emendamento n. 201 presentato dal cons. Enrico Panunzi, che l’ha voluto illustrare, affermando che «si riferisce alle norme descrittive e di indirizzo che devono essere considerate non vincolanti ‒ del resto già è così, è più una specifica ‒ al fine di non generare confusioni o, quantomeno, di lasciare dei margini alle autorità sulla valenza delle norme stesse».

Sull’emendamento c’è stata una accesa discussione, anche perché il Movimento 5 Stelle aveva presentato contro di esso il subemendamento D02/4: si è arrivati così alle ore 12,59 quando l’Assessore Valeriani ha dichiarato che «in totale onestà, penso che invece la sottolineatura, la specifica che gli atti di indirizzo non siano vincolanti, perché altrimenti non sarebbe necessario avere quelli prescrittivi, secondo me è corretta e giusta».

«Il Presidente di turno del Consiglio Regionale ha fatto a quel punto la seguente dichiarazione:«Annuncio che la Giunta ha depositato tre emendamenti.

Stiamo facendo le fotocopie per poi fare la distribuzione.

Una volta fatta la distribuzione, fisseremo gli orari per i subemendamenti. 

C’è la richiesta di sospendere per alcune precisazioni, anche nel merito degli interventi fatti sugli emendamenti che stavamo discutendo e sull’impostazione di carattere normativo. 

Se non ci sono obiezioni, sospendiamo per trenta minuti il Consiglio, che riapre alle 13,30, utilizzando ovviamente questi minuti per le precisazioni e le intese che abbiamo richiesto negli interventi».

Alle ore 12,59 la seduta è stata sospesa per essere ripresa alle ore 13,42 con la votazione prima sul subemendamento D02/4, su cui la Giunta ha espresso parere contrario e che è stato bocciato dal Consiglio Regionale, che ha invece approvato l’emendamento 201 di Enrico Panunzi, anche perché su di esso c’è stato il parere invece favorevole della Giunta.

Si è così attuata la 1° delle richieste della associazione “Territorio Roma” di eliminare le funzioni di indirizzo del PTPR nelle aree non vincolate.

Dopo che sono stati bocciati  gli emendamenti n. 202 e 203 ha chiesto di parlare il cons. Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia) per fare la seguente richiesta: «Stiamo iniziando a leggere qualcosa per quanto riguarda gli emendamenti della Giunta.

È chiaro che si tratta di un lavoro importante, sappiamo che il documento di cui stiamo parlando è determinante per il futuro del nostro territorio per tanti anni, per cui di qui alle 16, se non sospendiamo subito, è impossibile nemmeno fare i subemendamenti.

Quindi, proporrei all’Aula di sospendere immediatamente i lavori e darci un tempo un po’ più largo per poter fare i subemendamenti. 

Alle 16 ritengo che sia impossibile, anche perché essendo un documento presentato mediante supporto informatico vuol dire che avrà una mole importante da studiare.

Quindi, credo che sia opportuno dare un’ora in più per poter fare i subemendamenti e sospendere brevemente i lavori per poterli quantomeno studiare e leggere. Altrimenti, se continuiamo a lavorare, non avremo il tempo materiale per farli».

Il Presidente di turno ha fatto presente che mancavano due emendamenti per finire l’articolo 2, «dopodiché sospendiamo.

Per me va bene dare tempo per i subemendamenti fino alle ore 17 e riprendiamo il Consiglio alle ore 17,30»

Dopo che il Consiglio Regionale ha bocciato i due emendamenti n. 204 e 205, ha chiesto di parlare il consigliere  Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia): «Grazie, Presidente. 

Rispetto alla sua proposta, noi vorremmo chiedere un po’ più di tempo, non molto tempo, almeno per avere la possibilità fino alle ore 18…

Fino alle ore 17,30 per iniziare alle ore 18.

Ha visto che la mole è tanta.

Le volevamo chiedere di avere una mezz’ora in più. 

Grazie.»

Risposta del Presidente di turno: «Facciamo così: subemendamenti fino alle ore 17,30 e il Consiglio riapre alle ore 18.  Buon lavoro.»

La seduta è stata così sospesa alle ore 13,49 per essere ripresa alle ore 19,19, ben oltre la riapertura fissata alle ore 18 e per consentire al Presidente di turno di far sapere che la seduta era sospesa e sarebbe stata ripresa alle ore 20.

Ma alle ore 20,19 il Presidente subentrato di turno Devid Porrello ha comunicato che la seduta era aggiornata alle ore 22,30.

Alla fine la seduta che era stata sospesa alle 20,19 è ripresa effettivamente alle ore 00,50, quando il Presidente di turno Mauro Buschini ha fatto sapere che «la Giunta ha depositato quattro subemendamenti, D/11, D/13 e D/12, che sono stati distribuiti.

È stato appena depositato un subemendamento alle norme tecniche, D/10 che si sta provvedendo a fotocopiare e a prepararsi per la distribuzione.»  

A questo punto si è aperta una accesa discussione sull’ordine dei lavori, di cui è opportuno riportare gli interventi risultanti dal resoconto stenografico perché sono estremamente significativi del metodo che è stato seguito per far approvare il PTPR.

La consigliera Gaia Pernarella (M5S) si è espressa nel modo seguente: «In realtà, è complicato intervenire all’1 di notte, dopo più di dodici ore di sospensione.

Dodici ore di sospensione che sono servite per produrre dei subemendamenti quando ai Consiglieri di solito viene lasciata appena un’ora per produrre i subemendamenti.

Questo perché evidentemente il mercato delle vacche che è stato portato avanti in questi giorni, doveva arrivare alla sua conclusione, al suo apice, per produrre un documento, e una delibera, soprattutto la delibera, che invece di porre chiarezza su quello che è l’iter che è stato seguito in questi mesi, e poi modificato nelle ultime ore, non ha fatto che creare ulteriore confusione. 

Ci sono delle contraddizioni in termini.

Ci sono dei periodi temporali espressi all’inverso.

C’è tutta una serie di errori e di bugie, dentro questa delibera, che ovviamente come Consigliere di questa Regione non posso che evidenziare.

Certo, nella migliore delle tradizioni di questo Consiglio regionale, gli obbrobri si fanno all’1 di notte il 2 di agosto.

Ma tanto, visto e considerato che i giornali non hanno voluto dedicare a questa che è una manovra attesa da dodici anni, se non due articoli di Repubblica che definire vergognosi è poco, perché probabilmente qualcuno gli doveva spiegare che cosa stavamo approvando e che cosa stava succedendo in queste aule.

Invece, il monopolio della comunicazione ha deciso che tutto si facesse.

Ma ovviamente non si può nascondere e non si può far finta di sentire il male odore che esce da quest’Aula. 

Oggi credo che dopo sei anni che sono qui dentro si sia toccato veramente il punto più basso.

Si è toccato il punto più basso per quanto riguarda il rispetto per le istituzioni, perché quello che non si capisce è il nostro ruolo, è quello che stiamo rappresentando qui dentro.

E voi dovete ringraziare il cielo che i cittadini non capiscano che cosa succede qui dentro, perché altrimenti ci sarebbero orde di cittadini infuriati, che verrebbero qui, a prendervi a calci.

Il rispetto per l’Istituzione voi non sapete che cosa sia, il rispetto per le persone che lavorano, perché evidentemente, di lavoro, qui dentro i Consiglieri ne hanno fatto veramente molto poco: molto, molto poco.

Ci sono delle situazioni imbarazzanti che continuano a protrarsi.

E poi, ovviamente, stiamo attendendo ancora, perché ancora non è stato distribuito, il subemendamento alle norme tecniche.

Lì sì che ne vedremo delle belle.

Ovviamente, noi siamo qui per denunciare ancora una volta tutto lo scempio che nei modi e nelle maniere, ma anche nei contenuti state portando avanti. 

Quello che è successo oggi è veramente il punto più basso della Regione Lazio.

Io sono certa che tutto questo lavoro che avete fatto è sicuramente stato peggiorativo del peggio del peggio del peggio di quello che si era riusciti a fare negli ultimi mesi.

Dal 15 luglio in poi quello che è successo qui dentro è inenarrabile.

Anche perché stento a credere che qualcuno possa capire le dinamiche di questo Consiglio regionale.

…. Forse dovremmo un attimo riflettere sul perché si è deciso di fare questo percorso, forse dovremmo capire che non è più tempo di fare questo modo e questo tipo di politica.

Avete percentuali e partiti decimati, vi state sgretolando.

Eppure, continuate e perseguite su questa strada. 

Io non ho parole.

Sono veramente schifata da quest’Aula, da questo modo di fare politica, dalle persone con cui, comunque, condivido un percorso di vita.

Mi ci metto dentro anch’io: siamo indegni di rappresentare questo Paese.   

….Penso che qui oggi ci si debba fermare un attimo.

Io le consiglio, Assessore, di non presentarlo questo submaxiemendamento.

Le consiglio di sospendere, di fare un bel passo indietro.

Alzate il telefono, chiamate il Ministero, dite “abbiamo avuto un attimo di défaillance, ci siamo sbagliati”.

D’altronde, riconoscere un errore penso sia veramente un gesto intelligente.

Uno oggi potremmo farlo di gesto intelligente.

Sospendiamo, domani mattina approvate questo benedetto Piano, così almeno possiamo procedere alle osservazioni e cercare di correggere gli scempi che sono già stati messi nelle linee guida. Da domani si ricomincia.

Anzi, io farei anche la pausa estiva, così magari ci mettiamo tutti quanti un attimo di riflessione e capiamo dove vogliamo andare.

Sinceramente io non credo che ci siano le condizioni, oggi, per poter portare avanti un lavoro.

….  Oggi andare avanti, percorrendo questa strada, sarebbe un segno di disfatta della classe politica regionale.

Quello che avete scritto in questa delibera, oltre a essere sbagliato, è falso.

Ovviamente, noi voteremo contro, non potremmo fare altro.

Ma ci sono scritte una serie, una sequela infinita di bugie che, secondo me, i rappresentanti delle Istituzioni non si possono permettere di dire ai cittadini.

Abbiamo detto, abbiamo scritto, che è peggio, abbiamo messo nero su bianco una serie di bugie infinita.» 

A protestare è stata anche la consigliera Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) nel seguente modo: «Presidente, credo che lei debba chiedere scusa a quest’Aula.

Chiara Colosimo

Se non vuole chiedere scusa a noi, che veniamo ben pagati per il lavoro che facciamo, che comunque abbiamo ricevuto l’ultima comunicazione dal vicepresidente Porrello alle 20,22, pur essendo convocati per sms alle 19 per le 22,30 e abbiamo iniziato a 00,56, fermo restando che noi siamo abituati tristemente a tutto ciò, credo che lei debba chiedere scusa ai dipendenti, agli uffici e a tutti quelli che da dodici ore attendono questo giocattolo. 

Se non facciamo questo, francamente, non credo che possiamo andare su qualsiasi piano si voglia andare.

Almeno a sinistra, vi prego, ricominciate da Adriano Olivetti: vi consiglio la lettura per l’estate “Ai lavoratori”.»

Ha chiesto di intervenire anche Valentina Corrado (M5S): «Mi fa piacere che abbiate impiegato più di dodici ore per fare un’integrazione all’appendice di una relazione che, sostanzialmente, butta le mani avanti.

Mi riferisco alla distribuzione D11/1, perché per le altre, Presidente, e per il submaxiemendamento che sta arrivando ci lascerete, visto che voi ne avete impiegato dodici di ore, qualche ora per leggere la schifezza che ci avete inserito dentro. 

Vedendo le facce che in questi giorni hanno invaso i corridoi della Pisana…

Guardate, io mi riferisco quantomeno a quelle che conosco di vista, per provenienza dal mio territorio, che è quello della parte sud di Roma, in particolare di Pomezia.

Ho riconosciuto diversi costruttori di Pomezia per i corridoi della Pisana.

Quindi, già immagino quello che ci potrà essere nel submaxiemendamento che avete impiegato dodici ore per scrivere.

Sicuramente ci lascerete un po’ di tempo per capire che cosa ci avete inserito. 

Vi devo fare pure i complimenti, perché siete proprio bravi.

È difficile trovare le peculiarità e i regalucci che fate territorialmente.

Il Piano è un piano generale, che riguarda tutto il territorio.

È veramente difficile andare a scovare le singole peculiarità.

Si riconoscono, perché chi conosce il territorio sa quali sono le spinte che arrivano da determinate categorie.

Quindi, sicuramente, leggendo una norma che, guarda caso, magari calza, veste…

Invece di vestire i vincoli…

Ho imparato in questa esperienza che nel gergo tecnico tra Ministero, Sovrintendenze, direzioni competenti in materia di tutela del paesaggio si usa la terminologia “vestire il vincolo”, che è quello che dovrebbe fare un Piano.

Voi, invece di vestire i vincoli, vestite ad hoc determinate situazioni per aggiustarle. »

… Avete detto: no, noi non possiamo andare avanti con il piano oggetto dell’intesa, perché quello non è stato pubblicato, e se portiamo avanti quello ci saranno una marea di ricorsi che ci faranno i privati perché non è stato pubblicato, dovevamo pubblicarlo. Come se non aveste tutto il tempo di farlo, visto che abbiamo sei mesi, ancora, fino alla scadenza dell’ultima proroga prevista a febbraio 2020.

… Restiamo in attesa di capire e leggere, anzi chiediamo una sospensione per leggere anche il D12/01, visto che questo consiste nella riscrittura della delibera, per capire che cosa avete cambiato rispetto alla parte delle premesse del deliberato, perché poi il submaxiemendamento riguarderà sicuramente il Piano nella sua consistenza.

… Inoltre, sempre rispetto all’ordine dei lavori, le chiedo non soltanto di sospendere e darci il tempo di leggere la delibera, ma anche che sia presente la maggioranza e soprattutto il Capogruppo del PD, perché qualcuno ci dovrà dire che cosa avete fatto in queste dodici ore, perché vi sono servite dodici ore e perché non ci avete detto dodici ore fa che voi avevate da fare, vi dovevate riunire, politicamente dovevate prendere delle decisioni.

Ci mandavate via, ognuno aveva degli impegni, aveva del lavoro da portare avanti, ritornavamo domani, dopo che voi vi eravate fatte pure ottanta ore di maggioranza e di accordi, non so quello che avete fatto in queste ore.

Per cui, voi facevate quello che dovevate fare e a noi ci mandavate via, Presidente, invece di tenerci qui non si sa bene a fare che cosa, non si capisce a che cosa sono servite queste dodici ore.

E non c’è stato un Capogruppo di maggioranza che ha avuto la decenza di alzarsi, perché doveva essere qua, doveva essere il primo a intervenire, e dire: guardate, ci è servito del tempo per metterci d’accordo per fare questo, questo, questo e questo.

Ci relazionava, ci diceva perché sono state necessarie dodici ore per scrivere qualcosa che avevamo detto due giorni fa.

Potevate accogliere la pregiudiziale, facevate il percorso con il MiBACT e ci rivedevamo qui a settembre con un piano che era stato pianificato senza problemi di sorta e si andava avanti.

Del resto, tutti vogliamo un piano, ma non questo, non quello oggetto di trattative, non quello che viene scritto, riscritto, subemendato ri-subemendato, che ha delle contraddizioni in termini, del quale si è perso anche il filo e non si capisce più né capo né coda. 

Possiamo pure ascoltare l’Assessore, ma su questi banchi manca la ciccia.

Noi vogliamo vedere il submaxiemendamento che cosa contiene, se c’è, dov’è, se ce la fate a farlo, se vi siete messi d’accordo, se l’avete chiuso, se non l’avete chiuso, se lo state ancora scrivendo.

Fateci capire di che morte dobbiamo morire.»

Il Presidente di turno ha fatto sapere che «la Giunta ha depositato anche il subemendamento sulle norme tecniche, che è in fotocopia. Occorre il tempo tecnico di poterlo distribuire».

Ha chiesto quindi di parlare il consigliere Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia):  «Io l’ho già detto prima: il tema è che normalmente, quando si convoca una riunione, e noi siamo stati testimoni di questo, ovviamente ci sono dei tempi da rispettare.

Tra l’altro, faccio notare anche agli uffici – non so se questa può essere una tematica anche per quanto riguarda la Segreteria del Consiglio – che il Consiglio era stato aggiornato alle 22,30, dopo le 22,30 si è arrivati in Aula direttamente quasi all’una, senza aggiornare la seduta d’Aula, e non so se è un comportamento che può essere corretto o può essere un oggetto che può invalidare la seduta, perché credo sia un atto totalmente scorretto.

Scorretto non perché noi non vogliamo dibattere e discutere il PTPR.

Non stiamo dicendo questo.

Diciamo che tranquillamente, arrivati al momento, dopo qualche ora in cui gli uffici hanno lavorato…

Anzi, ringrazio gli uffici che hanno lavorato e stanno ancora lavorando redigendo e correggendo, perché sono temi molto tecnici, molto difficili, da approfondire, quindi ci vuole una certa valenza e anche del tempo.

D’altronde, se uno commette un errore e scrive una cosa sbagliata, ci sono conseguenze difficoltose. I cittadini e il Ministero possono fare ricorsi, ci possono essere dei danni.

Anche questa è una responsabilità.

Avete, in qualche modo, “costretto” o comunque compulsato gli uffici talmente tanto che sono arrivati a fare un emendamento, immagino, stanchi di ore, ore e ore di lavoro e giorni e giorni di lavoro e di pressione, perché magari sono settimane, mesi che stanno lavorando al PTPR, e oggi sono arrivati a portare questo documento.

….C’è un discorso anche di rispetto.

La convocazione di oggi era alle 10,30.

In pratica, dalle 10,30 alle 01,18 ‒ al momento in cui vi sto parlando ‒ abbiamo, sì e no, votato… Non so se siamo arrivati a votare 50 80 emendamenti, una cosa simile.

Ci siamo fermati circa alle 12,30 e siamo ripartiti all’una di notte.

Penso sia ragionevole che qualcuno, nel frattempo, potrebbe aver avuto altri impegni, fatto altre cose, voleva magari assistere al Consiglio.

… Non abbiamo avuto la possibilità di vedere il Presidente che, in qualche modo, collaborava con il Consiglio regionale a votare il PTPR. 

Penso che sia un fatto molto grave, da stigmatizzare. Non può accadere mai più. Questo deve essere da insegnamento.

Credo sia importante.

Mi unisco a quello che dicevano i colleghi.

Adesso questi documenti che noi abbiamo dobbiamo vederli in bella, dobbiamo avere il tempo per studiarli, per poterci esprimere.

Non è che uno può lavorarci per tante ore, tanto tempo e poi li andiamo a votare in cinque minuti.

Penso sia un atto di responsabilità.

…. Adesso c’è il problema di andare a casa e tornare, ma se uno fa il Consigliere regionale andare a casa e tornare in Consiglio regionale penso sia anche normale.

Se lo deve aspettare.

Domani, tra l’altro, non è sabato o domenica.

Domani è un giorno lavorativo.

Se sospendevamo alle 18, alle 19, al massimo alle 20, si tornava ormai oggi, stamattina, tra poche ore, a discutere del PTPR. 

Non penso che sarebbe stata una cosa così scandalosa accogliere le nostre proposte.

Per questo c’è il nostro sdegno.

Le cose possono essere fatte in modo ordinato e arrivare allo stesso momento.

Non dico arrivare freschi, perché sono temi anche complicati e difficili, però tranquillamente, credo che arrivare la mattina alle 10-10,30, alle 11 e poter discutere di questo in trasparenza.

Si parla tanto di streaming, di collegamento dei cittadini; e poi vediamo un piano che ha durata magari ventennale, quindicennale, venticinquennale, non sappiamo quando ci rimetteranno le mani, e noi lo votiamo alle 2, alle 3, alle 4 di notte, non si capisce il perché, francamente.

Perché bisognava arrivare di giovedì notte e non di venerdì mattina? 

La grande pensata della maggioranza, quindi, sarebbe quella di votare qualche ora prima, questo documento.

Penso che sarebbe stato ragionevole votarlo il venerdì mattina o il venerdì pomeriggio.

Non sarebbe sicuramente successo nulla, perché aspettare 25 anni e un giorno, o 25 anni e un giorno e mezzo, non cambierebbe nulla, penso, dei destini della Regione Lazio.

… Io penso, Presidente, che un atto di responsabilità, oggi, verso i colleghi, verso le persone che hanno sacrificato tutta la giornata, verso i dipendenti che hanno lavorato tante ore, sia per assistere il Consiglio, sia per fare questi documenti, sarebbe opportuno, come abbiamo chiesto più volte, sospendere il Consiglio, darci la possibilità di studiare i documenti e tornare serenamente domattina, per poter votare, discutere, fare le dichiarazioni di voto, commentare gli emendamenti, i subemendamenti, tutto quello che volete, gli ordini del giorno, e andare alla votazione.

.. Tanto che poi questi documenti che arrivano credo che debbano essere un minimo valutati, studiati, non è che è facile esprimere dei pareri.

O uno uno dice aprioristicamente, se sono della maggioranza: voto a favore, oppure, se sono opposizione, voto contro, ma francamente è una cosa che non ci appartiene.

Vogliamo entrare nel merito, essere corretti verso tutti……

Francamente il fatto di assistere a undici ore di interruzione, tra l’altro con un’interruzione di tre ore circa che non è stata spiegata, non si sa da nessuno perché uno sospende il Consiglio…

Penso che oggi ci sia stato il Guinness dei primati di aggiornamento del Consiglio, presidente Buschini.

Abbiamo battuto ogni record: dodici ore di sospensione.

Neanche in Guatemala fanno queste cose.

Non penso sia una cosa normale da questo punto di vista.

In Venezuela nemmeno il presidente Maduro fa queste cose, oppure Pirozzi quando faceva il Sindaco di Amatrice che faceva tutto…

Scherziamo, ovviamente.

Buttiamola sul ridere.

Però, francamente da questo punto di vista ci è sembrato assurdo e irrispettoso.

Voi dovete capire che non è perché governate dovete mancare di rispetto all’Aula, ai dipendenti, ai Consiglieri.

Noi non vogliamo mancare di rispetto a nessuno.

….. È francamente singolare che oggi ci troviamo, all’una e trenta di notte, Presidente, con il documento che adesso, all’una e trenta, si sta distribuendo.

Ragionando sul documento, immagino che si darà la possibilità, Presidente, di studiarlo.

Presidente, ce l’ho con lei.

Immagino che ci sarà la possibilità di studiare questo documento.

Quindi, si darà ai Consiglieri regionali qualche ora, presuppongo, per verificare la bontà di questi documenti.

… Quindi, chiediamo al Presidente di darci il tempo necessario per verificare il subemendamento. I documenti ci sono stati appena portati.

Chiediamo al Presidente di dare questo tempo e aggiornare il Consiglio a domani, anzi a stamattina, chiedo scusa, per dare anche la possibilità ai Consiglieri, ma soprattutto ai dipendenti del Consiglio regionale, tutti, di andarsi a riposare e tornare freschi domani per dare il contributo che ci danno sempre.» 

È poi intervenuto il Presidente della Commissione Urbanistica Marco Cacciatore (M5S) per affermare che «secondo me allora giunti a questo punto, io non chiedo nessuna sospensiva.  Chiedo che ci sia assolutamente il tempo congruo, quindi una sospensiva temporanea per poter analizzare gli atti, attendendo la distribuzione definitiva, più corposa e determinante, quella sulle norme tecniche attuative.»

Secondo invece il consigliere Sergio Pirozzi (Pirozzi Presidente) «vista l’ora, io propongo, sempre per essere molto più sereni, perché le ore tarde possono anche fare uscir fuori dai gangheri, uno non dorme, si innervosisce, visto che i dipendenti della Regione hanno lavorato fino a tardi, e questo è stato riconosciuto da tutti, secondo me se ci aggiornassimo a lunedì sarebbe cosa buona e giusta.

Anche perché è chiaro che dovevamo presentare tutto alle 22,30, si è ritardato, adesso è tardi, e anche con la poca lucidità che ognuno di noi ha, perché ci siamo innervositi tutti in qualche maniera, chi ha dovuto giustificare la propria assenza con le mogli, le mogli non ci credono, abbiamo dovuto mandare le foto, perché c’è pure questo, altrettanto i mariti per le donne perché c’è una parità, secondo me se spostiamo a lunedì è cosa buona e giusta e ci tranquillizziamo tutti. »

Anche la consigliera Francesca De Vito (M5S) ha chiesto «non solo di arrivare a domani, e non solo di arrivare a lunedì, ma di arrivare a quel tempo che ancora ci viene consentito, dei prossimi sei mesi, perché qualsiasi azione si va ad intraprendere questa notte, è un’azione che comunque rischia tranquillamente, come anche molti membri della maggioranza oggi mi hanno detto, di essere impugnata.

Francesca De Vito

Allora è una notte che ci sta snervando, è una notte che ci mette in tensione perché, ripeto, sta vanificando tutto il lavoro che una Commissione ha fatto per mesi.

In base a quale principio e a quale rispetto? ».

A difesa dell’operato della maggioranza si è pronunciato il consigliere Marco Vincenzi (capogruppo del PD) nel seguente modo: «Riparto dallo svolgimento dei lavori del Consiglio, così come concordati nella Capigruppo, che ha fissato la data del Consiglio nei giorni di lunedì, martedì, mercoledì e giovedì, con orari stabiliti e con l’indicazione della giornata di giovedì fino a conclusione dei lavori, quindi fino all’approvazione della delibera.

Marco Vincenzi

Ad oggi, siamo ancora nel solco di quell’ordine dei lavori che ci siamo dati nella Conferenza dei Capigruppo, lavori che, nello specifico, come abbiamo visto, hanno avuto questo sviluppo: una delibera che ha registrato, tra emendamenti e subemendamenti, 2.600 atti, che necessitano di essere discussi e votati.

Abbiamo comunicato, come maggioranza, a tutti i Capigruppo delle opposizioni ‒ tutti, nessuno escluso ‒ la volontà da parte della Giunta di presentare il maxiemendamento per consentire, effettivamente, la chiusura dei lavori nella giornata di giovedì o venerdì, così come si era concordato nella Capigruppo.

Tutti i Capigruppo ‒ nessuno escluso ‒ di opposizione hanno chiesto di conoscere il subemendamento o, meglio, i quattro subemendamenti e anche di poterli discutere, almeno su alcuni punti rilevanti.

…. Le tredici ore, personalmente, le ho passate interamente a discutere con i Consiglieri di questo Consiglio regionale, prevalentemente delle opposizioni, debbo dire.

Le discussioni che sono state fatte all’interno della maggioranza sono state fatte prevalentemente per discutere la possibilità di aderire, accogliere o meno i suggerimenti che venivano dall’opposizione.»

Se gli interventi precedenti hanno fatto chiaramente capire di non conoscere i 4 subemendamenti ed hanno chiesto il tempo dovuto per poterli valutare, allora è fin troppo evidente che c’è stata una saldatura tra PD e diverse forze di centro-destra.

Al capogruppo del PD ha fatto eco il consigliere Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia) con la seguente significativa affermazione: «Quando si parla di accordi, intanto c’è sempre qualcuno che ha dei pregiudizi, come se l’accordo fosse chissà cosa di losco o non so cosa.

Gli incontri che ci sono stati con il Capogruppo di maggioranza, con l’Assessore sono stati fatti ‒ ha fatto bene il collega Vincenzi a ricordarlo ‒ da parte di tutti i Gruppi, da parte di tutti i Consiglieri.

Quindi, non posso accettare, Presidente, che qualcuno qui si alzi, sempre con quell’aria professorale, ma che professore non è (credo neanche assistente universitario; non credo sia nulla), e arrivi in Consiglio per dare lezioni e tacciare o dubitare che il centrodestra in queste ore abbia fatto accordi sottobanco.

… Qui nessun Consigliere regionale del centrodestra ha fatto emendamenti o ha fatto accordi sottobanco.

Abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di migliorare un testo, che chiaramente non ci appartiene, un testo di cui non condividiamo l’impostazione e la filosofia.

Siccome questo è il testo che ha prodotto questa maggioranza, abbiamo cercato di modificarlo al meglio. Qualche emendamento, qualche proposta, qualche suggerimento è stato accettato. Quindi noi prendiamo atto di questo».

È intervenuta a seguire la consigliera Valentina Corrado (M5S): «Visto che la distribuzione D10/1 ha un numero abbastanza rilevante di articoli e di pagine, perché è la riscrittura in toto del Piano, chiedo cortesemente all’Assessore di non fare un intervento generale riepilogativo di supercazzola sul Piano, ma gentilmente di spiegare e specificare, articolo per articolo quello che è previsto dal Piano, in maniera tale, visto che abbiamo un numero abbastanza elevato, e mentre stiamo ascoltando gli interventi dei colleghi, stiamo prendendo visione e lettura dei vari articoli, perché checché ne dica, il Capogruppo del PD ha fatto benissimo a specificare che una parte delle opposizioni ha scritto a più mani il contenuto del sub-maxiemendamento, noi stiamo prendendo lettura e visione di questi numerosi articoli, quindi gradiremmo che l’illustrazione da parte dell’Assessore fosse abbastanza comprensibile e specifica, e che non sia una generale illustrazione di quello che è il Piano…

Cioè, sorvoliamo sulle definizioni di Piano, andiamo sul concreto e su quello che puntualmente prevedono i singoli articoli. 

Gradiremmo quindi un’illustrazione intellegibile e completa.»

A questo punto ha preso la parola l’Assessore Massimiliano Valeriani per fare la seguente dichiarazione: «Io credo che sia giusto rivendicare questo elemento [di rispetto, ndr.] perché altrimenti rischiamo di dare adito a chi pensa che abbiamo fatto tutto di nascosto, tutto di fretta, perché avevamo qualche cosa di misterioso da nascondere.

Invece, non è assolutamente così. 

… In queste ore abbiamo tenuto conto del punto di vista di tutti.

Tutto si può dire tranne che questo Piano alla fine sarà un atto di prepotenza nei confronti di qualcuno.

Io deludo la consigliera Corrado: non farò una disamina di tutte le norme.

Questo poi sarà il dibattito, se ci sarà, a puntualizzare alcuni elementi.

Vede, noi riproponiamo il testo così come uscito dalla Commissione, con alcune importanti innovazioni, che adesso dirò, e poi con diversi suggerimenti, dentro sempre il perimetro delle norme superiori e del Codice, che abbiamo ritenuto giusti e legittimi da accogliere. 

Non facciamo nessuna operazione avventata.

Il Piano contiene tutti i vincoli condivisi con il Ministero e diamo mandato alla Giunta di porre in essere – questo sta scritto nella delibera – gli atti necessari per la stipula dell’accordo con il Ministero, il famoso articolo 143, sempre evocato, dopo la fase pubblicistica.

Cosa dopo la fase pubblicistica?

La pubblicazione di tutte quelle parti contenute nel protocollo d’intesa del piano copianificato che non sono state oggetto di pubblicazione.

A questo ci riferiamo.

Intanto approviamo il Piano adottato del 2008, con tutte le correzioni che abbiamo ritenuto di apporre, con tutti i vincoli concordati in questi anni con il Ministero, con tutte le evoluzioni normative, con gli aggiornamenti fino al 2018.

Quindi, su questo siamo assolutamente tranquilli.

C’è stata una cosa importantissima che è emersa durante il dibattito, di cui voglio rendere onestamente merito a chi l’ha sollevata, che ha fatto riflettere la Giunta, la maggioranza nel prenderne atto, ed è stata la scelta di rivedere la volontà di recuperare quelle famose 445 osservazioni che al tavolo di copianificazione erano state giudicate da noi Regione Lazio in modo positivo, mentre il Ministero le aveva giudicate negative.

Nell’impeto di voler recuperare, perché consideravamo il lavoro dei nostri uffici un lavoro importante, da apprezzare, da difendere e da rivendicare, abbiamo ritenuto quell’elemento un elemento di potenziale fragilità per l’impugnativa dell’atto, perché quello è l’unico elemento di discordanza che si è prodotto al tavolo di copianificazione con il Ministero.

Quindi, rendiamo atto a questa discussione che nell’atto questa parte non c’è.

Così come si è tanto discusso della tutela del centro storico di Roma.

Abbiamo assunto quell’impegno, che era stato annunciato in più occasioni da parte mia, di trovare una soluzione.

Noi non stralciamo il comma 17 dell’articolo 43 delle norme, ma lo rimoduliamo, lo riscriviamo e assegniamo alla Sovrintendenza del Comune di Roma, in collaborazione, in coabitazione con il MiBAC, la facoltà e l’onere di esprimere la paesaggistica per conto della Regione Lazio.

Perché lo deleghiamo?

Perché ci siamo posti il tema di non appesantire i cittadini di Roma da una triplicazione dei passaggi.

Noi non possiamo revocare un protocollo vigente che autorizza e consente al MiBAC e alla Sovrintendenza di esprimere un parere obbligatorio, ma non vincolante.

Non ne avevamo la possibilità, riportando in capo all’Amministrazione regionale la disciplina del Comune di Roma, come tutti gli altri 377 Comuni.

Per evitare un appesantimento di un triplice pronunciamento, abbiamo considerato più utile, affrontando il problema e ripristinando la tutela paesaggistica, consentire al Comune di Roma di esercitare in modo delegato questo principio.

….Insomma, abbiamo fatto tante piccole correzioni che, secondo noi, erano condivisibili, moltissime delle quali sono arrivate dalle forze politiche di opposizione. Penso che questo sia l’elemento più importante quando si parla di rispetto».

Il Presidente della VIII Commissione Ambiente Valerio Novelli (M5S) ha fatto la seguente richiesta: «Vorrei chiedere una sospensione perché io devo, comunque sia verificare quello che sta scritto su queste 50, 60, 80 pagine.

Valerio Novelli

Pensiamo di dover avere tutti quanti la necessità di un tempo congruo, come ha detto l’Assessore, per verificare effettivamente il contenuto di questo maxisubemendamento.

Voi ci avete messo dodici ore, date il tempo anche noi di verificarlo.

Abbiamo iniziato mentre c’erano gli interventi, però vorremmo avere un minimo di tempo per studiarlo».

Alle ore 02,37 è stata sospesa la seduta, poi ripresa alle ore 03,16 sotto la presidenza di turno del cons. Giuseppe Emanuele Cangemi (Gruppo Misto) che a norma di Regolamento ha concesso in modo molto rigido 10 minuti agli interventi dei Capigruppo e 5 minuti a quelli dei consiglieri.

Giuseppe Emanule Cangemi

La consigliera Valentina Corrado (M5S) ha fatto il seguente intervento: «Presidente, innanzitutto chiediamo un po’ di tempo in più perché, Presidente, per quanto non ci siamo scollati dalle sedie da quando è arrivata la distribuzione non abbiamo finito l’esame del Piano che avete sostanzialmente riscritto e sul quale artatamente l’Assessore ha evitato di dire, perché nella sua relazione ha detto “io non mi soffermerò su ogni articolo perché sostanzialmente è rimasto invariato”, che è cambiata qualcosina, perché siamo tornati indietro sulla questione delle 445 osservazioni sulle quali non eravamo concordi con quello che aveva previsto il Ministero, ma si dimentica di dirci, l’Assessore, che alcune delle modifiche più rilevanti si trovano all’articolo 14 del Piano, dove in particolare si introduce il comma 3bis, il quale sostanzialmente, benché lui stesso abbia ribadito in quest’Aula che tutto ciò che concerneva l’edilizia con il Piano non aveva nulla a che fare e che i pazzi eravamo noi che prevedevamo di vedere l’inserimento di interventi afferenti all’edilizia in questo Piano, eravamo noi a immaginare norme che mai sarebbero arrivate in un Piano che riguarda la tutela del paesaggio, dunque comma 3-bis introdotto con il vostro submaxiemendamento, anche probabilmente comma 3-bis ribattezzato “norma Ciocchetti”, dice: “fermo restando l’obbligo a richiedere l’autorizzazione paesaggistica e nel rispetto delle modalità di tutela del Capo III delle presenti norme, per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente sono sempre consentite, anche in deroga alle disposizioni di cui alle presente norme”.

Qui già vi contraddite, perché dite che bisogna obbligatoriamente chiedere l’autorizzazione paesaggistica e rispettare le modalità stabilite dal Capo III di questo piano, ma in deroga comunque alle disposizioni di cui alle presenti norme, quindi anche al Capo III che voi richiamate, sono consentiti che cosa?

Gli interventi previsti dalla legge regionale n. 7/2017, che è la famosa legge sulla rigenerazione urbana e il recupero edilizio, anche noto come nuovo Piano Casa, relativi alla rigenerazione urbana degli edifici delle aree urbanizzate ricadenti nel paesaggio degli insediamenti urbani.

Poi alla lettera b) c’è la marchetta ai titolari delle concessioni demaniali, perché si parla degli interventi previsti all’articolo 9 rispetto ai manufatti edilizi che ricadono nelle aree demaniali e lacuali.

Poi alla lettera c) ci sono le marchette alle strutture ricettive, invece, perché qui, sempre in deroga alle disposizioni del PTPR, sono consentiti gli interventi previsti dal Piano Casa relativi alle strutture ricettive all’aria aperta.

Non è finito, perché non c’è soltanto l’introduzione del comma 3-bis, ma c’è anche un’altra introduzione, e l’Assessore – sarà forse per la stanchezza – si è dimenticato di dirci anche questo nell’illustrazione del provvedimento.

Precisamente si è dimenticato di dirci che viene inserito un articolo 14-bis, dove è previsto che, con deliberazione di Giunta regionale, su proposta dei Comuni interessati, possono essere individuate porzioni del territorio all’interno delle quali, in deroga alle discipline, ovviamente, del PTPR, possono essere ricostruiti gli edifici, legittimi e/o legittimati, con variazione di sagoma. Assessore, per me che sono ignorante in materia, mi spiega perché si è resa necessaria questa modifica?

…. All’articolo 15 è disciplinata l’errata perimetrazione dei vincoli.

Non so perché, su questo chiedo chiarimenti, è stata eliminata, rispetto alla previsione precedente, anche l’applicazione di questo articolo rispetto all’incerta perimetrazione dei vincoli, cosa che prima era prevista, e viene modificata la procedura prevista prima, nella vecchia formulazione.

Nella vecchia formulazione era previsto che la Giunta provvedeva alle rettifiche delle perimetrazioni del PTPR secondo le procedure previste dalla legge regionale n. 24/98, con i termini ridotti a metà.

Questa procedura viene eliminata.

Non se ne capisce la ragione.

Così come sparisce il comma 3, e questo potrebbe essere un problema.

Il comma 3 della vecchia formulazione chiudeva la procedura per intervenire in caso di errata perimetrazione dei vincoli e prevedeva che era la Regione che provvedeva alle rettifiche, dopo che i Comuni segnalavano.

Adesso questa previsione non c’è più e, di fatto, rimane la fase di segnalazione da parte dei Comuni, ma poi non si capisce chi deve effettuare la perimetrazione.»

Sui lavori del Consiglio è intervenuto il cons. Davide Barillari (M5S) nel seguente modo: «Ci avete consegnato un documento.

Davide Barillari

Noi dovremmo leggere 206 pagine.

Ci avete dato venti minuti.

Questo significa che abbiamo sei secondi per leggere ogni pagina di questo documento.

È umanamente impossibile. 

O qui stiamo giocando, quindi dobbiamo approvare una cosa che neanche abbiamo il diritto di poter leggere, oppure ci fermiamo, ci date cinque, dieci, venti minuti in più e possiamo leggere questa roba.

Io non posso neanche entrare nel merito, non posso neanche capire cosa c’è scritto perché in venti minuti è impossibile leggere un atto. 

Se c’è una democrazia in quest’Aula, se c’è un rispetto delle opposizioni, se c’è un minimo di buonsenso, alle tre di notte avere sei secondi per leggere ognuna di queste pagine è impossibile. Come Consigliere regionale mi sento leso in un mio diritto.

Spero che gli uffici, che sono così attenti ai Regolamenti, tutti questi grandi tecnici che potrebbero lavorare su questi documenti ci possano aiutare a comprendere in sei secondi cosa c’è scritto qua dentro.

L’Assessore non ce l’ha spiegato.

Ci sono 63 articoli qua dentro, non è un documento semplice.

Quindi chiedo a qualcuno che ci spieghi nel tempo che ci vuole cosa c’è scritto qua dentro, perché io in sei secondi non posso leggere ogni singola pagina alle 3 di notte.

Si può sapere cosa stiamo facendo qui?

Stiamo votando una cosa che non possiamo neanche leggere, quindi alla cieca?

Oppure possiamo capire quello che stiamo approvando e magari essere anche d’accordo?  Chiedo di avere dalla Presidenza una conferma che fisicamente possiamo leggere questo materiale, oppure dobbiamo approvarlo come se fosse una cosa che dobbiamo approvare e basta.»

Il Presidente della X Commissione Urbanistica Marco Cacciatore ha lamentato la mancata tutela del centro storico di Roma e i seguenti altri punti del maxiemendamento: «Articolo 64.

Da legge, ci sono due anni per l’adeguamento dei PRG ai PTPR.

Articolo 145 del Codice Urbani, il decreto legislativo n. 42/2004.

Nessuno si offenda per il tono accademico.

Noi qui riportiamo tre anni, perché ci piace.

Facciamo gli sconti.

Alla fine, un Comune può avere problemi.

Chissà cosa succede in quell’anno in più.

Sinceramente sono preoccupato, perché veniamo da un decennio almeno di aggiramento di norme di salvaguardia.

Questa cosa, tra l’altro, l’avevo sentita trapelare da quella parte alla mia sinistra dei banchi dell’Aula. 

L’articolo 54 ha tolto il comma 4.

In quel comma si parlava di un’autorizzazione paesaggistica da richiedere nei casi dei Piani attuativi da parte della Regione verso il Ministero.

Da oggi in poi, in caso di Piano attuativo, la Regione non chiede più la compatibilità paesaggistica al Ministero.

Che ci frega.

Tanto la diamo per assunta.

È evidente.

Abbiamo così ben lavorato e pianificato in questi anni che la diamo per assunta.

Questo PTPR si conclude negando la richiesta, l’istanza, venuta dal sottoscritto, di non consentire gli impianti di recupero energetico, compresi i fotovoltaici.

Lo ricordo a dei colleghi del centrosinistra, mi pare fossero Ognibene e Quadrana: gli faceva onore sedere in Commissione insieme a me e al presidente Novelli, che convocammo congiuntamente sul caso di Castelnuovo di Farfa, se non vado errato, c’era anche il caso Tuscania, c’era anche la collega Blasi, quella volta, condividemmo degli atti.

È uno scandalo che il fotovoltaico venga impiantato a terra per ettari ed ettari, sui paesaggi agrari.

Si chiedeva che sui paesaggi agrari i fotovoltaici fossero ragionevolmente collocati solo sugli edifici esistenti, non più sulle serre, perché sennò c’è lo stratagemma di mettere le serre apposta per localizzarci sopra i fotovoltaici, e che il biogas e il biometano, contro i quali mi scaglio ideologicamente, lo dico apertamente, senza nessuna vergogna, non fossero ubicati nei territori di paesaggio agrario di valore e rilevante valore. 

… Anche un ignorante in urbanistica sa che questo è un territorio agrario, di valore agrario.

Perché invece questo PTPR consente questo uso?

È possibile che una Giunta di sinistra consenta questo tipo di uso?

Stessa cosa per le discariche nei paesaggi agrari di valore

A seguire è intervenuto il cons. Valerio Novelli (M5S): «io interverrò brevemente, perché mi sono impegnato su due articoli in particolare, che sono appunto il 37 e il 51.

Il 37 per quello che riguarda i piani di assetto, il 51 per quello che riguarda il discorso dell’agricoltura, essendo anche il mio ruolo di Presidente.

Tra l’altro, ho fatto tutti gli emendamenti come Presidente di Commissione. 

Mi soffermo sul 51 perché erano emendamenti a suggellare il lavoro della Commissione.

La Commissione che mi onoro di presiedere in questo anno ha portato, nell’ambito dell’agricoltura, molte innovazioni, come la 14, facendo tutto quanto il discorso della multifunzionalità, quindi anche inserendo delle classificazioni ben specifiche.

C’è il richiamo alla 38 sul piano agricolo regionale, su tutto il discorso anche della 24, quindi anche multimprenditorialità, funzionalità, tutela del territorio e quant’altro. 

Quello che chiedevo come Presidente di Commissione era quindi solo ed esclusivamente un adeguamento del PTPR alla nuova legge, visto che il PTPR è datato 2006, quindi queste innovazioni che la mia Commissione ha introdotto in questo anno, facendo un egregio lavoro, non erano state inserite, e volevamo inserire i richiami alla normativa vigente, niente di più e niente di meno, e naturalmente anche alla normativa nazionale, perché anch’essa è cambiata durante tutti questi anni, e questo anche nel rispetto della semplificazione delle procedure, quindi per quanto riguarda il DPR n. 160 sulle procedure amministrative, oppure il n. 31 del 2017 anche per il paesaggio. 

Quindi, non accettando nessun tipo di emendamento che ho presentato, perché il 51 è rimasto a questo punto intonso e immacolato, il PTPR oggi rimane indietro alla normativa esistente, vigente.

Quindi, le norme vanno avanti e il PTPR rimane indietro, ed è strano perché effettivamente noi stiamo lavorando su un atto nuovo».

La consigliera Gaia Pernarella (M5S) ha posto l’accento sui seguenti aspetti: «Non mi soffermerò su quanto già detto dai miei colleghi, perché questo PTPR ha molti altri aspetti su cui soffermarsi, però una cosa la voglio dire sul fatto di utilizzare un articolo che ha come titolo l’abbattimento delle barriere architettoniche per metterci dentro le peggiori nefandezze che questo PTPR abbia oggi.

Andiamo in deroga non solo legalizzando il Piano Casa e inserendolo all’interno di una norma di tutela del paesaggio.

Lo facciamo anche per altri settori.

Lo facciamo per gli impianti fotovoltaici, lo facciamo per gli impianti tecnologici, lo facciamo addirittura per i distributori di benzina.

Praticamente noi, in un articolo solo, di abbattimento delle barriere architettoniche, ci mettiamo dentro tutto ciò che non si potrebbe fare con una norma normale, regolare.

Quindi, siamo andati a metterli là dove non avevano alcuna necessità di esistere. 

Altra cosa su cui mi ripeto, perché forse l’ironia del presidente Cacciatore non è stata compresa, è che per quanto riguarda l’adeguamento dei Piani regolatori, che comunque la norma nazionale intende entro due anni, noi come ente sottordinato abbiamo un’unica possibilità, quella di dare tempi più restrittivi.

Non possiamo permetterci ‒ perché non siamo certo al di sopra delle norme, come invece qualcuno qui dentro crede ‒ tempi più lunghi di quelli stabiliti dalla norma nazionale.

…. A me sta bene che nelle fasce di rispetto si facciano degli interventi di servizi, come reti elettriche, idriche, di gas, ma certo non mi sta bene che una sola tipologia di attività commerciale venga infilata sotto mentite spoglie per fare ‒ questa, sì ‒ una marchetta, una marchetta che magari serve a qualcuno che ha già una costa degradata, ma che andrà ad inficiare anche delle coste tutelate, perché va in deroga alle norme del PTPR, con attività che sono già state sventate in passato proprio grazie al fatto che c’era una tutela superiore. 

Oggi questa tutela non c’è più.

Quindi, i mega impianti che vorranno costruirsi a ridosso dei SIC o a ridosso del Golfo di Minturno, per esempio, dove è stato sventato un intervento di questo tipo, da oggi saranno possibili.

Vi ringrazio per aver messo a rischio le nostre coste.

Vi ringrazio per aver permesso interventi anche in zone dove prima non erano permessi, per quanto riguarda le strutture balneari e ricettive, che adesso potranno anche essere in zone di pregio, dove prima non erano permesse.

Grazie.

Vi ringraziamo perché è questo che porterà il Lazio a un nuovo e grande splendore.»     

Il consigliere Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia) ha voluto rilasciare la seguente dichiarazione: «Chiaramente voteremo contro questo documento, che non ci soddisfa, in generale perché molte cose mancano.

Non si parla adeguatamente di sostituzione edilizia, e questo è un tema fondamentale, un tema spesso sottaciuto.

Con la rigenerazione la sinistra ha cercato di parlare di questo argomento.

Ad oggi non ci sono stati interventi, o sono rarissimi gli interventi di rigenerazione, dove le amministrazioni, sia del PD che dei 5 Stelle bloccano gli interventi, non rendono possibile effettuare queste migliorie.»

Appare estremamente significativo che ad intervenire sui 4 subemendamenti in termini sia di metodo che soprattutto di merito, oltre ai consiglieri del M5S, non sia stato nessuno dei consiglieri delle altre forze politiche, a conferma indiretta che i “giochi” erano a quel punto fatti.  

Non essendoci più iscritti a parlare, si è passati a votare, nell’ordine, i subemendamenti D10/1, D11/1, D13/1, D12/1  che sono stati tutti approvati senza nessun dibattito sui loro vari punti specifici.

Alle 4,30 di mattina sono iniziate le dichiarazioni di voto sull’intero provvedimento, dopo che il Presidente di turno Giuseppe Emanuele Cangemi ha negato ai consiglieri del Movimento 5 Stelle di fare prima le loro rispettive dichiarazioni di voto anche sui singoli subemendamenti.

Hanno dichiarato voto contrario Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia), Valentina Corrado (M5S) e Marco Cacciatore (M5S).

Il Presidente di turno ha fatto sapere che erano stati distribuiti tre blocchi uno al centrodestra, uno al Movimento 5 Stelle e uno al centrosinistra relativi agli 800 ordini del giorno ed alle ore 04,51 ha sospeso la seduta per dieci minuti, che alle ore 05,17 è ripresa sugli ordini del giorno.

La riunione della Capigruppo ha assunto l’orientamento di discutere una parte degli ordini del giorno, rinviando a una successiva Capigruppo che stabilirà una nuova seduta nella quale si discuterà il resto degli ordini del giorno presentati fino a quel momento: il presidente di turno Mauro Buschini ha pregato quindi i presentatori degli ordini del giorno di comunicare il numero degli ordini del giorno che intendo discutere nella seduta in corso, che è stata sospesa alle ore 05,18 per essere ripresa alle ore 05,23.

Dopo il voto sugli ordini del giorno il Consiglio Regionale è passato alla approvazione finale, con un voto complessivo a maggioranza con tutti gli allegati, nonché il coordinamento formale: la seduta si è chiusa alle ore 05,45 del 2 agosto 2019 ed è stata riconvocata per le ore 11 del successivo 7 agosto.

Le cosiddette “forze produttive” hanno plaudito ovviamente alla approvazione del PTPR.

Il Presidente di Ance Lazio, Domenico Merlani, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Siamo cautamente ottimisti per l’approvazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale dopo anni di incertezze.

L’approvazione definitiva del piano, avvenuta attraverso il maxi emendamento, non ha comportato un confronto ampiamente approfondito, ha però nel contempo tenuto conto di diverse proposte costruttive di Ance Lazio, che avevano come priorità la tutela e lo sviluppo del territorio, nonché lo snellimento procedurale.

La vera sfida era quella di dotarci di un piano che potesse coniugare la tutela del territorio, la valorizzazione del suo patrimonio paesaggistico storico e culturale e che contemporaneamente non ostacolasse lo sviluppo economico del Lazio.

Posso affermare che da questo punto di vista, alcune indicazioni da noi fornite sono state ritenute valide e costruttive e quindi recepite favorevolmente.

Nei prossimi giorni approfondiremo il provvedimento regionale approvato, per un’analisi più dettagliata dei suoi contenuti.»

Cia, Confagricoltura e Copagri del Lazio hanno criticato l’incomprensibile esclusione di tutte le segnalazioni di modifica all’art. 51 del PTPR (relativo alle aziende agricole che operano in aree vincolate), presentate da diversi consiglieri regionali che avevano recepito le proposte delle Organizzazioni professionali agricole: hanno manifestato «la totale contrarietà alla mancata modifica dell’art 51 che di fatto vanifica l’importanza dell’approvazione del PTPR per il settore agricolo

Emiliano Minnucci (PD) è arrivato a rilasciare la seguente dichiarazione: «È stato un percorso lungo, condiviso con tutti i gruppi consigliari, le associazioni imprenditoriali e ambientaliste, gli operatori economici e gli enti locali».

C’è da capire quali siano le associazioni “ambientaliste” che avrebbero condiviso il percorso che ha portato alla approvazione del PTPR.

L’associazione (“ambientalista”) “Territorio Roma” dal canto suo ha pubblicato sulla sua pagina facebook le seguenti sue prime valutazioni: «Il Consiglio Regionale votando il maxi-emendamento presentato dalla Giunta ha approvato definitivamente il PTPR.

Innanzitutto evidenziamo che un atto così fondamentale per la tutela e lo sviluppo del territorio è stato approvato senza un confronto di merito in Commissione e in Consiglio.

Infatti la Giunta e la Maggioranza, nella logica di approvare rapidamente e con poche modifiche il PTPR, ha deciso di procedere tramite un maxi-emendamento comprimendo il confronto con le altre forze politiche ed evitando il dialogo con le forze produttive, professionali e territoriali.

Una scelta che consideriamo sbagliata perché la materia paesaggistica meritava un ampio dibattito tra tutte le forze politiche, economiche e sociali della Regione Lazio.

In questo quadro, comunque, grazie all’iniziativa dei gruppi politici del centrodestra e di alcuni Consiglieri della Maggioranza, la Giunta ha deciso di inserire nel maxi-emendamento alcune modifiche importanti quali:

  • la messa in sicurezza degli strumenti urbanistici attuativi approvati e di quelli in corso di approvazione purché abbiano già ricevuto il parere paesaggistico (articolo 62);
  • l’inserimento degli interventi previsti dalla legge regionale 7/2017 (Disposizioni per la rigenerazione urbana e il recupero urbano) nell’impianto generale della normativa del PTPR (articolo 14);
  • le modifiche della normativa relativa alla gestione delle fasce costiere e lacuali per favorire lo sviluppo delle attività turistiche (articoli 33 e 34);
  • la definizione della procedura per consentire il recupero dei nuclei di edilizia spontanea (articolo 60).

Sottolineiamo che si poteva fare molto di più e per questo riteniamo UN GRAVE ERRORE della Giunta e della Maggioranza non aver accolto altre proposte di modifica sull’agricoltura e sulla gestione dei parchi che sono state oggetto di emendamenti da parte dei consiglieri di Fratelli di Italia, Lega, Forza Italia e Cinquestelle.

A tale proposito riteniamo sbagliata la scelta della maggioranza di non conformare la normativa paesaggistica in materia agricola prevista dall’articolo 51 alle novità introdotte nelle recenti normative regionali e nazionali perché comporterà confusione, rallentamenti e blocco nei processi autorizzativi per lo sviluppo delle attività agricole.

Al tempo stesso riteniamo sbagliata la scelta di non mettere in coordinamento la pianificazione di assetto dei parchi con il PTPR che comporterà, per rielaborare i piani sulla base del PTPR, l’azzeramento di quanto fatto dal ’97 ad oggi in materia di pianificazione di assetto.

Infine, segnaliamo con preoccupazione che non aver tenuto conto nella normativa paesaggistica della pianificazione relativa alle attività estrattive pregiudicherà gli investimenti e le prospettive occupazionali di questo settore produttivo.

Per un’analisi più approfondita sugli effetti del PTPR, vista la complessità della materia, rinviamo ad un prossimo documento più dettagliato dopo la pausa estiva.

Invieremo con mail successiva il testo delle modifiche approvate.»

Per l’associazione “Territorio Roma” il maxi-emendamento che sembra aver recepito le istanze delle “forze produttive” avrebbe invece evitando “il dialogo con le forze produttive, professionali e territoriali”.

Stupisce in secondo luogo la perfetta conoscenza delle importanti modifiche che vengono elencate in modo puntuale, benché non si evincano dal resoconto stenografico, unico strumento al momento per conoscere i contenuti di ciò che è stato approvato.

L’associazione “Territorio Roma” lamenta in terzo luogo il mancato accoglimento delle altre proposte di modifica sull’agricoltura, sulla gestione dei parchi e sulle attività estrattive, lasciando implicitamente intendere che è contraria alla accelerazione impressa dal maxi-emendamento perché  con un po’ più di tempo potevano essere approvate le suddette altre proposte di modifica.

VAS Roma si riserva di valutare quali e quante effettive modifiche siano state approvate, per accertare anche quante siano le richieste della associazione “Territorio Roma” che sono state accolte dal Consiglio Regionale in sede di approvazione del PTPR: lo farà nei giorni successivi, dopo avere analizzato tutta la documentazione approvata, con una serie di ulteriori puntate dedicate allo smantellamento del PTPR per ognuna delle suddette questioni.

Una volta venuta a conoscenza di tutto ciò che è stato oggettivamente approvato, VAS Roma di riserva di valutarne tutti gli eventuali vizi di legittimità rilevabili in termini sia di metodo che di merito (in parte già individuati dai consiglieri del M5S) e di denunciarli in tutte le sedi ritenute più opportune.  

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

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