Brasile, macchie di petrolio sulla costa: catrame soffoca uccelli e tartarughe

 

RIO DE JANEIRO – L’intera costa del Nordeste brasiliano è punteggiata da larghe macchie di petrolio che hanno finito per contaminare spiagge e scogli.

La scoperta risale al 2 settembre scorso ma solo ora si ha la dimensione dell’inquinamento e dei danni che sta provocando alla fauna marittima.

Gli esperti dell’Ibama, l’Istituto ambientale brasiliano, quelli che Bolsonaro vuole eliminare, spiegano che le macchie di greggio interessano 1.500 chilometri e si estendono a otto Stati: Sergipe, Alagoas, Pernambuco, Paraiba, Rio Grande do Norte, Ceará, Piaui e Maranhão.

Non si sa ancora da dove provenga, sicuramente non è brasiliano.

La Petrobras ha esaminato dei campioni e ha escluso che appartengano ai suoi siti.

Il materiale”, affermano all’Ibama, “è stato scaricato in mare più di un mese fa nelle acque dell’Atlantico da una nave non identificata”.

Qualcuno ha ricordato che ad agosto c’era stata una perdita dalla raffineria della Petrobras Abreu e Lima.

Ma l’impianto si trova nel comune di Ipojuca, nel sud del Pernambuco.

Quindi può arrivare solo dal largo.

La situazione è complessa anche se i tecnici dicono di averla sotto controllo.

Immagini sui social mostrano tartarughe e cormorani, oltre a gabbiani e altri volatili, imprigionati nel catrame e ormai in agonia.

Squadre di volontari e ambientalisti cercano di recuperarli, liberarli dalla coltre nera e metterli in salvo.
 

(Articolo di Daniele Mastrogiacomo, pubblicato con questo titolo il 27 settembre 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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