Valeriani: è il miglior Piano per l’edilizia che si poteva fare

 

Il PTPR (approvato in Consiglio lo scorso 2 agosto) quando verrà pubblicato sul Burl e quindi quando entrerà in vigore?

“Gli uffici regionali sono al lavoro per completare tutte le procedure amministrative richieste dal Consiglio in occasione dell’approvazione del PTPR.

Terminata questa fase, in accordo con il Mibact, si procederà poi alla pubblicazione sul Burl”.

Data l’importanza del centro storico della Capitale (area interna alle mura aureliane), nel PTPR ha previsto tutele particolari per la cosiddetta ‘città vecchia,’ come chiedono cittadini, associazioni ambientaliste e anche qualche politico regionale?

“Sulla tutela del centro storico di Roma, voglio ricordare che il (comma 17 dell’articolo 43 del) Piano paesaggistico disciplina in modo diverso il centro storico della Capitale rispetto agli altri Comuni, proprio su esplicita volontà espressa dal Campidoglio, rimandando la sua salvaguardia ad un protocollo di intesa del 2009 fra il Mibact e lo stesso Comune di Roma.

Sia nel testo co-pianificato che in quello adottato il comma 17 è identico.

In questi anni, inoltre, nessuno ha mai chiesto di cambiarlo: Comune di Roma, Soprintendenza Speciale, Mibact.

Semmai, quindi, le polemiche su una flebile tutela dovrebbero essere indirizzate verso altre istituzioni preposte ad intervenire.

Sul tema dei villini storici nel centro di Roma, inoltre, vorrei evidenziare che i progetti di demolizione e ricostruzione che interessano alcuni “villini storici” della Capitale sono stati avanzati con il vecchio Piano Casa approvato dall’Amministrazione Polverini, mentre dal 2017 è vigente la legge sulla Rigenerazione Urbana varata dalla nostra Amministrazione, che ha fissato un quadro normativo di tipo ordinario, assegnando maggiori poteri di controllo e di intervento proprio ai Comuni e alle Sovrintendenze, che hanno il compito di dotarsi, nella loro autonomia, delle misure necessarie per salvaguardare il patrimonio architettonico.

Nel frattempo la Regione partecipa al tavolo di lavoro tecnico promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma, insieme al Campidoglio, per la definizione di un intervento di tutela, che punti ad armonizzare le trasformazioni urbane, lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia dell’identità culturale dei quartieri storici di Roma.

L’avvio dell’iter da parte della Soprintendenza Speciale di Roma per vincolare alcuni edifici della Capitale, dimostra che avevamo ragione”.

Che fine hanno fatto le 22mila osservazioni al PTPR inviate in Regione da enti pubblici, società edili e cittadini e per lungo tempo oggetto di analisi da parte di Ministero e Regione?

“Molte osservazioni sono state approvate, a partire dalle oltre 1000 sulle quali c’era un giudizio positivo di tutti, ma che non venivano rese operative perché il Piano non era stato approvato dal Consiglio.

Inoltre altre migliaia di osservazioni sono state accolte con il lavoro di adeguamento delle norme ai paesaggi”.

Cosa l’ha spinta, dall’ultima versione di Piano che risale al 2016, a puntare improvvisamente alla versione di 12 anni fa, ovvero quella del 2007?

“È stata una decisione del Consiglio regionale.

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale, dopo 20 anni di attesa, era una delle priorità assolute di questa legislatura.

La sua approvazione segna la fine di un percorso iniziato nel 1999 fra Regione Lazio e Mibact, con il coinvolgimento di tantissimi Comuni, Enti locali, associazioni e privati, fornendo un contributo determinante alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio architettonico, paesaggistico e culturale del Lazio.

La nostra è la quinta regione italiana ad approvare in Consiglio il Piano paesaggistico, come impone la legge nazionale 42 del 2004.

Questo Piano paesaggistico, inoltre, non è svincolato dal rapporto con il Mibact.

Il PTPR approvato è quello adottato e pubblicato nel 2008, osservato e controdedotto, frutto di un lavoro congiunto con il Mibact a partire dal 1999.

Non solo, è un Piano che ha recepito tutti i vincoli puntuali e paesaggistici che sono stati individuati nel corso degli anni ed è aggiornato al 2018 con tutte le modifiche normative nazionali che sono intervenute.

In definitiva, il Piano adottato è stato scelto perché era l’unico già pubblicato e osservato da amministrazioni pubbliche e privati cittadini, mentre l’altro Piano avrebbe certamente generato innumerevoli ricorsi”.

Perché crede che il Mibact non si sia presentato nei mesi scorsi in Commissione Urbanistica regionale per discutere del Piano prima della sua approvazione?

“Non lo so.

Credo comunque che si debba sempre perseguire la massima collaborazione istituzionale, soprattutto quando si affrontano temi e strumenti normativi che hanno un notevole impatto sulla qualità della vita delle persone e dell’ambiente”.

Il Presidente della Commissione urbanistica regionale, Marco Cacciatore, ha rivolto nei suoi confronti varie accuse e avanzato alcune proposte sul PTPR: ha qualcosa da rispondergli?

“Come dicevo, quando si discutono questioni di grande rilevanza è possibile avere punti di vista diversi su alcuni aspetti.

Il PTPR è stato comunque frutto di un ampio lavoro di condivisione con tutte le forze politiche presenti in Consiglio, che hanno fornito emendamenti utili per migliorare il testo finale.

Non sarà perfetto, ma non era più possibile rinunciare ad avere un unico strumento di tutela nel Lazio perché ognuno voleva avere la propria versione del piano”.

Su area agricola sarà possibile costruire una discarica, un TMB o un inceneritore, come purtroppo è ampiamente avvenuto in passato?

“Con il Piano Territoriale Paesistico Regionale viene disciplinato l’uso dell’intero territorio del Lazio, salvaguardando i vincoli del paesaggio e fornendo certezze normative.

Il nuovo Piano, infatti, è uno strumento fondamentale per garantire regole chiare e univoche sulla gestione del territorio regionale.

In particolare, consentirà il definitivo superamento dei vecchi Piani Territoriali Paesistici, assicurando uniformità, trasparenza e semplificazione al sistema di tutele del Lazio.

Sui terreni agricoli non sarà possibile realizzare impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti.

Le aree idonee ad ospitare queste tipologie impiantistiche sono state individuate dalla Città metropolitana di Roma e dalle altre province del Lazio”.

Ha altro da aggiungere su tale Piano?

“Con questo Piano viene segnato un passo fondamentale per la protezione del patrimonio regionale.

Un rilevante salto di qualità nel Lazio, che consentirà di soddisfare le esigenze di amministratori locali, operatori economici, associazioni ambientaliste e cittadini, che hanno atteso da molti anni questo strumento per dare certezze, tutele e diritti, ma anche per garantire maggiore trasparenza e mettere in sicurezza il territorio della nostra Regione”.

(Intervista di Daniele Castri, pubblicata con questo titolo il 24 ottobre 2019 sul sito online “il Caffè.tv di Roma”)

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N.B. – Questo Piano paesaggistico, inoltre, non è svincolato dal rapporto con il Mibact. Il PTPR approvato è quello adottato e pubblicato nel 2008, osservato e controdedotto, frutto di un lavoro congiunto con il Mibact a partire dal 1999Oltre ad apparire in contraddizione con quanto dichiarato riguardo alla volontà del Consiglio Regionale di avere approvato la versione del 2007, ad essere  approvate non sono state le norme adottate a quell’epoca, ma quelle controdedotte assieme al MIBACT e condivise il 15 dicembre 2015 che sono state però modificate ed integrate senza coinvolgere il MIBACT.

N.B. – Il PTPR è stato comunque frutto di un ampio lavoro di condivisione con tutte le forze politiche presenti in Consiglio, che hanno fornito emendamenti utili per migliorare il testo finale – Se ci fosse stato veramente un ampio lavoro di condivisione  con tutte le forze politiche presenti in Consiglio, la Giunta Regionale non avrebbe presentato i 4 sub-emendamenti alle ore 0,30 del 2 agosto 2019 per evitare la discussione ed il voto sui circa 2.000 emendamenti che rimanevano ancora da discutere e votare: ne è una riprova il voto contrario al PTPR di Fratelli d’Italia proprio per questo “metodo” usato, oltre al voto contrario del Movimento 5 Stelle anche per il “merito” dei sub-emendamenti presentati.        

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