Messina, sequestrata una discarica abusiva di 12mila metri vicina al centro abitato: “Gravi danni ambientali”

 

Una maxidiscarica abusiva di 12mila metri a Gravitelli, in provincia di Messina, vicino al torrente e al noto eremo cinquecentesco di San Corrado, usata da ditte di costruzioni contigue ai clan.

Questo quello che hanno trovato i finanzieri del comando provinciale di Messina e del reparto operativo aeronavale di Palermo, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura.

L’area è ora sotto sequestro.

L’inchiesta riguarda ditte e società, tra queste alcune registrate come onlus, riconducibili a una coppia di 53 e 32 anni che lavora nel settore del movimento terra: i due, insieme a complici, secondo gli inquirenti scaricavano illecitamente una enorme quantità di rifiuti speciali (laterizi, cemento, ceramiche, materiale plastico, vetroresina, residui di gesso, tubazioni, profilati in pvc, frammenti di asfalto, polistirolo, pneumatici, sanitari) derivanti da attività edile nell’enorme discarica abusiva a ridosso della tangenziale di innesco dell’autostrada Messina-Catania.

Nell’ambito della stessa indagine, i finanzieri hanno anche sequestrato i mezzi pesanti, utilizzati per trasportare e scaricare i rifiuti speciali, così come mezzi da movimento terra utilizzati per creare le buche che venivano riempite con i rifiuti, poi coperte e livellate.

L’area risulta “gravemente compromessa dal punto di vista ambientale”: è scomparso, nel tempo, un intero strato montuoso, fino a 5 anni fa coperto da una fitta vegetazione, con gravi conseguenze per l’equilibrio idrogeologico.

L’illecita e grave condotta criminale – spiegano gli inquirenti – ha prodotto un deterioramento significativo e misurabile di un’estesa porzione del suolo, aggravato dalla circostanza come la discarica oggi sequestrata risulti attigua al villaggio Gravitelli, situato nella parte alta del torrente, oggi coperto, Portalegni, sulle colline ad ovest di Messina, a soli 2 chilometri dal centro cittadino”.

Poi precisano che “questo torrente attraversava l’intero centro città, lungo la via Tommaso Cannizzaro, arrivando fino al mare: un’eventuale alluvione, peraltro sempre più frequenti in funzione dei gravi cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo, facilitato nella sua forza distruttiva da colpevoli discariche abusive realizzate a monte di antichi torrenti, potrebbe agevolmente provocare, in ipotesi, fenomeni disastrosi, sulla scorta di quanto anche di recente accaduto, nell’ottobre del 2009, nei villaggi a sud di Messina, dove persero la vita ben 37 cittadini di quei centri”.

Ulteriori accertamenti dei militari del Gico e della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina hanno svelato i presunti legami della coppia a gruppi mafiosi che controllano la zona: dimostrato, secondo gli inquirenti, dal fatto che la discarica pur trovandosi in una zona abitata non sia mai stata segnalata dalla cittadinanza.

Secondo gli inquirenti, “non si esclude che tale contingenza possa trovare logica spiegazione nel possibile timore per eventuali ritorsioni, in virtù dei rapporti parentali degli indagati con il boss, ora collaboratore di giustizia, già dominante sulla zona di Gravitelli di Messina”.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 27 novembre 2019 sul sito online “Ambiente & veleni” del quotidiano “Il fatto Quotidiano”)

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