Il Covid-19 non può essere una scusa per rottamare le leggi e le protezioni ambientali. Boyd (Onu): «Irrazionale e irresponsabile»

 

Ascoltate dall’Italia, le dichiarazioni di David Boyd, potrebbero sembrare una risposta alle recenti sconcertanti richieste di Matteo Salvini di un (ennesimo) condono edilizio e fiscale tombale o di Giorgia Meloni di abbandonare l’European Green Deal per dedicare quelle centinaia di miliardi di euro all’Old Economy fossile, ma il relatore speciale Onu per i diritti umani e l’ambiente probabilmente dei leader italiani della neo e vetero destra ne sa poco o nulla, evidentemente, come dimostrano anche le iniziative antiambientaliste del molto più conosciuto Donald Trump negli Usa (e che Salvini e Meloni hanno pappagallescamente ripetuto in salsa italo/europea), l’offensiva globale contro la legislazione ambientale deve essere molto diffusa se Boyd ha sentito il bisogno di intervenire per avvertire che «Covid-19 non deve essere usato come scusa per indebolire la protezione ambientale.

Alla luce della crisi ambientale globale che precede il Covid-19, queste azioni sono irrazionali, irresponsabili e mettono a repentaglio i diritti delle persone vulnerabili».

Infatti, come conferma allarmata l’Onu, «diversi governi hanno annunciato che stanno abbassando gli standard ambientali, sospendendo il monitoraggio ambientale, riducendo l’applicazione delle norme ambientali e limitando la partecipazione dell’opinione pubblica».

E anche da tutta Italia arrivano segnalazioni di Regioni e amministrazioni comunali che approfittano dell’emergenza per accelerare procedure anomale per approvare leggi contro l’ambiente e le direttive Ue che lo difendono, varianti edilizie e opere contestate o procedere a tagli di alberi in parchi e piazze e strade pubbliche.

Secondo Boyd, queste decisioni politiche messe tutte insieme «potrebbero comportare un rapido deterioramento dell’ambiente e avere ripercussioni negative su un’ampia gamma di diritti umani, inclusi i diritti alla vita, alla salute, all’acqua, alla cultura e al cibo, nonché il diritto a vivere in un ambiente sano.

La scienza è chiara. 

Le persone che vivono in aree che hanno subito livelli più elevati di inquinamento atmosferico corrono un rischio maggiore di morte prematura a causa del Covid-19. 

Allo stesso modo, l’accesso all’acqua pulita è essenziale per impedire alle persone di contrarre e diffondere il virus.

La pandemia globale evidenzia l’importanza vitale di un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile».

Boyd di queste problematiche sembrerebbe intendersene un po’ più della coppia di capetti della destra italiana e di Trump e di tutti i suoi imitatori: è  stato nominato  relatore speciale dell’Onu sui diritti umani e l’ambiente  nel 2018 e il suo mandato scade nell’agosto 2021, è professore associato di diritto, politica e sostenibilità all’University of British Columbia, è stato consulente per molti governi sulla politica ambientale, costituzionale e dei diritti umani e ha co-presieduto i Vancouver’s effort per far diventare la città canadese la città più verde del mondo entro il 2020.

E’ membro della World Commission on Environmental Law, è un expert advisor esperto dell’Harmony with Nature Initiative dell’Onu e fa parte dell’Environmental Law Alliance Worldwide (ELAW).

L’esperto Onu ha fatto notare che «tre quarti delle malattie infettive emergenti sono “zoonosi”, il che significa che saltano da animali selvatici o addomesticati negli esseri umani. 

Questo include Ebola, SARS, MERS e ora il Covid-19. 

Gli scienziati avvertono che la deforestazione, l’agricoltura industriale, il commercio illegale di animali selvatici, i cambiamenti climatici e altri tipi di degrado ambientale aumentano il rischio di future pandemie, aumentando la probabilità di gravi violazioni dei diritti umani».

Boyd ha concluso: «Come dimostra il Covid-19, le pandemie possono minare i diritti di miliardi di persone, in particolare quelle che sono già vulnerabili ai danni ambientali, tra cui le persone che vivono in povertà, le minoranze, gli anziani, le popolazioni indigene, le donne e i bambini. La decisione miope di indebolire o sospendere le normative ambientali peggiorerà le cose. 

Invece, i governi devono accelerare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 , perché un ambiente sano è un modo efficace per prevenire le pandemie e proteggere i diritti umani.

Alla luce della crisi ambientale globale che precede la pandemia di Covid-19, gli Stati dovrebbero intensificare gli sforzi per proteggere l’ambiente, non fare un passo indietro».

Un altro esperto indipendente dell’Onu, l’argentino Juan Pablo Bohoslavsky che dal 2014 è consulente speciale dell’United Nations Human Rights Council, che prima aveva lavorato per l’United Nations conference on trade and development (Unctad), dove coordinava l’Expert Group on Responsible Sovereign Lending and Borrowing, ha detto che «gli Stati devono aumentare considerevolmente le spese che puntano a ridurre le ineguaglianze e la povertà causate dalla crisi del Covid-19 e non contentarsi di finanziare le corporation, le banche e gli investitori senza tener conto dei diritti umani o delle condizioni sociali collegate».

In una lettera inviata ai governi e alle istituzioni finanziarie internazionali, Bohoslavsky sottolinea che gli investimenti pubblici dovranno «andare anche a beneficio delle piccole e medie imprese e servir creare dei posti di lavoro sostenibili a lungo termine, fovorire prioritariamente i diritti umani e pomuovere un’economia più rispettosa dell’ambiente».

Anche l’esperto Onu per i diritti umani e il debito ricorda che «alcuni stakeholders propongono un approccio consistente nel “salvare l’economia” ad ogni costo, mettendo in particolare in gioco la salute e la vita della maggioranza delle loro popolazioni.

Questo approccio si accompagna spesso a una mancanza di entusiasmo a favore della riduzione delle ineguaglianze.

In questi termini, “salvare l’economia” significa dare la priorità a beneficio di una certa élite».

Secondo Bohoslavsky «Il pagamento dei debiti privati dovrebbero essere sospesi per le persone finanziariamente paralizzate dalla crisi sanitaria.

Durante questo periodo, i prestiti non dovrebbero maturare interessi.

Delle misure comprendenti trasferimenti incondizionati di denaro per mantenere un adeguato tenore di vita, la fornitura di rifugi di emergenza, la cessazione degli sfratti e dei tagli ai servizi di elettricità e acqua dovrebbero essere prese in considerazione immediatamente.

Le lezioni apprese dalla crisi finanziaria del 2008-2009 ci danno un vantaggio nel rispondere alle sfide attuali e future.

Sappiamo fin troppo bene che quel periodo ha visto un aumento della fame nel mondo, della disoccupazione, un forte aumento degli sfratti, dei pignoramenti, dei senzatetto, delle disuguaglianze radicate e ha spinto troppe persone. in povertà».

Per questo l’esperto Onu ha chiesto «un’immediata moratoria sul rimborso del debito sovrano dei paesi più poveri e indebitati. La ristrutturazione e la riduzione del debito dovrebbero essere adottate da tutti i creditori per garantire non solo la sostenibilità finanziaria, ma anche la salute e la sostenibilità del debito. Lo stato di necessità non è mai stato più forte».

Bohoslavsky è convinto che «gli Stati dovrebbero anche investire nei settori della produzione agricola locale su piccola scala e sostenibili dal punto di vista nutrizionale, abitativo, educativo.

Questo approccio non impedisce ai governi di agire come pagatori di ultima istanza per coprire i costi delle imprese e pagare i salari durante la crisi, se necessario.

Ma questa politica sarebbe giustificata solo se attuata con l’obiettivo di evitare una regressione dei diritti umani dal punto di vista dei diritti economici e sociali.

Gli Stati potrebbero imporre un’unica imposta sul patrimonio, ma dovrebbero anche avviare un programma di riforma più ambizioso».

Di fronte all’offensiva reazionaria per lasciare tutto come era prima, Bohoslavsky conclude che, al contrario, «questo è un buon momento per avviare seriamente riforme strutturali a favore della giustizia ridistributiva, comprese le riforme fiscali progressive, in cui ai milionari, ai miliardari e ai conglomerati delle grandi imprese viene chiesto di contribuire alla società in una misura proporzionale alla loro fortuna».

Ma questo sembra un problema anche per il cosiddetto governo “giallo-rosso” italiano.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 16 aprile 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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