Coronavirus, fase 2 e aree protette: un’occasione di sviluppo e ricerca

 

Le immagini sono straordinarie: in pieno giorno un lupo si avvicina a un nido di falco pescatore.

Il rapace lancia l’allarme, il predatore si allontana, intimorito ma più che altro curioso di spingersi dove non aveva mai fatto. 

Vincenzo Rizzo Pinna, faunista, ha catturato queste immagini nel parco della Maremma Toscana, dove dal 2007 monitora con le telecamere i nidi del falco pescatore nella costa meridionale della Toscana. 

Il lupo e il falco pescatore

La fauna selvatica si è avventurata in esplorazioni non soltanto negli spazi urbani, ma diminuita la presenza anche nei parchi e nelle riserve naturali, chi ha continuato a osservare la natura ha potuto documentare comportamenti rari: il lupo è di solito meno attivo di giorno, ma quel nido a otto metri di altezza da cui venivano i pigolii dei piccoli era molto attraente.

Il volo del falco pescatore che si mette a roteare e ribadisce il suo territorio convincono subito il lupo ad allontanarsi.

In tempi di Covid19 non ci sono turisti nel parco e le strade limitrofe sono poco frequentate, probabilmente anche per questo il lupo ha potuto allargare il suo raggio di esplorazione.

Ma le immagini ci dicono anche un’altra cosa: durante la fase di emergenza le attività di ricerca e monitoraggio nei parchi non si sono fermati, anche perché le grande aree verdi potrebbero essere una risorsa fondamentale per la stagione turistica.

Tenere sotto controllo progetti come quello sul “Falco pescatore”, nato nel 2002, ideato e sviluppato da Giampiero Sammuri, all’epoca presidente parco Maremma e oggi presidente di Federparchi e del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è indispensabile per fare sì che una maggiore frequentazioni dei parchi non incida sul loro delicato equilibrio.

Fase 2, i parchi sotto controllo

A fronte della pandemia il Consiglio direttivo di Federparchi ritiene infatti che le aree naturali protette possano svolgere un ruolo fondamentale per la ripresa delle attività nella Fase 2 e ha avanzato due proposte al governo e alla task force.

Federparchi propone di utilizzare – in tutta sicurezza e con rigorose forme di controllo – le aree naturali protette come spazio vivibile e capace di ricreare un positivo rapporto con la natura.

Per questo, però, si è già studiata una soluzione informatica che permetta, anche dallo smartphone, di collegarsi al parco di riferimento vicino a casa, di trovare gli spazi disponibili, di ottenere l’autorizzazione per un tempo controllato, di tenere le distanze di sicurezza.

La sperimentazione dev’essere autorizzata nei decreti di prossima emissione e Federparchi si rivolge sia ai ministeri più direttamente interessati come Ambiente, Salute, Famiglia, sia alla task force.
I parchi si propongono inoltre come motori di sviluppo sostenibile e chiedono perciò l’estensione delle Zone economiche ambientali a tutte le aree protette con fiscalità di vantaggio e incentivi per azioni economiche fondate sulla sostenibilità.

Ad oggi le Zea si applicano soltanto ai parchi nazionali.

Si tratta, secondo Federparchi, di uno strumento aggiuntivo per far fronte alla crisi economica che si aggiunge a quella sanitaria.

(Articolo di Cristina Nadotti, pubblicato con questo titolo il 6 maggio 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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