Desertificazione, emergenza global: il 90% dell terre a rischio entro il 2050

 

La grande muraglia verde a protezione del pianeta, la Great Green Wall Initiative dell’Onu, ha un obiettivo ambizioso: recuperare circa 100 milioni di ettari di vegetazione in 20 Paesi dell’Africa entro il 2020, perché l’area subsahariana e il Sahel sono le regioni più colpite dal fenomeno della desertificazione, anche se il degrado della terra riguarda tutti noi.

Per questo il 17 giugno le Nazioni Unite celebrano la giornata mondiale contro la desertificazione, che quest’anno pone l’accento sul “Food, Feed, Fibre”: la produzione e i consumi sono il principale veicolo della desertificazione dei terreni.

Man mano che le popolazioni diventano più grandi, più ricche e più urbane, cresce la domanda di cibo, alimenti per animali e fibre per l’abbigliamento“, avverte l’Onu.

Per avere abbastanza terra produttiva per soddisfare le richieste di dieci miliardi di persone entro il 2050, gli stili di vita devono cambiare“. 

La desertificazione del suolo si è verificata in tutto il corso della storia, ma il ritmo è diventato più veloce, da 30 a 35 volte il tasso storico, secondo i dati delle Nazioni Unite riportati dal National Geographic.

Oltre due miliardi di ettari di terreni precedentemente produttivi sono degradati“, riferisce l’alleanza per combattere la desertificazione.

Oltre il 70% degli ecosistemi naturali è stato trasformato.

Entro il 2050, ciò potrebbe raggiungere il 90% della terra.

Entro il 2030, la produzione alimentare richiederà ulteriori 300 milioni di ettari di terra, l’industria della moda prevede di utilizzare il 35% in più di terra – oltre 115 milioni di ettari, equivalenti alle dimensioni della Colombia“. 

Il rischio di un cambiamento radicale negli equilibri naturali riguarda cento Paesi nel mondo, l’Africa e l’Asia sono i continenti più colpiti.

Durante le mie esplorazioni mi chiedo spesso se un giorno tutto il pianeta diventerà un enorme deserto.

Un ciclo naturale complesso che si è sviluppato in milioni di anni lo stiamo distruggendo o peggio lo stiamo modificando per soddisfare desideri che durano un giorno invece di valorizzarlo per soddisfare bisogni che devono durare nel tempo“, ha commentato Max Calderan, il più famoso esploratore di deserti al mondo che il 2 febbraio scorso ha fatto di nuovo parlare di sé attraversando da solo i 1.100 km del deserto di sabbia più grande al mondo, il Quarto Vuoto, il Rub Al Khali in Arabia Saudita.

Cercare acqua sul pianeta Marte in contemporanea all’azione quotidiana di inquinamento della stessa diventa il simbolo della incoerenza dell’essere umano: uccidere la Madre che ci ha messo al mondo e che ancora ci nutre“.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 17 giugno 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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