Gli orti pensili e sulla sabbia di Tunisia

 

Djebba El Olia e i tradizionali sistemi agricoli ramli delle lagune di Ghar El Melh, tunisini, hanno ricevuto a metà giugno dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) il riconoscimento di Sistemi del patrimonio agricolo di rilevanza mondiale.

In altre parole l’attestato sta a significare che entrambi i luoghi coniugano nel miglior modo possibile il rapporto tra coltivazioni ed ecosistema naturale, promuovendo al tempo stesso la salvaguardia delle conoscenze tradizionali e la conservazione della biodiversità.

Questo riconoscimento nelle intenzioni della Fao dovrà essere di stimolo «per le comunità locali a fare tesoro e a preservare questo patrimonio per le generazioni future».

Le coltivazioni ramli (che significa «sulla sabbia») a Ghar El Melh, situata a 60 chilometri a nord di Tunisi, sono stati creati nel XVII secolo dalla diaspora andalusa per far fronte alla mancanza di terreni coltivabili e di acqua dolce.

Si tratta di una pratica agricola che prevede coltivazioni su substrati sabbiosi che si basa su un ingegnoso sistema d’irrigazione passiva, in cui le radici delle piante sono costantemente alimentate da acqua piovana immagazzinata, che galleggia sulla superficie del mare accompagnata dal movimento delle maree.

«Le conoscenze tradizionali preservate nei secoli consentono agli agricoltori», riporta la Fao, «di gestire appezzamenti di laguna con l’adeguato apporto di sabbia e materia organica, in modo che le coltivazioni raggiungano l’altezza corretta, consentendo alle radici di essere irrigate dall’acqua dolce senza essere intaccate dall’acqua salata».

Così, alberi da frutta e arbusti lungo il cordone lagunare proteggono dal vento e dagli spruzzi di acqua di mare gli appezzamenti coltivati, rallentando l’evaporazione e compattando la sabbia.

Altro punto a favore di questo sistema agricolo è che consente di coltivare tutto l’anno senza forniture artificiali di acqua, anche nei periodi di siccità.

Con questo sistema le piccole aziende agricole di Ghar El Melh producono patate, fagioli e cipolle.

Arroccati sulle alture del monte El Gorrâa ci sono, invece, gli orti di Djebba El Olia, che formano un sistema di agrosilvicoltura unico nel suo genere.

A 600 metri sul livello del mare, gli agricoltori tunisini hanno modellato a loro vantaggio il paesaggio montuoso, integrando l’agricoltura su terrazzamenti creati su formazioni geologiche naturali o realizzati con muretti a secco.

«Supportati da un efficiente sistema d’irrigazione, questi orti pensili», ricorda la Fao, «soddisfano per tutto l’anno il fabbisogno alimentare delle comunità locali».

Ma c’è di più.                                                                                                                        

Grazie alla tutela delle foreste d’alta quota e alla moltitudine di specie di piante presenti negli orti stessi, la zona gode di un particolare microclima.

La coltura che fa da padrona è quella del fico, alla quale si aggiungono, tra le altre, pomodori, pepe, zucche, fave, cipolle, fagioli e patate.

Anche l’allevamento di bestiame rappresenta una parte importante della biodiversità del luogo.

(Articolo di Giorgio Vincenzi, pubblicato con questo titolo il 9 luglio 2020 su “L’Extraterrestre” allegato al quotidiano “il manifesto” di pari data)

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