Citizen science e difesa degli alberi: la passione non basta

 

Lo studio “How Effective Are Citizen Scientists at Contributing to Government Tree Health Public Engagement and Surveillance Needs—An Analysis of the UK Open Air Laboratories (OPAL) Survey Model”, pubblicato su Insects da David Slawson del Centre for Environmental Policy dell’Imperial College London e Andy Moffat di Forest Research,  ha preso il via dalla constatazione che l’impatto sulla salute degli alberi degli insetti nocivi e delle malattie microbiche introdotte negli ultimi anni è aumentato e che «questo rappresenta una sfida significativa per le autorità governative e un certo numero di Paesi ha esaminato l’efficacia dei volontari nel sostenere la sorveglianza della salute degli alberi».

Lo studio descrive un progetto condotto nel Regno Unito dagli Open Air Laboratories (Opal) che ha testato la misura in cui l’opinione pubblica era motivata a partecipare alla sorveglianza sulla salute degli alberi e ha anche esaminato se i “citizen scientists” possano fornire informazioni utili agli amministratori e agli scienziati responsabili a livello nazionale della salute nazionale degli alberi. Secondo Slawson e Moffat, «i risultati suggeriscono che c’è stato un notevole impegno da parte dell’opinione pubblica, che ha completato oltre 2.800 sondaggi che coprono più di 4.500 alberi. 

Tuttavia, nonostante la progettazione dell’indagine OPAL specificamente per individui non formati, i risultati sono stati solo parzialmente utili per gli specialisti della salute degli alberi».

Lo studio, esaminati i risultati, conclude che «coinvolgere i cittadini con alcune conoscenze specialistiche esistenti è probabilmente il modo più efficace per produrre dati più affidabili. 

I cittadini comuni possono contribuire efficacemente nei momenti critici in cui è necessaria una capacità di sorveglianza aggiuntiva, a condizione che siano forniti loro orientamenti e supporto adeguati».

La pubblicazione dello studio coincide con la conclusione della consultazione pubblica del governo sulla sua strategia tree strategy for England che costituirà la base dell’impegno del governo a piantare 30.000 ettari di alberi ogni anno entro il 2025.

Il progetto Opal) è stato lanciato nel 2007 e ha coinvolto più di 650.000 persone in una serie di indagini ambientali che hanno utilizzato i “citizen scientists” per osservare un po’ più da vicino il mondo naturale circostante loro.

Slawson, che è direttore di Opal, ha spiegato a BBC News che «il censimento OPAL Tree Health era in effetti un esperimento per verificare se il pubblico potesse contribuire alla sorveglianza ‘ufficiale’.

Dato che era pionieristico, avevamo la responsabilità di rendere consapevoli dei risultati il ​​governo e le comunità di citizen science».

Nello studio i due ricercatori ricordano che «all’inizio degli anni 2010 le risorse del personale governativo per monitorare, identificare ed eliminare i patogeni erano limitate, quindi abbiamo testato l’efficacia dei “citizen scientists” per supportare queste esigenze».

All’epoca il governo conservatore britannico tentava di ridurre la spesa pubblica, con un effetto a catena sui finanziamenti disponibili per le agenzie governative, come quelle responsabili della biosicurezza britannica.

Tuttavia, l’allora premier David Cameron stava promuovendo il suo concetto di “Big Society”, incoraggiando le persone ad essere più coinvolte nelle attività delle loro comunità.

E’ in questo contesto che il Department for the environment e Forestry Commission  hanno avviato un piano d’azione che prevedeva il coinvolgimento dell’opinione pubblica.

Dato che le risorse erano limitate, si ritenne  opportuno prendere in considerazione il ruolo della citizen science nell’aiutare a sostenere e mantenere le strutture di monitoraggio e sorveglianza.

Opal, coordinato dall’Imperial College, ha formato una partnership con Forest Research (il braccio della Forestry Commission che si occupa di ricerca) e la Food and environment research agency (Fera) per lanciare, nel maggio 2013. un sondaggio sulla salute degli alberi al quale, in 6 anni, hanno partecipato circa 39.000 persone.

Più dell’80% dei partecipanti non aveva avuto precedenti esperienze con gli alberi e quasi il 60% degli alberi esaminati si trovava lungo le strade,  o nei cortili delle scuole, parchi o giardini, quindi, la maggior parte delle persone coinvolte ha deciso di fare le sue ricerche vicino a casa o scuola.

Nonostante gli evidenti limiti emersi dallo studio, Slawson è convinto che «il censimento Tree Health è riuscito a raggiungere una nuova generazione di ambientalisti, offrendo loro la loro prima esperienza sull’argomento.

Ma non ha solo aumentato la loro conoscenza e comprensione della scienza che si occupa della salute degli alberi, ha anche avuto un’influenza positiva sul loro atteggiamento e comportamento nei confronti dell’ambiente».

Il sondaggio è stato anche ritenuto un successo in termini di gamma geografica dei risultati presentati.

Ma, anche se l’indagine di citizen science ha prodotto un volume e un’ampiezza di risultati che molto probabilmente va altre quello raggiungibile da dei funzionari e scienziati professionisti, sono emerse una serie di “sfide”, compresi errori nei dati inseriti e la mancanza di verifica.

Quindi, i dati non sono stati ritenuti sufficientemente robusti per essere utilizzabili con la metodologia scientifica utilizzata nei laboratori.

Ma gli autori dello studio evidenziano che «le esperienze acquisite dal progetto hanno fornito un modello per i lavori futuri.

Primo, il successo misto di Opal nel raggiungere sia l’impegno pubblico che gli obiettivi di sorveglianza dimostra che scienziati o i responsabili politici che prendono in considerano un approccio di citizen science  dovrebbero essere assolutamente chiari sull’obiettivo generale dell’attività proposta.

Lo scopo è l’informazione pubblica, l’impegno pubblico o la sorveglianza e la scienza?

Conoscere l’obiettivo determinerà quindi la decisione su quale approccio adottare e la profondità del coinvolgimento dei cittadini nell’attività».

Lo studio conclude suggerendo che «se i futuri progetti di citizen science volessero raccogliere dati significativi, allora sarebbe  meglio sfruttare il tempo e le capacità di persone che abbiano esperienza o competenza nelle aree considerate.

Questo contribuirebbe a limitare gli errori e la necessità di un maggiore livello di verifica nei futuri progetti di citizen science».

Slawson ha detto a BBC News: «Raccomandiamo che un  cittadino comune possa svolgere un ruolo fondamentale soprattutto in tempi di crisi, quando può essere formato per un parassita o malattia specifici, coinvolto solo per un periodo limitato e tenuto a inviare fotografie per la verifica degli esperti.

Suggeriamo che lo sviluppo … di una rete di osservatori cittadini potrebbe aiutare il governo britannico a raggiungere il suo ambizioso obiettivo di formare almeno il 2% della popolazione britannica (1,3 milioni) come volontari per la biosicurezza».

(Articolo pubblicato con questo titolo l’11 settembre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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