Se gli spaghetti corrono su rotaia. “Dall’Italia alla Germania con 6 mila tonnellate di CO2 in meno”

 

In Europa tre piatti di pasta su quattro sono cucinati con prodotti italiani.

Nel vecchio continente, in particolare, il principale consumatore di penne, fusilli e spaghetti tricolori è la Germania: le nostre esportazioni in direzione Berlino hanno superato quota 350 mila tonnellate l’anno e soddisfano il 50% della domanda del Paese.

Durante la quarantena, gli scaffali della pasta nei negozi tedeschi sono stati presi d’assalto e sono stati riforniti con scorte inviate su treni speciali.

E quella ferrata potrebbe diventare la strada sostenibile prescelta dal made in Italy, visto che un marchio come Barilla, leader delle esportazioni alimentari in Germania, ha deciso di puntare sulle rotaie.
Da marzo l’azienda di Parma ha stipulato un accordo esclusivo con Gts, società italiana di trasporto intermodale che opera a livello europeo: il 70% dei suoi prodotti destinati al mercato tedesco ora viaggia in treno, invece che su gomma, attraverso l’innovativa linea ferroviaria che collega l’interporto della città emiliana con quello di Ulm, nella regione del Baden-Württemberg.

Da qui, dopo un breve tragitto su camion e dopo un percorso complessivo di 560 chilometri, la merce arriva nel magazzino di Langenau.

Volume d’affari?

Centomila tonnellate l’anno tra pasta, sughi e pesti.

Notevole, quindi, l’impatto sull’ambiente.

Grazie ai tre convogli che ogni settimana partono da Parma verso il Sud della Germania, è possibile ridurre le emissioni annuali di CO2 in media del 70% (oltre 6 mila tonnellate di anidride carbonica in meno) rispetto al trasporto su gomma.

Non solo: si evita di mettere in moto circa cinquemila Tir, aumentando la sicurezza e abbattendo le code alle frontiere.

Un passaggio importante sia per l’Italia, dove l’85% del traffico merci (circa 880 milioni di tonnellate l’anno) si muove su strada e con costi molto elevati, sia per l’Europa, dove le merci si spostano per tre quarti su gomma e per nemmeno un quinto su ferrovia.

La nuova rotta, inoltre, assicura efficienza organizzativa e una puntualità nelle consegne del 99%.

Così, nonostante la pandemia e le difficoltà nella circolazione tra gli Stati, Barilla ha potuto rifornire il mercato tedesco con regolarità.

Risultato non da poco, dato che in Germania il gruppo copre il 22% delle vendite totali di pasta e il 39% di quelle di sughi.

La richiesta, poi, è cresciuta del 50% nel primo mese di lockdown e in media del 10% nei mesi successivi.

Secondo le stime dell’azienda, questo sistema permette anche di tagliare i costi di circa il 5% rispetto al trasporto su gomma.

Se a marzo si è iniziato con due treni a settimana, da fine giugno si è passati a tre e in futuro si potrebbe arrivare a quattro, con l’obiettivo di massimizzare i vantaggi.

Ogni treno, composto da 16 vagoni su cui vengono caricati 32 container, trasporta circa 600 tonnellate di prodotti Barilla: 490 di pasta, 60 di sughi e 50 di pesti.

Per i volumi di merce e il tipo di servizio realizzato su misura, si tratta di un unicum in Europa – spiega Gianluigi Mason, responsabile Logistica Italia del gruppo – vogliamo costituire un modello, capace di conquistare settori tradizionalmente dominati dal trasporto stradale e replicabile su altre tratte“.
A Berlino, Barilla è stata premiata con il “German Logistic Award”: il suo progetto si è classificato al terzo posto tra le migliori iniziative in ambito di sostenibilità ambientale e logistica.

Ma anche in Italia il trasporto su rotaia rientra da anni nei piani del gruppo.

La tratta Ravenna-Parma, ad esempio, è stata inaugurata nel 2015 e consente di portare direttamente il grano allo stabilimento di Pedrignano.

Nel 2019, in totale, sono oltre centomila le tonnellate di grano che hanno viaggiato sui treni.

(Articolo di Anna Dichiarante, pubblicato con questo titolo il 22 ottobre 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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