E’ trascorso quasi mezzo secolo da quella fondamentale tappa verso il riconoscimento del diritto di rifiutare il servizio militare di leva e d’impegnarsi in un servizio realmente alternativo, sancito da una legge successiva e da sentenze della Corte Costituzionale.
Per chi, come me, è stato fra i primi a fruire di quella legge, i decenni trascorsi da quella data hanno consolidato l’impegno antimilitarista, nonviolento ed ecopacifista.
Al tempo stesso, purtroppo, hanno messo in risalto quanto la fine dell’esperienza del servizio civile degli obiettori di coscienza – ben lungi dall’essere stata una conquista – ha finito col depotenziare la carica contestativa di chi si opponeva alla militarizzazione della società e proponeva anche un modello alternativo di difesa: civile, popolare, non armata e nonviolenta.
Quasi 50 anni dopo, il movimento pacifista appare piuttosto indebolito ed il servizio civile attuale ha perso la sua potenzialità innovativa, mentre la professionalizzazione delle forze armate e la militarizzazione del territorio sono ulteriormente cresciute, nell’indifferenza di troppi cittadini e nell’arroganza di troppi governanti.
E’ giunta l’ora di rilanciare di nuovo le campagne antimilitariste, obiettando con la forza creativa della nonviolenza attiva all’arroganza militarista e guerrafondaia.
Una pseudo-cultura che giunge perfino a proporre oggi ai nostri ragazzi/e un ‘reality’ televisivo intitolato ‘La caserma’ , i cui toni retorici lasciano trasparire la finalità di rilancio della ‘dura ma sana’ disciplina militare…
Ma per me l’obiezione non va in pensione, per cui rinnovo l’appello a contrastare questa pericolosa tendenza, affermando il diritto di rifiutare il servizio militare, che in tanti paesi del mondo – e perfino in Europa – non è ancora riconosciuto.
https://www.serviziocivile.gov.it/…/legge-15-dicembre…
(Post di Ermete Ferraro, pubblicato il 15 dicembre 2020 sulla sua pagina facebook)
