Pomodori, peperoni, carote, ma soprattutto uva, pere e pesche. Su circa seimila campioni di alimenti di origine vegetale e di prodotti derivati da apicoltura, quasi la metà contiene residui di pesticidi, percentuale che supera il 70% nel caso della frutta. Nonostante i campioni irregolari in tutti i prodotti fatti analizzare siano appena l’1,2%, quelli senza alcun residuo di pesticidi non sono soltanto il 52%. Il restante 46,8%, invece, pur risultando entro i limiti di legge e dunque tecnicamente in regola, contiene uno o più residui. Questi i risultati presentati nel dossier ‘Stop ai pesticidi’ elaborato da Legambiente e raccolti nel 2019 nei laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. Secondo il rapporto, i pesticidi più diffusi negli alimenti in Italia sono Boscalid, Dimethomorph, Fludioxonil, Acetamiprid, Pyraclostrobin, Tebuconazole, Azoxystrobin, Metalaxyl, Methoxyfenozide, Chlorpyrifos, Imidacloprid, Pirimiphos-methyl e Metrafenone. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di fungicidi e insetticidi utilizzati in agricoltura che arrivano sulle nostre tavole ogni giorno, nonostante i consumatori stiano chiedendo prodotti sempre più sani e sostenibili. LA FRUTTA CHE MANGIAMO – Preoccupanti anche i dati del multiresiduo, che la legislazione europea considera non conforme solamente nel caso in cui ogni singolo livello di residuo superi il limite massimo consentito, nonostante diversi studio abbiano dimostrato da anni che le interazioni di più e diversi principi attivi tra loro possano provocare “effetti additivi o addirittura sinergici” a danno dell’organismo. Rispetto al monoresiduo situazioni di multiresiduo si presentano con maggiore frequenza, essendo stato rintracciato nel 27,6% del totale dei campioni, rispetto al 17,3% dei campioni con un solo residuo di pesticidi. La frutta è la categoria in cui si concentra la percentuale maggiore di campioni regolari ma multiresiduo. Ad essere completamente privo di residui è solo il 28,5% dei campioni analizzati, mentre l’1,3% è irregolare e oltre il 70%, sebbene in regola, presenta uno o più residui chimici. L’89,2% dell’uva da tavola, l’85,9% delle pere, e […]