La Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che si stima costerà 1,5 miliardi di euro è stata pubblicata dalla Sogin, grazie al nulla osta arrivato dal Mise e dal Mattm dopo sei anni di silenzio: la Cnapi è pronta infatti dal 2015, ma fino ad oggi il documento non è mai stato divulgato, probabilmente per non urtare le varie “sensibilità” Nimby e Nimto che affollano lo Stivale. Per una classe politica alla ricerca perenne di consensi a breve termine i rifiuti radioattivi rappresentano un tasto molto dolente da gestire, ma a novembre la Commissione Ue ha avviato una procedura d’infrazione nel merito ed oggettivamente sarebbe stato difficile continuare a fare melina. All’esecutivo in carica va comunque il merito di aver compiuto un passo avanti dopo oltre un lustro di stallo. «La realizzazione del Deposito nazionale – spiega il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut – permetterà al nostro Paese di tenere il passo con gli altri partner europei, che già da tempo hanno realizzato sul proprio territorio strutture analoghe, o che le stanno già progettando e realizzando. La decisione finale sulla localizzazione del sito sarà presa a seguito di un periodo di consultazione pubblica con le autorità locali e valutandone le autocandidature». La pubblicazione della Cnapi, con l’elenco dei 67 luoghi potenzialmente idonei (che non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche), dà infatti l’avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale. Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi […]