“Missili, governo opaco sui costi”

I tecnici del Senato – L’esecutivo non ha fornito dettagli sulle spese per Kiev

Di Gia.Sal, IL FATTO QUOTIDIANO 29 MARZO 2022

Il governo Draghi ha secretato la lista delle armi da inviare in Ucraina, ma anche sulle relative spese l’operazione è opaca: a certificarlo è il servizio di Bilancio del Senato.
Non c’è solo la poca trasparenza sulle armi che l’Italia ha inviato all’esercito ucraino (la lista è stata secretata e fornita solo al Copasir). Anche sui costi, il governo Draghi è opaco. E a certificarlo non è qualche gruppo pacifista, ma il servizio del Bilancio del Senato. Nel rapporto sul decreto Ucraina approvato alla Camera, i tecnici di Palazzo Madama certificano che l’esecutivo dovrebbe chiarire meglio le coperture finanziarie della cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. Il governo, per ora, ha messo in conto solo una spesa di 12 milioni di euro per gli equipaggiamenti di protezione – metal detector (8 milioni), elmetti e giubbotti antiproiettile (un milione) e relativi trasporti (3 milioni) – che oggi non sono disponibili nei magazzini della Difesa. Ma, in primis, i tecnici chiedono di avere più informazioni “in ordine alla quantità e quindi alla spesa” per elmetti e giubbotti e più in generale sui “parametri assunti per le spese di trasporto in teatro su cui non sono stati forniti ulteriori elementi”.
Poi c’è il capitolo sulle armi non letali inviate in Ucraina a titolo gratuito perché già nella disponibilità del ministero con risorse già stanziate. Su questo il servizio di Bilancio pone tre quesiti al governo. Il primo riguarda la sostituzione o meno degli armamenti inviati. Una questione sollevata il 15 marzo in commissione Bilancio dal leghista Claudio Borghi che ha chiesto al governo come intenda sostituire gli equipaggiamenti partiti verso Kiev: in quella sede il viceministro dell’Economia Laura Castelli (M5S) aveva risposto spiegando che il governo non sostituirà le armi cedute, ma i tecnici del Senato chiedono comunque all’esecutivo di chiarire se la cessione “non determini un maggior fabbisogno per la necessità di sostituzione dei beni ceduti” e “se le forze armate potranno far fronte alle proprie esigenze funzionali anche senza le dotazioni in questione”. Perplessità riguardano anche il trasporto delle armi. Se per gli equipaggiamenti di protezione sono stati stanziati tre milioni, per fucili e missili non sono stati forniti dettagli. E i tecnici chiedono al governo di specificarlo visto che “le spese di trasporto in esame dovrebbero essere ben più rilevanti” di quelle per giubbotti ed elmetti. Per questo “andrebbe fornita una stima dei relativi costi e andrebbero indicate le risorse con cui vi si farà fronte”. Infine, i tecnici del Senato criticano la mancata trasparenza sulle spese per le armi che potrebbero aumentare se il conflitto dovesse proseguire: “Andrebbero chiarite – scrivono – le ragioni della diversità di effetti finanziari previsti per le due fattispecie di cessioni a titolo gratuito” anche perché i decreti interministeriali con la lista delle armi (secretati) non prevedono “una specifica procedura di verifica parlamentare in ordine agli effetti finanziari”.

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