ESERCITAZIONE «MARE APERTO». Un’ordinanza firmata dallo stato maggiore della Difesa ha dato il via, dieci giorni fa, all’imponente manovra: 4.000 effettivi, 65 navi, caccia, reparti anfibi. Domenica manifestazione di protesta DI COSTANTINO COSSU, IL MANIFESTO 17 MAGGIO 2022 Quattromila effettivi provenienti da sette paesi della Nato si esercitano in questi giorni in Sardegna in simulazioni di guerra. Sessantacinque le navi che circondano le coste dell’isola. Impegnati anche caccia, elicotteri, sottomarini e reparti anfibi con mezzi da sbarco e veicoli d’assalto. Un’ordinanza firmata dallo stato maggiore della Difesa ha dato il via, dieci giorni fa, a un’imponente manovra, cui è stato dato il nome di «Mare aperto». Si andrà avanti sino al 27 maggio. Tre settimane di fuoco, con proiettili, bombe e missili lanciati contro litorali di eccezionale pregio naturalistico. Teatro dell’esercitazione, come sempre, i tre principali poligoni militari sardi: Quirra, Capo Frasca e Teulada. Ma stavolta lo schieramento di forze è talmente vasto che la Difesa ha pensato bene di bloccare anche altri siti fuori delle basi permanenti. Un’ordinanza della capitaneria di porto di Cagliari ha infatti vietato l’accesso a diciassette aree a mare, vicino ad alcune delle spiagge più note: Poetto, Villasimius, Cala Pira, Capo Ferrato, Porto Pino, Porto Corallo. Su questi arenili, si legge nell’ordinanza della capitaneria di porto, «sono vietati il transito, la sosta, la navigazione, l’ancoraggio di ogni tipologia di unità navale, comprese quelle da diporto, nonché le immersioni, la balneazione, la pesca ed i mestieri affini». A stagione turistica già partita, tutta la costa meridionale dell’isola ed entrambi i tratti sud delle coste orientali e occidentali sono quindi assediati dalle forze Nato. Ma i danni economici al comparto turistico sono soltanto un aspetto della questione. Mentre alcuni alti ufficiali dell’esercito – tra i quali il generale Claudio Graziano, ex presidente del Comitato militare dell’Unione europea – […]