Freddo, temporali e neve. Ma la siccità non è stata sconfitta

DI LUCA MERCALLI, IL FATTO QUOTIDIANO, 3 APRILE 2022

In Italia – La grande siccità del Nord – prima di essere attenuata dalle piogge benché in maniera non ancora risolutiva – si è fatta sentire con incendi boschivi nel Bresciano e con la portata del Po ulteriormente calata a 491 metri cubi al secondo a Pontelagoscuro (Ferrara), mai accaduto tra inverno e primavera in almeno cinquant’anni di misure. Una perturbazione è giunta finalmente da Ovest mercoledì 30 marzo, preceduta da polvere sahariana e scirocco che ha fatto danni nel Palermitano con raffiche di rara violenza (136 km/h alla stazione Sias di Castelbuono). Poco o tanto, tutto il Paese è stato bagnato, in abbondanza sull’Appennino settentrionale e in Campania (117 mm giovedì 31 nell’entroterra di Salerno). Il Piemonte, la regione più bisognosa d’acqua, invece si è dovuto accontentare di rovesci sparsi, e a Torino il quadrimestre dicembre 2021-marzo 2022 è rimasto il secondo più secco nella serie dal 1802 con soli 25 mm di precipitazioni, appena il 15% del normale e vicino al record minimo di 17 mm dello stesso periodo, avvenuto nel 1989-90. L’irruzione fredda di venerdì 1° aprile e ieri ha agitato l’atmosfera innescando temporali in molte zone padane con strade e campi imbiancati dalla grandine, dal Chierese (Torino), al Varesotto, al Padovano, mentre la neve scendeva sui frutteti fioriti talora a 500 m o fin più in basso (Aosta, Cuneo, Varese, Pontremoli, e perfino nel Nuorese, evento comunque non così raro a inizio aprile), accumulando anche 10-30 cm di manto benvenuto sui suoli secchi di Alpi e Appennini. Ci vorrà ben altro per rimpinguare fiumi, laghi e falde idriche, ma è un inizio, anche se questa settimana prevarrà di nuovo il tempo asciutto. Come reagiscono le foreste alpine ai cambiamenti climatici? Lo studio Contrasting responses of forest growth and carbon sequestration to heat and drought in the Alps pubblicato da un gruppo di ricercatori italiani su Environmental Research Letters indica che soprattutto a inizio estate siccità e calura penalizzano la fotosintesi e il prezioso sequestro di CO2 atmosferica nei tessuti legnosi, la cui crescita si riduce anche del 20 per cento nel caso del larice.
Nel mondo – Il tempo è tornato invernale in Europa. Venerdì una tardiva nevicata ha imbiancato non solo Bruxelles, Stoccarda e la periferia di Parigi, ma, più a Sud, anche Lione e la città spagnola di Pamplona, a quota 450 m. L’evento è inconsueto ma non troppo, e nelle primavere passate capitava più spesso: nella capitale francese nevicò in aprile anche nel 2008, e nel 1935 perfino il 18 maggio! Eccezionali episodi di calura stanno invece colpendo Nuova Zelanda, Nord Africa, Messico, parte degli Stati Uniti e dell’Asia, con nuovi record per marzo di 33,9 °C a Las Vegas, 25,1 °C a Lhasa, a 3650 m in Tibet, e 42,5 °C a Karachi, in Pakistan. Dopo gli eventi di dieci giorni fa, altre tempeste e tornado hanno causato distruzioni negli Usa meridionali e orientali, due vittime in Florida e 150 mila senza elettricità dalla Louisiana al Michigan. Quattro morti in una frana attivata da piogge intense in Ecuador, e non si fermano le alluvioni nel Nuovo Galles del Sud. La Grande Barriera corallina australiana ha subito un nuovo episodio di sbiancamento, il quarto dal 2016, per colpa del mare 1 °C più caldo del normale che comporta l’espulsione dell’alga simbionte, talora con la morte dei coralli e l’irreversibile compromissione di questi santuari di biodiversità marina: l’Australian Institute of Marine Science definisce “severa” la situazione in corso. A loro volta i livelli oceanici in aumento per la fusione dei ghiacciai e la dilatazione dell’acqua divenuta più calda minacciano le città costiere in tutto il mondo: tra evidenze, previsioni e possibili soluzioni, è il tema scottante dell’agile libretto Il mare che sale. Adattarsi a un futuro sott’acqua dell’oceanografo del Cnr Sandro Carniel (edizioni Dedalo).

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