Gas, il piano rinnovabili tedesco non basta

GERMANIA. L’80% di energia pulita entro il 2030 e il 100% entro il 2035, ma la svolta di Habeck non risolve nell’immediato la dipendenza dal gas russo. Il ministro delle Finanze Lindner: «Non ora». La proposta della Linke: «Cento miliardi di euro per la svolta energetica invece che per le forze armate»

Di SEBASTIANO CANETTA, IL MANIFESTO, 7 APRILE 2022

L’80% di rinnovabili entro il 2030 e il 100% entro il 2035. «È il più grande cambiamento nella politica energetica della Germania degli ultimi decenni» scandisce Robert Habeck, ministro dell’Economia dei Verdi e numero due del governo Scholz. Ieri ha presentato l’ambizioso piano per far uscire Berlino dalla gabbia delle fonti fossili fornite da Putin, rilanciando eolico e solare che oggi non superano quota 42%. Sul suo tavolo, i miliardi di incentivi già previsti nel patto di coalizione ma anche l’allentamento delle regole per installare le turbine a vento con l’obiettivo di raddoppiare la loro superficie nel Paese, dall’1 al 2%.

Tuttavia, al di là della svolta annunciata da Habeck, il governo Semaforo resta sospeso tra le dichiarazioni intransigenti dei suoi leader e la realtà che si ostina a smontarle. Anche ieri il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha ripetuto che la Germania «deve fermare l’import di petrolio e gas prima possibile», prima di aggiungere, però, che «non è fattibile immediatamente» a meno di non voler minare la stabilità sociale ed economica del Paese. «Se seguissi il cuore avremmo già l’embargo totale su tutto» si giustifica il leader dei liberali con le mani legate.

La prima a non seguirlo è la Confindustria, pronta a rinunciare al carbone russo ma non al gas indispensabile per i settori energivori come la chimica e l’automotive. «Le atrocità di Bucha richiedono la risposta inequivocabile dell’Occidente. Bene lo stop totale sul carbone di Mosca ma sul gas la situazione è ben diversa: la sospensione provocherebbe uno stress enorme per l’Ue con conseguenze imprevedibili per crescita e occupazione».

A proposito di posti di lavoro, a Berlino deflagra l’affaire della filiale tedesca di Gazprom, dopo che Der Spiegel ha rivelato «la strana storia» di Dimitri Z., professione Dj, messo a capo della succursale del colosso energetico russo per aggirare le sanzioni. Visura alla mano, a capo della società risulta Gazprom Export Business Services di San Pietroburgo che in una transazione con Gazprom Holding rivela il nome del reggente. Di fronte al deposito di soli 100 rubli ha trasferito su di sé il 100% dei diritti di voto, anche se ufficialmente si occupa solo di mettere i dischi in un club di Mosca.

Fa più notizia della straordinaria contro-proposta dei quattro leader di governo della sinistra al cancelliere Scholz: «Cento miliardi di euro per la svolta energetica invece che per le forze armate. Facciamoci riconoscere» scandisce il primo firmatario, Bodo Ramelow, presidente della Turingia, capofila dell’iniziativa di dirottare la maxi-spesa per il riarmo sottoscritta da tutti i rappresentanti della Linke negli esecutivi regionali.

«Un progetto per la sovranità energetica e la trasformazione ecologica; in altre parole, la transizione per tutti. L’approvvigionamento dell’energia è la nostra nuova sfida sociale» sottolinea Ramelow insieme al ministro della Cultura di Berlino, Klaus Lederer, la ministra dell’Economia di Brema, Kristina Vogt, e la vicepremier del Merclemburgo-Pomerania, Simone Oldenburg.

«Vogliamo essere riconoscibili nei governi locali ma anche nel nostro partito» si legge nell’anticipazione della proposta pubblicata ieri sulla Süddeutsche Zeitung, a conferma che la mossa non è una provocazione mediatica ma la mozione che verrà depositata domani al Bundesrat, esattamente durante la seduta dedicata all’ordine del giorno sul finanziamento-monstre per la Bundeswehr.

Passo da registrare sotto il profilo strettamente politico: «Questa spinta collettiva sul cambio di destinazione dei miliardi per le armi a Sinistra non si era mai vista prima» e rappresenta «il primo fischio di un gioco più lungo». Cioè forse, finalmente, il «nuovo inizio» promesso dai dirigenti Linke dopo il crollo elettorale.

In attesa dei dettagli della proposta Linke emerge comunque la linea-guida basata sul tetto massimo al prezzo del gas da fissare alle quote del 2021 e raddoppio dei fondi per il trasporto pubblico. Due forme di protezione alternative alla Difesa armata, di cui peraltro Ramelow non è certo un oppositore: «Sono a favore di un esercito ben equipaggiato».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas