“Il governo tassi i più ricchi. Battersi per il cessate il fuoco”

1° maggioil lavoro per la pace. “La gente non arriva a fine mese: non basta agire sui profitti di Eni&C., chi in questi anni ha fatto soldi sia solidale”    

DI SALVATORE CANNAVO’, IL FATTO QUOTIDIANO, 1 MAGGIO 2022

Un primo maggio contro la guerra e per l’emergenza sociale. Con un occhio al Papa e Sergio Mattarella e con la proposta di una tassa straordinaria di solidarietà a chi si è arricchito con la pandemia. Queste le coordinate che propone Maurizio Landini, segretario della Cgil.
Che primo maggio è quest’anno, Landini?
Un primo maggio molto difficile, preoccupante. La guerra sta peggiorando le condizioni di vita e di lavoro delle persone e aumentano le incertezze. Con il Pnrr si era pensato di poter aprire una fase nuova per definire un nuovo modello di sviluppo fondato su un più forte stato sociale, sulla sostenibilità ambientale dei processi lavorativi e sulla qualità del lavoro. La guerra rischia di far regredire tutta la situazione. Non è un caso che abbiamo deciso insieme a Cisl e Uil di fare oggi la manifestazione nazionale ad Assisi, città della pace. Il 1° maggio è una giornata in cui si è al lavoro per ricostruire la pace.
In che modo si ricostruisce la pace?
Certamente non investendo in armi o aumentando le spese per le armi. Vuol dire fermare questa guerra folle voluta da Putin e, come ha detto il presidente della Repubblica al Consiglio europeo, battersi per arrivare al cessate il fuoco e ridare la parola alla diplomazia assumendo come modello la conferenza di pace di Helsinki del 1975. E parlare di disarmo, coesistenza e multilateralismo.
Quel discorso di Mattarella è dunque un punto di riferimento?
Certo, altrimenti rischiamo un’escalation militare che può portarci alla guerra nucleare. Può apparire un’utopia oggi, ma credo che sia il momento di ragionare, come ha detto papa Francesco, su come si abolisce la guerra come strumento di regolazione dei rapporti tra gli Stati e le persone.
Qual è l’emergenza sociale al momento?
La gente non arriva a fine mese. Occorre cancellare la precarietà e diventa importante impedire la logica dell’organizzazione basata su appalti, subappalti, finte cooperative che in molti casi stanno all’origine degli infortuni e delle morti sul lavoro. Si continua a morire sul lavoro in modo drammatico e inaccettabile. La salute e la sicurezza sul lavoro non possono più essere considerate un costo, ma diventare un investimento e un vincolo per tutti.
Il ministro Andrea Orlando punta a un patto sociale, siete d’accordo?
Abbiamo detto con chiarezza al governo che se pensano a un patto sociale per moderare o ridurre i salari non siamo assolutamente disponibili perché in questo momento il problema è aumentare il potere di acquisto e redistribuire le risorse.
Che proponete?
Sul piano fiscale si potrebbe fare un provvedimento che decontribuisca salari e pensioni a partire da quelle più basse, intervenire poi sul bonus energia andando oltre il reddito Isee da 12 mila euro e pensare, come durante i lockdown, a una moratoria sui mutui. Occorre poi rafforzare e aumentare il fondo per il sostegno affitti per evitare sfratti e situazioni pesanti e condizionare gli aiuti pubblici alle imprese per difendere l’occupazione e stabilizzare i precari a partire dalla sanità, dalla scuola ma anche nei settori privati.
Il governo sembra voler lavorare anche sul salario minimo.
Su questo apprezzo l’approccio proposto del ministro Orlando, bisognerebbe favorire il rinnovo dei contratti nazionali sui quali, per recepire la direttiva europea sul salario minimo, chiediamo che si arrivi a un provvedimento legislativo che dia loro validità generale. Fino ad arrivare a certificare la rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali che firmano i contratti collettivi.
Una piattaforma tutta sociale, quindi?
Non solo, perché un altro tema su cui siamo disponibili a un accordo è un vero piano energetico nazionale in cui si scelga di investire finalmente sulle energie rinnovabili.
È venuto il momento di svincolarsi dal consumo di gas? Che pensa delle sanzioni?
Le sanzioni sono sicuramente uno strumento importante, ma è chiara la difficoltà per l’Europa, viste le scelte non fatte negli anni passati, di fare ora a meno del gas. Però è il momento di definire un vero piano nazionale energetico che sia in condizione nel giro di pochi anni di arrivare a un’autonomia del Paese realizzabile solo attraverso una crescita delle rinnovabili dando vita a quelle filiere produttive come i pannelli solari, impianti eolici e off-shore, risparmio energetico.
Vi sembra che il governo sia stabile? Il voto in Francia dice che la questione sociale preme sulle forze politiche.
Il disagio sociale è una realtà, non è un rischio e a maggior ragione le forze politiche che pensano fra un anno di candidarsi a governare il Paese saranno giudicate anche per quello che stanno facendo ora. È il momento di proporre una visione e fare scelte politiche coerenti.
Le sembra che Confindustria abbia un atteggiamento più aggressivo?
Trovo singolare che in questo momento si pensi che non è il momento di sostenere i redditi e il lavoro, perché in realtà sostenerli è un modo per sostenere anche la domanda interna. Mi permetto di dire poi che in questi due anni gli aiuti alle imprese sono stati dati, ora è il momento di sostenere il lavoro e le pensioni. Anche con una logica di solidarietà: chi ha di più deve farsi carico di sostenere chi è in difficoltà.
Parla di tassare gli extraprofitti?
Gli extraprofitti vanno tassati in modo significativo perché lì ci sono le risorse, ma non sarebbe grave se ai manager che guadagnano più di 600 volte lo stipendio di un lavoratore o a quel 5% degli italiani che hanno aumentato le ricchezze durante la pandemia e ai grandi capitali finanziari si chiedesse un contributo straordinario di solidarietà per sostenere questa situazione straordinaria deter minata dalla guerra.

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