La difesa da forme gravi non basta per l’obbligo DI ALESSANDRO MANTOVANI, IL FATTO QUOTIDIANO, 5 MAGGIO 2022 Nelle tabelle di uno studio sull’Italia pubblicato a febbraio sul British Medical Journal si vede che la protezione dei vaccini anti-Covid contro l’infezione tende a zero dopo 6-7 mesi almeno per gli over 60, poi scende addirittura sotto come se i vaccinati corressero più rischi dei non vaccinati. Il primo autore è Massimo Fabiani dell’Istituto superiore di sanità e lo firmano anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza. Domani, in un incontro organizzato a Roma dal deputato di Alternativa Francesco Sapia (ex M5S), presenterà quei grafici Alberto Donzelli, specialista in sanità pubblica, già dirigente dell’ex Asl di Milano, già membro del Consiglio superiore di sanità, esponente della Commissione medico-scientifica indipendente che chiede un confronto sulle strategie vaccinali e denuncia “la forte repressione nei confronti dei medici che sostengono posizioni critiche”. Altro che medici, sospendono perfino i biologi che lavorano da casa e non fanno la terza dose a 120 giorni dall’infezione dopo aver fatto le prime due.“Nei primi mesi c’è la luna di miele, con moderato effetto protettivo dall’infezione – osserva il dottor Donzelli –. Se l’osservazione si prolunga va a invertirsi, cioè i vaccinati si infettano più dei non vaccinati. Lo vediamo nei bambini tra i 5 e gli 11 anni, per i quali la dose è più piccola, un terzo, per ridurre gli effetti avversi: dopo poche settimane cresce in modo lineare l’infezione nei soggetti vaccinati con due dosi rispetto ai non vaccinati”. Ci sono varie ipotesi, compresa quella non dimostrata di un indebolimento delle difese immunitarie dopo ripetute somministrazioni. Donzelli cita uno studio sulla Danimarca e i dati dell’Uk National Health britannico secondo i quali alla fine del 2021 […]