Articolo di Claudia Coletta pubblicato il 25 luglio 2014 sul sito www.ansa.it. L’Italia è un paese rumoroso, dove l’inquinamento acustico rappresenta, ormai, uno dei maggiori problemi ambientali e che vede la metà dei comuni ancora indietro sul fronte dell’adeguamento delle norme. Questo uno dei passaggi dell’Annuario ISPRA, presentato oggi a Roma assieme al rapporto sui Rifiuti Urbani dal quale emerge un dato positivo: per effetto della crisi sono diminuiti. E al sud, un pò a sorpresa, la Campania si piazza al secondo posto tra le Regioni che fanno la differenza, differenziando quasi la metà dei rifiuti prodotti (44%), il secondo posto dopo la Sardegna (51%). Sul fronte dell’inquinamento acustico “il 42,6% delle sorgenti di rumore controllate nel 2012 ha presentato almeno un superamento dei limiti normativi evidenziando un problema di inquinamento acustico“. Una possibile risposta per arginare il problema dell’inquinamento – si legge sull’analisi ISPRA – è la classificazione acustica, che però deve essere approvata dai comuni: “al 31 dicembre 2012 esisteva solo nel 51% dei centri abitati italiani. Le regioni con la percentuale di comuni a norma più elevata rimangono Marche e Toscana (97%), Valle d’Aosta (sale al 96%), Liguria (84%), Lombardia (sale all’83%), mentre quelle che registrano percentuali inferiori al 10% sono Abruzzo (7%), Sardegna (3%) e Sicilia (1%)“. Dall’analisi si evince poi che la percentuale di popolazione residente in comuni che hanno approvato la classificazione acustica “è pari al 56,5%, con forte disomogeneità sul territorio nazionale“. Sul versante dei rifiuti urbani è confermato, anche per il 2013, il trend in calo sulla produzione rifiuti degli ultimi anni “essenzialmente dovuto alla crisi economica“. Secondo l’ISPRA “nel 2013 l’Italia ha prodotto quasi 400 mila tonnellate in meno di rifiuti urbani rispetto al 2012 (-1,3%), 2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%), un valore inferiore anche a quello del […]