NO alla trasformazione di San Nicola di Melfi in Capitale europea della monnezza con ricadute per l’intero Vulture – Alto Bradano

Associazione Intercomunale Lucania  Pro Natura.   Circolo Territoriale VAS Vulture-Alto Bradano   Comitato diritto alla salute. associazione Ambiente e Legalità

 Comunicato stampa

10 gennaio 2016

NO alla trasformazione di San Nicola di Melfi in Capitale europea della monnezza con ricadute per l’intero Vulture – Alto Bradano

San Nicola di Melfi

L’Associazione Intercomunale Lucania (A.I.L.), federata con l’Associazione nazionale Pro Natura; l’Associazione V.A.S. (Verdi Ambiente e Società) per il Vulture Alto Bradano; il Comitato Diritto alla Salute di Lavello (PZ) e l’Associazione Ambiente e Legalità di Ferrandina (MT), hanno presentato alla Regione Basilicata, all’Arpab, al Comune di Melfi, all’Area Programma del Vulture Alto Bradano e alla Prefettura di Potenza, osservazioni riguardanti il progetto di un imponente impianto di trattamento dei rifiuti, della società Ener Compost S.r.l., la cui localizzazione è stata prevista nella zona ASI a San Nicola di Melfi (PZ).

Il progetto prevede un flusso  massimo  annuo  di  rifiuti  da  trattare di oltre le 120.000  tonnellate.  

È prevista la  realizzazione di un impianto per  il trattamento  di  rifiuti  organici  di  diversa  origine, urbani  (FORSU)  e  speciali  (FORS), attraverso processi anaerobici ed aerobici (linea  1), aerobici (linea  2) e di selezione e cernita (linea 3).

Ener-Compost

Inquadramento territoriale dell’area di San Nicola di Melfi e localizzazione del sito ASI destinato alla Ener Compost S.r.l.

Nella documentazione tecnica presentata dalla Ener Compost S.r.l., la stessa viene indicata come società avente sede in Via della Stazione, Loc. Pioppo Lungo Snc a Gricignano di Aversa (CE), indirizzo analogo a quello della società Eco Transider S.r.l. quale azienda dedita allo stoccaggio e trattamento dei rifiuti umidi, conosciuta per le note vicende di opposizione nella limitrofa Regione Campania, in particolare nei Comuni di Gricignano, Carinaro e Taverola che lamentano continui disagi legati ad emissioni odorigene che avvolgono le loro abitazioni e che ha portato, nel settembre scorso, ad una imponente manifestazione organizzata dal Comitato “No puzza”.

Una manifestazione di protesta in difesa di un’aria più pulita e non maleodorante (v. https://www.youtube.com/watch?v=jh-W5Vs7A-U&feature=youtu.be). 

L’impianto presentato dalla Ener Compost S.r.l. si candida a soddisfare prioritariamente, fermo restando quanto previsto dall’art. 181, comma 5 del D.Lgs. n. 152/2006 (e ss.mm.ii.), i seguenti 28 Comuni della Provincia di Potenza ricadenti nell’area Nord della Regione Basilicata: Lavello, Melfi, Venosa, Rapone, Rapolla, Ripacandida, Rionero in Vulture, Palazzo San Gervasio, Bani, Genzano di Lucania, Cancellara, Castelgrande, Ginestra, Maschito, Ruvo del Monte, San Chirico Nuovo, Acerenza, Atella, Barile, Filiano, Forenza, Montemilone, Muro Lucano, Oppido Lucano, Pescopagano, Pietragalla, San Fele, e Tolve.  

È evidente che l’impianto non risponde ai fabbisogni del territorio coinvolto che, rispetto allo smaltimento dei rifiuti, sono valutabili in circa 6.000 t/anno.

Alcuna rispondenza è riscontrabile con il fabbisogno dell’intera Regione Basilicata, valutabile in non oltre 40.000 t/anno, in presenza di una raccolta differenziata a livelli ottimali. 

Per quanto evidenziato, è facilmente comprensibile che il quantitativo di rifiuti che la Ener Compost S.r.l. vorrebbe trattare (oltre 120.000 t/anno) è del tutto sproporzionato rispetto alla quantità potenzialmente prodotta dal bacino interessato e dall’intera Regione Basilicata in generale.

Prevedere un impianto per il trattamento dei rifiuti, enormemente sovradimensionato, si porrebbe in contrasto con il principio di “autosufficienza” per i rifiuti urbani differenziati e di “prossimità” per i rifiuti speciali, cui si ispira la normativa nazionale ed europea, indirizzato a favorire la riduzione della movimentazione dei rifiuti e quindi la riduzione dell’impatto ambientale.

Quanto previsto dalla Ener Compost S.r.l. ha un rilevante impatto ambientale da ritenersi incompatibile con il sito prescelto, in agro di Melfi, poiché collocato in un’area fortemente antropizzata sia per gli insediamenti industriali presenti, quale luogo di lavoro per circa 12.000 persone, sia per la presenza di insediamenti abitativi come la frazione di Leonessa del Comune di Melfi e San Nicola di Melfi.

Inconcepibile il mancato coinvolgimento dei Comuni limitrofi, in primis Lavello, ma anche Venosa, Rapolla, Barile, Rionero in Vulture quali Comuni inevitabilmente interessati dalla diffusione degli inquinanti e dalle emissioni odorigene i cui effetti trans-comunali non dovrebbero essere sottovalutati e/o trascurati.  

Ricordiamo che la Ener Compost S.r.l. ha già presentato, nel settembre 2014, istanza di V.I.A. ed A.I.A. all’Ufficio Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata, ai sensi dell’art. 29-ter del D.Lgs. n. 152/2006 (e ss.mm.ii.).

Due sono le Conferenze di servizi che si sono svolte, la prima il 23 luglio 2015 nell’ambito della quale l’Arpab ha rilasciato parere favorevole mentre il Comune di Melfi parere non favorevole a causa della mancanza di informazioni necessarie e fondamentali legate all’attività industriale che la Ener Compost vorrebbe porre in essere; la seconda in data 20 ottobre 2015 nell’ambito della quale il Consorzio ASI di Potenza ha rilasciato parere favorevole mentre il Comune di Melfi ha confermato il parere non favorevole anche dopo le controdeduzioni presentare dalla società Ener Compost S.r.l. rispetto alle quali il Comune ha ritenuto non superabili tutte le criticità riscontrate.

Ciò che desta preoccupazione è principalmente legato alla lavorazione dei rifiuti tramite procedimento aerobico, riguardante circa il 70% dell’intero ciclo produttivo dell’impianto, con le inevitabili e moleste emissioni odorigene incompatibili con l’area circostante il sito prescelto dalla società. Tuttavia, poiché la popolazione è sempre più sensibile alle problematiche di inquinamento olfattivo, occorre considerare che anche il restante 30% del ciclo produttivo utilizzato come biomassa per la produzione di biogas e/o biometano, contribuirà ad arrecare disturbo ai recettori sensibili più vicini quali le abitazioni rurali e i centri urbani sia pur in minore misura rispetto al trattamento dei rifiuti mediante procedimento aerobico.

Svariati sono gli impianti a biomassa per la produzione di biogas interessati da insistenti problemi di inquinamento olfattivo che portano all’esasperazione le popolazioni residenti nelle aree limitrofe (v. http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2015/03/17/news/impianto-di-biogas-scatta-la-raccolta-firme-per-fermare-la-puzza-1.11061889).

A tal riguardo, la vicinanza di importanti industrie agroalimentari come la Barilla Alimentare S.p.A., Mitica Food S.r.l., Agroalimentare Sud S.p.A., Candeal commercio S.r.l., Cargill S.r.l., Bryò S.r.l. che rappresentano il più importante distretto agroalimentare lucano, rende incompatibile la presenza dell’impianto della Ener Compost S.r.l. Le aziende agroalimentari, ricadenti nell’area di San Nicola di Melfi, rischiano di vedere compromessa la salubrità dell’ambiente nel contesto di produzione come già evidenziato dalla stessa azienda Barilla nella sua lettera di diffida.

Aspetto rilevate e per nulla analizzato è la problematica della cumulazione delle emissioni di inquinanti in atmosfera e delle emissioni odorigene.

Nella medesima area industriale sono presenti due impianti anch’essi deputati al recupero dei rifiuti biodegradabili: l’impianto a biogas e cogenerazione elettrica alimentato da FORSU della Siderbeton S.r.l. e l’inceneritore della Rendina Ambiente S.r.l., ex Fenice-EDF.

Con riferimento alle emissioni odorigene non può trascurarsi l’effetto cumulativo con altre attività, a distanza di pochi chilometri, come il Sansificio di Venosa  Inoil S.r.l. le cui molestie olfattive si avvertono a decine di chilometri di distanza con variabilità legate alla direzione e velocità del vento. “Venosa, Lavello e Melfi, paesi da tapparsi il naso” è il titolo di un articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno il 13.01.2011 (cfr. http://www.olambientalista.it/?p=6261).

Anche lo scorso 8 settembre c’è stata un’altra segnalazione e denuncia per una persistente “puzza nauseabonda” registrata nei Comuni di Genzano di Lucania, Banzi, Palazzo San Gervasio la cui causa poteva essere ricondotta ad impianti a biogas presenti nella zona (cfr. http://www.ilquotidianodellabasilicata.it/news/basilicata/740500/Una-puzza-nauseabonda—Colpa.html).

Per quanto evidenziato, si comprende quanto sia indispensabile prevedere un’analisi cumulativa per le emissioni odorigene oltre che per le emissioni in atmosfera di inquinanti, per le emissioni sonore e per gli scarichi di acque reflue.

L’analisi cumulativa si rende necessaria poiché l’attività prevista dalla Ener Compost S.r.l. non è un’attività industriale isolata, ma immette inquinanti in concomitanza con altra attività industriali anch’esse inquinanti e responsabili di molestie olfattive.

È stato chiesto il coinvolgimento di tutti i Comuni limitrofi al sito prescelto poiché subirebbero inevitabilmente gli effetti ambientali connessi al progetto di trattamento rifiuti in questione; che si fornisca, per tutte le criticità esposte, parere sfavorevole all’istanza di VIA/AIA presentata dalla Ener Compost S.r.l. ed il diniego al rilascio dell’autorizzazione per la realizzazione del progetto.

 

per le Associazioni/Comitati

Donato Cancellara, Maurizio Tritto, Nicola Abbiuso, Pio Abiusi

    

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas