La rivoluzione delle soprintendenze: nuovo valzer di poltrone e musei

 

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Scatta l’ora della “rivoluzione” delle soprintendenze statali uniche, che accorperanno archeologia, belle arti e paesaggio.

Nel Lazio saranno tre (oltre a quella speciale per il Colosseo), tutte con sede a Roma: una sarà competente per il territorio del Comune, l’altra per l’area metropolitana (l’ex provincia di Roma), la terza per il Lazio e l’Etruria Meridionale (province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo).

Ci sarà quindi, oltre a un rimescolamento di carte interno (di competenze e di personale), un nuovo cambio al vertice, a meno di un anno dalle ultime nomine.

Prima il ministro Dario Franceschini lancerà un interpello per la nuova guida della direzione generale che accorperà le ex Antichità e Belle arti e Paesaggio.

E a cascata seguirà un altro appello interno per la selezione dei tre nuovi soprintendenti, che avverrà entro giugno (Francesco Prosperetti dovrebbe rimanere alla guida della soprintendenza speciale per il Colosseo).

Poi si passerà alla “redistribuzione” del personale attuale nelle nuove soprintendenze miste, che saranno divise in aree funzionali (archeologia, belle arti e paesaggio), ciascuna con un responsabile, come in una sorta di “giunta” con “assessori” guidata dal “sindaco-soprintendente”, che darà parere unico.

La nuova organizzazione dovrebbe entrare a regime entro la fine dell’anno.

Ma sono molti i dubbi e le incognite che agitano gli addetti ai lavori, per cui la “rivoluzione” è un vero e proprio terremoto (Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato per domani pomeriggio a Palazzo Massimo un’assemblea cittadina dei lavoratori del Mibact “per discutere il decreto e programmare le azioni di contrasto”).

Prima di tutto, i confini delle aree di competenza.

Con la divisione fatta sulla carta, infatti, l’Etruria meridionale perderebbe Veio e Cerveteri.

E il territorio dell’antica Etruria verrebbe così “polverizzato”.

Un timore che il Mibact però smentisce, assicurando che la soprintendenza per il Lazio e l’Etruria meridionale manterrà le vecchie aree di competenza, anche quelle in provincia di Roma.

Ancora sono da disegnare, invece, i “confini” delle zone di cui saranno responsabili la soprintendenza speciale per il Colosseo e quella (statale) per il comune di Roma.

Altro rilievo degli esperti, quello per cui la divisione netta tra tutela e valorizzazione non avrebbe senso soprattutto nelle aree archeologiche, in cui le due funzioni sono strettamente legate.

E separarle potrebbe comportare gravi rischi per il patrimonio.

 

(Articolo di Sara Grattoggi pubblicato con questo titolo oggi 24 gennaio 2016 su “la Repubblica”)

 

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