‘Deforma’ Franceschini: il bavaglio al dissenso

 

Articolo 9 del 3.2.2016.

Se un provvedimento come questo, firmato ieri l’altro dal soprintendente archeologico di Roma, fosse uscito sotto Bondi ci sarebbe stata la rivoluzione.

Ringrazio la Cgil per avermelo fatto conoscere, e lo pubblico qua sotto.

Nota di Prosperetti.

Questa inaudita circolare vieta ai dipendenti di parlare con la stampa della ‘deforma’ del Ministero per i Beni culturali voluta da Franceschini.

Mentre la protesta si fa internazionale, mentre si avvicina lo sciopero, il Ministero non trova nulla di meglio che mettere il bavaglio agli archeologi: sarebbe come se si fosse proibito ai professori universitari di dire la loro sulla (devastante) riforma Berlinguer, o agli insegnanti di parlare della (altrettanto devastante) #buonascuola.

I funzionari delle soprintendenze non sono dei grigi passacarte, né gli impiegati di una multinazionale che deve difendere la sua immagine.

Sono, invece, ricercatori al servizio del pubblico interesse: e l’oggetto della loro ricerca è la tutela del patrimonio.

La libertà di esprimersi su tutto ciò è dunque garantita dalla Costituzione.

Noi paghiamo lo stipendio (miserabile, peraltro) dei soprintendenti perché difendano il nostro patrimonio dalle pressioni del potere politico e di quello economico.

Ora tutto questo viene spazzato via dalla Legge Madia che sottopone i soprintendenti ai prefetti, cioè ai rappresentanti del potere esecutivo.

A questo è funzionale la riduzione delle soprintendenze da tre ad una sola: perché una testa si piega, e si taglia, meglio di tre.

Il bavaglio ai soprintendenti è un altro, odioso, passo in questa direzione.

Ed è un attacco diretto alla democrazia, e agli interessi dei cittadini: perché mira a far tacere coloro che più e meglio di tutti possono spiegare come e perché la ‘deforma’ Franceschini uccide la tutela del patrimonio.

Coprire le statue antiche, imbavagliare gli archeologi: c’è del metodo, in questa follia.

 

(Articolo di Tomaso Montanari pubblicato con questo titolo il 3 febbraio 2016 sul blog “Articolo 9” del sito “la Repubblica”)

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