Gli indigeni Munduruku sono impegnati, con l’aiuto di attivisti di Greenpeace, in un’operazione informale di delimitazione delle loro terre, nel cuore dell’Amazzonia dove il governo brasiliano intende realizzare la mega diga di São Luiz do Tapajós. Un progetto devastante, che inonderà parte delle loro terre distruggendo una vasta area della foresta amazzonica. I Munduruku, che abitano la valle del Tapajós da generazioni, combattono da più di trent’anni per difenderla dalla minaccia dei megaprogetti idroelettrici. “Questa è una battaglia importante non solo per noi, ma per tutti gli abitanti del Pianeta, perché stiamo parlando di una delle più grandi foreste al mondo” afferma Juarez, portavoce dei Munduruku. Il primo importante risultato è stato ottenuto lo scorso aprile, quando l’Agenzia brasiliana per le popolazioni indigene (Funai) ha riconosciuto i territori dei Munduruku, fornendo la base legale per richiedere la sospensione della costruzione della mega diga. Questa sospensione è però solo temporanea e non equivale alla cancellazione del progetto, che avverrà solo nel caso in cui il governo brasiliano confermi la decisione del Funai di tutelare le terre Munduruku. Attivisti di Greenpeace provenienti da diversi Paesi del mondo, tra cui l’Italia, hanno raggiunto i Munduruku nel villaggio di Sawré Muybu per installare pannelli solari e aiutarli a demarcare il loro territorio utilizzando cartelli simili a quelli che impiega il governo brasiliano. «Siamo al fianco dei Munduruku e ci battiamo perché siano rispettati i loro diritti e perché il progetto della diga venga cancellato una volta per tutte – afferma Martina Borghi, della Campagna foreste di Greenpeace Italia – Non solo la diga cambierebbe per sempre la vita di questo popolo ma avrebbe anche un enorme impatto sulla incredibile biodiversità dell’Amazzonia». La diga di São Luiz do Tapajós, la prima delle 43 dighe previste sul fiume Tapajos, avrebbe un bacino di 729 chilometri quadri […]