Archivi Giornalieri: 12 Agosto 2016
Il 2 agosto 2016, con 181 voti favorevoli, 2 contrari e 16 astenuti, il Senato ha approvato la legge contro gli sprechi alimentari. l’Italia è il secondo Paese ad avere, dopo la Francia, una normativa dedicata a evitare le eccedenze alimentari. Molto meno coraggioso della Francia, che ha reso obbligatoria la donazione, imponendo tasse e penali ai grandi supermercati che depositano la merce nelle discariche o presso gli inceneritori. Il provvedimento italiano prevede incentivi, sgravi ed alleggerimenti burocratici, lasciando la facoltà di scegliere alla Grande distribuzione organizzata (Gdo). In poche parole, i supermercati e la Gdo italiani doneranno solo qualora tale scelta sarà più conveniente economicamente rispetto al macero della merce invenduta. Sicuramente è meglio che niente. Sicuramente però, non risolverà il problema alla radice. 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate ogni anno nel mondo. Circa la metà della frutta raccolta viene buttata prima di raggiungere il supermercato perché non risponde ai criteri di vendita imposti dall’Unione Europea (misure, dimensioni). Tanta frutta resta nel campo. Se il prezzo cala, se non conviene, non la si raccoglie. L’industria alimentare su larga scala e la Grande distribuzione organizzata sprecano e schiacciano sotto i loro ingranaggi tonnellate di cibo ancora buono da mangiare. Ristoranti, mense, bar e famiglie, fanno la loro parte. Il benessere e l’abbondanza di cibo inducono a gettarlo, senza riguardo. Un tempo, quando le nonne facevano il pane in casa, quando il cibo era ancora legato alla terra e a chi lo aveva prodotto, nemmeno una briciola andava gettata. I bambini sapevano fare la “scarpetta”, leccare il piatto, e se qualcosa si gettava era alle galline. Ora il cibo è slegato dalla terra, non c’è amore né odore di terra, nel suo sapore industriale. Il cibo è spazzatura e viene trattato come tale. Ci si ingozza e una volta sazi lo si butta. […]
Gianfranco Pasquino Nella spasmodica ricerca di argomenti che giustifichino l’approvazione referendaria delle loro riforme, brutte e di bassissimo profilo, i renziani e i loro molti cortigiani ne dicono di tutti i colori. Il «meglio che niente» è molto frequente, ma diventato logoro assai. Il «non si poteva fare diversamente» entra in concorrenza per la motivazione più banale. Eccome si poteva fare diversamente tanto è vero che nessuno dei testi poi faticosamente approvati era entrato in Parlamento nella identica stesura con la quale ne è uscito. Per di più, è già in corso anche una surreale discussione sul cambiamento della legge elettorale in attesa della valutazione della Corte costituzionale che potrebbe servire proprio a salvare la faccia formulando qualche riformetta della riformetta. Infine, dopo mesi nei quali il capo del governo e il suo ministro per le Riforme hanno fatto ampio ricorso a tutte le strumentazioni plebiscitarie possibili (rivendico il merito di avere per primo accusato Renzi di “plebiscitarismo”), adesso è arrivato il contrordine. «Renziani di tutte le ore non si tratta di votare pro o contro il governo, ma sul merito delle riforme». Che Renzi avesse ecceduto se n’era accorto, un po’ tardivamente, persino il Senatore Presidente Emerito Giorgio Napolitano che, sommessamente, gli ha suggerito di non personalizzare troppo la campagna elettorale. Purtroppo per Renzi, la personalizzazione è nelle sue corde. Non riuscirà a rinunciarvi e ci ricadrà quasi sicuramente quando i sondaggi annunceranno tempesta. Per di più, lo spingere il più in là possibile la data dello svolgimento del referendum moltiplicherà le occasioni di personalizzazione. Nel frattempo, qualche renziano sta cercando di delegittimare lo schieramento del NO facendo notare quanto composito esso sia e, dunque, incapace di prospettare un’alternativa di governo, al suo governo. Anche se, sconfitto, Renzi non si dimettesse, una minaccia piuttosto che una promessa, creando […]
Il Tar boccia, per i tanti motivi che i lettori del manifesto ben conoscono, il progetto dell’aeroporto intercontinentale fiorentino tanto caro alla premiata ditta Renzi&Carrai? Poco male: “Tanto a decidere sarà il ministero”. Questa chiave di lettura, esternata da Toscana Aeroporti, rende bene l’idea di quanto per i padroni del vapore sia seducente l’idea dell’accentramento dei poteri a livello centrale, messo nero su bianco nella riforma costituzionale su cui a novembre si terrà il referendum. All’indomani della decisione dei giudici amministrativi, la riprova arriva con le parole del viceministro Riccardo Nencini: “Ho sentito il ministro Galletti, la sentenza del Tar non incide sul procedimento di valutazione di impatto ambientale in corso al ministero dell’Ambiente”. A fare eco a Nencini ecco Dario Nardella: “Il piano bocciato dal Tar è stato superato: c’è un nuovo piano approvato dall’Enac. Quindi resta valido il percorso avviato con la valutazione di impatto ambientale che attendiamo dal ministero dell’ambiente, e la successiva conferenza dei servizi del ministero dei trasporti: il piano dell’aeroporto, sul quale il Tar non è intervenuto, va avanti”. Insomma per Nardella, Nencini, e Toscana Aeroporti, decidono solo i ministeri. Intanto però Guido Giovannelli, avvocato dei comitati no aeroporto, Medicina democratica e Ordine degli architetti di Prato, che hanno fatto ricorso contro la variante al Pit (Piano regionale integrato del territorio) che ha inserito la pista di 2.400 metri parallela all’autostrada A11, ha già inviato una diffida al ministero dell’ambiente: “Non può procedersi a Via – spiega Giovannelli – in quanto la Vas, la valutazione ambientale strategica che ne costituiva il presupposto normativo a livello regionale, è stata annullata dalla sentenza. Dunque la Via ministeriale, a queste condizioni, potrebbe essere solo negativa, venendo meno i suoi stessi presupposti, o sospesa, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato sulla vicenda”. A seguire, proprio […]