Cinque Terre, il presidente fantasma

 

Il fenomeno dell’ammasso dei turisti nelle stazioni delle Cinque Terre

Da quasi due anni il Parco delle Cinque Terre è senza un presidente.

La giornalista Rai Donatella Bianchi, che è stata indicata dal Ministero dell’Ambiente e ha avuto il gradimento della Regione, non è stata ancora incaricata formalmente con un decreto ministeriale e oggi non ha quindi nessun potere e tanto meno può convocare consigli, sollecitare interventi, firmare atti.

Non solo.

Il parco nazionale non ha neppure un vicepresidente visto che, da quando non è più sindaco di Vernazza, Vincenzo Resasco non ricopre più incarichi neppure nel Parco.

E sulla nomina di un nuovo vice, ruolo che per logica dovrebbe spettare a Fabrizia Pecunia, sindaca di Riomaggiore, si è scatenata una bagarre politica con il Comune di Spezia, in mano al centro destra, che fa ostruzionismo per collocare in quella casella un esponente più vicino alla Regione e al suo presidente Giovanni Toti.

Non è una situazione da prendere alla leggera, specie se si considera che le Cinque Terre ormai da mesi si trovano a dover affrontare e tentare di risolvere alcuni temi turistico-ambientali decisivi per capire quale sarà il futuro di questo paradiso naturalistico.

Il bivio è scosceso come le scogliere a picco sul mare: da un lato la volontà di frenare l’assalto breve, violento e ripetuto delle masse di turisti, specie dei crocieristi, dall’altro un’apertura pressoché totale a questo tipo di economia seppur con qualche aggiustamento di tipo organizzativo.
In tutto questo intrecciarsi di questioni vitali, il Parco è di fatto un fantasma.

Bene lo sanno gli attivisti dei Vas, Verdi Ambiente e Società, l’associazione che di recente ha aperto una sua sezione alle Cinque Terre.

Attraverso l’avvocato Daniele Granara che della onlus è uno dei fondatori, i Vas avevano presentato un ricorso al Tar con cui chiedevano che il Ministero venisse finalmente costretto a nominare un presidente (il precedente Vittorio Alessandro era scaduto nell’ottobre del 2017).

Il Tar ha però ritenuto l’associazione priva della cosiddetta legittimazione ad agire.

Una sentenza contro la quale l’avvocato Granara ha subito presentate ricorso al Consiglio di Stato sottolineando come le associazioni ambientaliste da decenni in Italia svolgano un ruolo di tutela per beni, e patrimonio culturale e naturalistico, nell’interesse della comunità.

Inoltre, nel ricorso si sottolinea la necessità che la scelta del presidente avvenga in tempi rapidi per garantire la tutela di uno dei luoghi più preziosi ma anche sensibili d’Italia, nonché dell’obbligo di legge secondo cui il prescelto debba avere una specifica competenza.

Seppur il Parco sia nazionale, i Vas temono che il protrarsi della vacatio permetta alla Regione Liguria di allargare anche su questo territorio la sua influenza.

E in tema di parchi si sa come gli ambientalisti giudichino la giunta Toti e la sua filosofia sui tagli.

D’altra parte lo stesso Governo ha di recente impugnato davanti alla Corte Costituzionale proprio la legge ligure sui parchi.

E l’obiettivo di un vicepresidente gradito a Toti e all’assessore Giacomo Giampedrone, sarebbe all’origine della tattica attendista del Comune di Spezia che poche settimane fa ha fatto mancare il numero legale in una riunione del Consiglio del Parco per l’elezione del vicepresidente.

Per anzianità e rotazione, l’incarico dovrebbe, infatti, andare alla sindaca di Riomaggiore, ma Spezia ha voluto rinviare a metà luglio, quando il Consiglio sarà integrato dalla nomina dei sindaci di Monterosso (Emanuele Moggia) e Vernazza (Francesco Villa) appena eletti, e con il voto dei quali si conta di eleggere un altro vicepresidente, forse proprio uno dei due.

 

(Articolo di Marco Preve, pubblicato con questo titolo il 4 luglio 2019 su sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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