Riduzione progressiva dei sussidi ambientalmente dannosi per raggiungere gli obiettivi del Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria. Rientra così il taglio ai sussidi fossili nell’ultima versione della bozza del decreto Clima che l’ANSA è in grado di anticipare. La riduzione è stabilita in Legge di Bilancio; gli importi sono destinati per il 50% a un Fondo del ministero dell’Economia per interventi in materia ambientale e sostegno alla transizione ecologica delle imprese. 35% Fondo sviluppo e coesione a ambiente Al Programma di contrasto ai cambiamenti climatici e alle misure di promozione ambientale, con delibera del Cipe, sono “destinate almeno il 35% delle risorse disponibili del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo di programmazione 2021-2027“. Inoltre il Cipe “promuove l’armonizzazione della programmazione economica nazionale con le misure previste dal Programma strategico“. legge ad hoc ogni due anni “Le politiche nazionali sono volte a perseguire entro il 2030 gli obiettivi stabiliti dal Piano nazionale integrato energia e clima 2021-2030” per la “produzione di energia da fonti rinnovabili, l’efficienza energetica, nonché la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra“. Così entra nel testo dell’ultima versione della bozza del decreto Clima – che l’ANSA è in grado di anticipare – in cui si contempla una “legge per il Clima“. A presentarla alle Camere, “ogni due anni“, sarà il governo, “su proposta del ministro dell’Ambiente e del ministro dello Sviluppo economico“. Il ddl nello specifico riguarderà il miglioramento della qualità dell’aria. Più fondi per rottamazione,anche Euro 3 Per la eco-rottamazione viene istituito un fondo ‘Programma sperimentale buono mobilità’ da 255 milioni: 5 milioni subito per il 2019, e 125 milioni sia per il 2020 che per il 2021. Così l’ultima versione della bozza del decreto Clima. Aumentano le risorse messe a […]
Archivi Giornalieri: 7 Ottobre 2019
ROMA – Un fantoccio che rappresenta la nota attivista Greta Thunberg è stato stamattina appeso con una corda sotto al ponte in via Isacco Newton, a Roma. Alla sagoma, con treccine e mantellina anti-pioggia, era attaccato un cartello con su scritto: “Greta is your God“. Sul posto la polizia. “Vergognoso il manichino di @GretaThunberg ritrovato appeso a un ponte nella nostra città. A lei e alla sua famiglia la mia solidarietà e quella di tutta @Roma. Il nostro impegno sul clima non si ferma“, scrive su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi postando l’immagine del manichino con le trecce appeso da un ponte. Minacce aggravate. E’ il reato per cui indaga la Procura di Roma in relazione al fantoccio impiccato con le fattezze dell’attivista Greta Thunberg appeso questa mattina sotto ad un cavalcavia nella zona di via Isacco Newton. Il procedimento, al momento contro ignoti, è coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale che attende una informativa della polizia. “Contro Greta Thunberg anche violenza macabra! Condanniamo con forza questo gesto di chi non rispetta le idee quando non le condivide“. Lo scrive il segretario del Pd Nicola Zingaretti, commentando la notizia che il fantoccio della giovane attivista svedese sia stato appeso sotto un ponte a Roma. (ANSA del 7 ottobre 2019, ore 12:52)
ROMA – Comincia lunedì 7 a Roma, con una “occupazione” di piazza Montecitorio alle 14, la settimana italiana di proteste di Extinction Rebellion (XR), il movimento internazionale per l’ecologia e il clima, che ad aprile aveva bloccato Londra con occupazioni di strade e metro. Dal 7 al 13 ottobre gli attivisti del movimento hanno indetto una settimana di mobilitazione internazionale, con iniziative in 60 città del mondo, soprattutto europee. In Italia le proteste saranno a Roma. Il cuore del movimento è il centro sociale Brancaleone, a Montesacro. Sulla pagina Facebook di Extinction Rebellion Italia è pubblicato il programma ufficiale della settimana, ma è prevedibile che ci saranno azioni non annunciate. Oggi alle 14 in piazza Montecitorio è annunciata anche la presenza di padre Alex Zanotelli. Parleranno gli attivisti, chiedendo che il parlamento dichiari lo stato di emergenza ambientale e climatica, e ci sarà un’azione dimostrativa. Da domani, 8 ottobre, partirà uno sciopero per la fame per l’ambiente e il clima di una decina di persone. Al Brancaleone tutti i giorni sono previsti dalle 14 alle 20 dibattiti pubblici con ricercatori sui temi ecologici e workshop. Sabato 11 è prevista una Critical Mass, cioè un corteo in bicicletta. Le richieste di XR sono tre: dichiarazione immediata dello stato di emergenza ambientale e climatica, azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2025, assemblee di cittadini con potere deliberativo. Gli attivisti di Extinction Rebellion sono stati definiti i “fratelli arrabbiati” dei ragazzi di Fridays For Future, il movimento di Greta Thunberg. Hanno qualche anno di più dei giovani di FFF (coi quali hanno un buon rapporto) e vengono dall’attivismo ambientalista e sociale. Sostengono la lotta non violenta, la fiducia nella scienza e la disobbedienza civile. XR è nato in Inghilterra nel novembre del 2018, dal movimento Rising Up!. Si è fatto […]
Estrazione, produzione, consumo, smaltimento. L’economia lineare funziona così: alla fine del ciclo, il prodotto diventa rifiuto. Oggi invece, guardando al futuro, si parla di economia circolare: l’ha nominata il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante il suo discorso al Parlamento per chiedere la fiducia, è citata nel programma del nuovo governo giallorosso. ” È necessario promuovere lo sviluppo tecnologico e le ricerche più innovative in modo da rendere quanto più efficace la ‘transizione ecologica‘ e indirizzare l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare, che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto“, si legge al punto numero 7 del testo stilato da Pd e M5s. Alla base dell’economia circolare c’è proprio questo concetto, che ribalta la concezione del modello lineare: l’obiettivo è creare un sistema in cui tutte le attività del ciclo produttivo siano organizzate per far sì che i rifiuti diventino nuove risorse. La circolarità di un sistema economico si misura quindi nella capacità di utilizzare materiali in più cicli produttivi, per ridurre al minimo gli sprechi, e più essere applicata a tutti i settori dell’economia di un Paese. L’Italia ha già oggi uno dei punti di forza nella circolarità, frutto di “una lunga tradizione come approccio e modo di fare impresa che si sposa con i principi dell’economia circolare”, spiega Roberto Morabito, direttore del Dipartimento sostenibilità di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). L’Agenzia coordina la Piattaforma italiana per l’economia circolare (Icesp) nell’ambito del pacchetto di misure introdotte dall’Unione europea nel 2015. E ha collaborato alla stesura del rapporto del Circular economy network sull’economia circolare in Italia del 2019, il primo che ha tentato di “misurare” la circolarità. L’Italia viene collocata al primo posto tra le 5 grandi economie europee, davanti a Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Anche se non mancano le criticità. Soprattutto, spiega Morabito, per quanto riguarda gli investimenti, pubblici e privati: “Serve una governance in grado di mantenere questo vantaggio di competitività italiano”, avverte. La valutazione del Cen si basa […]
Terna ci riprova in Sicilia. Il 18 settembre a Palazzo d’Orleans, a Palermo, è stato messo nero su bianco. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, l’amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo e l’amministratore delegato del gestore della rete elettrica, Luigi Ferraris, hanno firmato un Accordo di programma per interventi per la sicurezza del sistema elettrico e lo sviluppo del territorio regionale. Un investimento di 600 milioni da euro, con l’obiettivo di “di realizzare progetti di sostenibilità ambientale e territoriale in tema di energia, in stretta collaborazione anche con le amministrazioni locali e con il coinvolgimento della popolazione”. Tra i progetti, l’elettrodotto a 380 kW che collegherà la stazione elettrica di Chiaramonte Gulfi a quella di Ciminna, “per migliorare la continuità della fornitura dell’energia elettrica nell’area centrale della Regione”. Un’infrastruttura interamente aerea, di una lunghezza complessiva di 172,6 km, dalla Stazione Elettrica di Chiaramonte Gulfi, nel ragusano, alla Stazione Elettrica di Ciminna, nel palermitano. Interessate anche le province di Enna, Caltanissetta, Agrigento e Catania, con il coinvolgimento di 23 Comuni. Previsti sostegni di altezze comprese tra i 60 e i 72 metri, ad una distanza di circa 400 metri. Il 1 dicembre 2018 Terna, che conta di investire quasi 250 milioni di euro, ha ripresentato al Mise il progetto. Che rispetto al precedente prevede varianti per circa 62 chilometri del tracciato. Già, perché l’opera è tutt’altro che una novità. È inclusa tra quelle previste nel Piano di sviluppo della rete elaborato da Terna per il 2011. Insomma se ne parla da otto anni. Tra avvisi pubblici, decreti del ministero dell’Ambiente e di quello dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, diverse richieste di integrazioni e contrastanti pronunciamenti dei giudici amministrativi. E proteste delle associazioni ambientaliste, preoccupate dall’impatto dell’elettrodotto sui territori attraversati. “L’intervento è finalizzato a creare migliori condizioni per il mercato elettrico e a migliorare la qualità e la continuità della fornitura dell’energia elettrica nell’area centrale della […]
Le nostre generazioni stanno vivendo negli anni delle mobilitazioni per il clima. È ancora più o meno vivido in noi il ricordo della protesta globale del 27 settembre dove migliaia di giovani hanno occupato le strade per protestare contro la mancanza di risposte politiche alla crisi climatica ed ambientale. Poche settimane dopo, dal prossimo lunedì per la precisione, il gruppo non violento di attivisti Extinction Rebellion darà inizio in moltissime città del mondo alla “Rebellion Week”, una serie di atti di disobbedienza civile per riportare alla nostra attenzione la crisi climatica ed ambientale. Diciamo la verità, queste non sembrano essere più vere e proprie notizie – breaking news – ed è in parte dovuto al fatto che le proteste per il clima sono così frequenti da rischiare di essere quasi normalizzate. Affinché la normalizzazione non si compia – poiché causerebbe una “depoliticizzazione” della lotta alle minacce climatiche – è necessario compiere un esercizio di riflessione critica che, però, non viene troppo spesso svolto. La maggior parte delle volte i media si accontentano di documentare il numero delle persone scese per strada oppure di annotare con cura e dovizia le reazioni – molto spesso triviali e vuote d’ogni contenuto – del mondo della politica. Eppure, come direbbe il celebre giornalista del The Guardian George Monbiot – recentemente apparso in un video con Greta Thunberg[1] – queste mobilitazioni hanno molto altro da offrirci. Esse, infatti, possono rappresentare vere e proprie narrazioni di un’alternativa[2] da opporre a quella narrazione dominante di un mondo sedotto da un sistema sociale ed economico che giustifica e finanzia l’estrazione insostenibile delle risorse naturali e l’utilizzo sconsiderato dei combustibili fossili. Tuttavia, si pone un problema che molto spesso attira l’attenzione di maggior parte dell’opinione pubblica. Ovvero, i Fridays for Future e molti altri gruppi meno conosciuti in Italia, come gli Extinction Rebellion, non offrono […]
La commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo ha esaminato Kadri Simson, la candidata dell’Estonia a ricoprire la carica di commissaria Ue all’energia e, a differenza dei candidati dell’Ungheria e della Romania, la 42enne ex ministro degli affari economici e delle infrastrutture del partito liberal-centrista Eesti Keskerakond sembra aver superato l’esame. La Simson a detto che «l’energia dovrà svolgere un ruolo centrale nell’ European Green Deal» che sarà presentato nei 100 giorni successivi all’insediamento della nuova Commissione Ue. E si è impegnata a «rivedere la legislazione europea in campo energetico, con l’obiettivo di rendere l’Ue climate neutral entro il 2050», mentre «entro il 2021, l’Ue dovrebbe rivedere i suoi obiettivi di riduzione per il 2030 al fine di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 50%, e possibilmente del 55%. Questo è possibile restando competitivi a livello mondiale». Si tratta di obiettivi molto più ambiziosi di quelli italiani (-33%) e il nostro governo dovrà lavorare alacremente nelle prossime settimane e anni per adeguarli alla nuova politica energetica che si profila in Europa, se non vorrà rimanere tra chi parla bene di Green Deal e razzola malissimo nei piani ufficiali. Gli eurodeputati hanno rivolto alla commissaria designata diverse domande sul modo in cui pensa di finanziare la riforma del pacchetto energetico europeo e di rispettare gli obiettivi climatici dell’Ue e la Simson ha risposto: «Attraverso il bilancio Ue e facendo della Banca europea di investimento una banca climatica». Gli europarlamentari hanno ricordato l’importanza del Transition Fund per aiutare equamente le regioni più dipendenti dalla produzione di carbone – come la Polonia – ad assicurare una transizione verso le energie rinnovabili e hanno sottolineato che «questa transizione deve garantire un’energia abbordabile per tutti i consumatori». Gli eurodeputati hanno anche chiesto alla commissaria designata se sostiene l’aumento degli obiettivi Ue […]
È arrivato ieri a prima firma di Vilma Moronese (M5S), presidente della commissione Ambiente in Senato, il nuovo emendamento sull’End of waste che punta a sciogliere il nodo che da febbraio 2018 sta bloccando l’economia circolare italiana: quello sulla normativa relativa alla cessazione di qualifica del rifiuto, che permette – al termine di un adeguato processo di recupero – di far tornare i materiali sul mercato come materie prime. Inizialmente atteso all’interno del decreto Clima, l’emendamento fa invece il suo ingresso in quello sulle Crisi aziendali, e secondo il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut (Pd) «sblocca un settore fondamentale dell’economia circolare, dando certezza alle imprese, autonomia alle regioni in un quadro di equilibrio nazionale e di controlli adeguati». L’emendamento prevede che le Regioni possano rilasciare o rinnovare le autorizzazioni End of waste “caso per caso”, venendo incontro alla richiesta avanzata sia dalle associazioni ambientaliste sia dalle imprese di settore (e prevista dalla direttiva Ue in materia che l’Italia è chiamata a recepire), ma nell’ambito di un contesto normativo tanto farraginoso che non rassicura per niente le imprese di settore. Per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che si disse «contento» anche per l’emendamento sull’End of waste introdotto pochi mesi fa da Lega e M5S nel decreto Sblocca cantieri e poi rivelatosi del tutto inadeguato tanto da avviare da subito la ricerca di una nuova via d’uscita, anche stavolta «l’intesa raggiunta dalla maggioranza parlamentare che sostiene il governo sulla norma End of waste è una notizia bellissima, che un’intera filiera di aziende italiane leader nella tecnologia green stava aspettando da troppo tempo». Il primo rappresentante di questa filiera, ovvero il presidente di Fise Unicircular Andrea Fluttero, si dichiara però di tutt’altro avviso: «La soluzione semplice ed efficace di rifarsi all’art. 6 della Direttiva europea sull’economia circolare era stata proposta all’unisono dal mondo delle imprese e dalle associazioni ambientaliste. La politica ha […]