Ambiente, Greenpeace rintraccia in Polonia 45 tonnellate di rifiuti italiani

 

ROMA – Quarantacinque tonnellate di plastica italiana alle spalle di un distributore di benzina dismesso.

Nell’area di Gliwice, sud della Polonia. Le ha trovate Greepeace Italia, che all’inizio di settembre aveva già individuato un sito illegale di stoccaggio nella provincia di Smirne, in Turchia.

La questione seria è che le ultime cento balle ammassate a Gliwice, di cui appunto almeno cinquanta di provenienza italiana, sono rifiuti riciclabili con ogni probabilità prodotti nel nostro Paese.   
La squadra investigativa di Greenpeace è salita a Gliwice e ha documentato la presenza di etichette “di noti prodotti italiani” passati, come rifiuto, dall’impianto italiano della ditta Di Gennaro spa, centro di selezione con sede a Marcianise, area industriale del Casertano, che opera anche per Corepla, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo.

Quello che abbiamo documentato in Polonia è inaccettabile e vanifica gli sforzi quotidiani di migliaia di cittadini nel separare e differenziare correttamente i rifiuti in plastica“, dice Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Questo caso conferma che il sistema non riesce a gestire in modo appropriato l’enorme quantità di rifiuti in plastica.

Riciclare non è la soluzione, è necessario ridurre subito la produzione a partire dalla frazione di difficile riciclo, l’usa e getta“.

La spedizione effettuata dall’azienda Di Gennaro, tramite l’intermediario Agf Umbria, da sedici mesi è al centro di un contenzioso tra Polonia e Italia.

A giugno 2018 l’Ispettorato generale per la protezione ambientale polacco (Gios), in un dossier che ha condiviso con la stessa associazione ambientalista, ha contestato alcune anomalie nella spedizione: lo scarico dei rifiuti in un sito diverso da quello indicato nei documenti, per esempio, e un’errata attribuzione del Codice europeo del rifiuto (Cer).

Le autorità polacche hanno definito il trasporto di rifiuti “illegale“.

Nel luglio e nel novembre 2018 l’ente polacco ha inviato due lettere alla Regione Campania.

Per l’Uod, Autorizzazioni ambientali e rifiuti di Napoli, tuttavia, “le balle ritrovate sono state recuperate secondo la legge“.

Dello stesso avviso, spiega Greenpeace, sono le aziende Agf Umbria e appunto Di Gennaro.

Sulla carta è previsto che chi produce un rifiuto debba anche avere comunicazione su come sia stato smaltito.

Questo avviene affidandosi ai documenti, ma un controllo di tutte queste fasi non sempre c’è“, ha commentato Roberto Pennisi, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 16 ottobre 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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